Qualche tempo fa ero in giro per i negozi di un centro commerciale alla ricerca di qualcosa che mi colpisse. Ovviamente non trovai niente, l’unico negozio che attirava la mia attenzione era la libreria.
All’ingresso c’erano le ultime uscite e i volumi più venduti, ma non li guardai. Non mi interessavano in quel momento. Non avevo un titolo preciso, non cercavo un libro in particolare, avevo solo voglia di frugare tra gli scaffali e magari trovare un libro ignorato, dimenticato, il cui titolo rievoca antiche biblioteche che odorano di polvere vecchia, che parlano di storie e di persone surreali.
Volevo che accadesse come per Bouvard e Pecuchet di Flaubert, che trovai per caso in una libreria affollata di copertine luccicanti di novità. Quando lo vidi, di taglio orizzontale su altri libri dello stesso autore, mi diede l’impressione della solitudine, della dimenticanza, ma allo stesso tempo mi sussurrava la richiesta di essere portato via. Così lo acquistai.
Anche quel giorno andavo alla ricerca di una esperienza simile, ma non accadde. Decisi così di uscire dalla libreria sconfitta. Mentre mi dirigevo verso l’uscita ho buttato un ultimo sguardo tra gli scaffali in prossimità dell’uscita e lo vedo…non parlo della sensazione di cui vi ho parlato prima, ma di una sorpresa: Numero zero, l’ultimo libro di Umberto Eco (Bompiani ed.). La meraviglia non è tanto per il romanzo, ma per il fatto che non sapessi del nuovo libro. Sfogliandolo, leggo che era uscito praticamente nove mesi prima… Dov’ero stata in questo tempo? Questo mi ha fatto capire che da molto tempo mi dedico ad altro e che questo altro non ha niente a che fare con me, con i miei interessi.
Da allora ho capito di dover cambiare atteggiamento… ma che fatica! Tuttavia non comprai il libro, lo feci un mesetto dopo.
Umberto Eco è sempre stato uno dei miei autori preferiti e Numero Zero l’ho letto praticamente in un solo giorno. Protagonisti della storia sono un giornalista, o presunto tale, che viene ingaggiato come ghost writer per un giornale che mai uscirà. Il resto della redazione è fatto di persone inconsapevoli di lavorare per qualcosa che non vedrà mai la luce. Ambiguo il ruolo del direttore, anche se il suo personaggio è molto ben costruito e funzionale allo scopo dell’autore… certo parliamo di Umberto Eco. Pare che il romanzo non abbia ricevuto un grande favore di pubblico nonostante il giallo, il complotto e la storia d’amore. Forse il tema è un po’ scomodo perché dimostra come l’informazione e l’editoria nella maggioranza dei casi sia asservita e deviata. La lettura di questo romanzo corre veloce e trovo sia una bella lezione di etica giornalistica.