
Amico caro,
non ti ho mai scritto e non lo farò nemmeno ora. Non ha senso scrivere a chi non vuole ascoltare, a chi non è disposto ad andare oltre se stesso, a mettere in gioco la propria esistenza, a smontare le proprie convinzioni. È comodo cullarsi nei sentimenti e nelle situazioni senza affrontarle veramente. Quando sei caduto, ho raccolto in silenzio i pezzi della tua fragile anima. Ho trascorso le giornate a forzare il mio cuore, a nascondere le mie insicurezze, le mie paure, il mio disagio. L’ho fatto per te, perché desideravo donare a te e solo a te quel pizzico di forza che ancora possedevo, ne avevi bisogno tu in quel momento, ti ha fatto bene. Dovevi solo sentirti amato, apprezzato, incoraggiato. Per questo ti ho stretto a me, ho pianto per te, ti ho voluto bene. Ho rimesso insieme i tuoi pezzi e te li ho restituiti, ma uno lo terrò per me, per quando ne avrò bisogno io, per non sentirmi sola, perché in quel piccolo tassello alberga ancora il ricordo di ciò che ero e di ciò che potevo essere. Se lo dovessi dimenticare, se dovessi perdermi del tutto, mi aiuterà forse a ritrovare qualcosa di me stessa. Vorrei tanto incontrare una persona come me, che in silenzio ascolti il mio silenzio e lo riempia col silenzio stesso, che soffochi ogni rivolta, che mi dica dove andare, che ricostruisca i miei frammenti senza che io debba elemosinarlo. Vorrei essere felice, ma vorrei che lo fossi anche tu. Non è facile esserlo e ancora non ho incontrato una sola persona che lo sia veramente. Per esserlo forse bisogna convincersi che è necessario vivere la vita fino in fondo, non celebrare i successi, ma gli insuccessi perché dicono essere gli unici a farci uomini. Imparare a curare le passioni, a sentire le emozioni, a godere di ogni piacere dovrebbe essere motivo di felicità… e se tutto questo non c’è nelle nostre vite, come si fa? Forse la felicità è la più grande utopia che l’uomo possa avere. Vorrei che in ognuno fosse presente una sorta di interruttore da schiacciare non appena qualcosa comprime il cuore… Lo so cosa stai pensando, “devi essere tu a girare quell’interruttore, devi essere tu a dover dare una svolta alla tua vita!”… è facile e scontata una frase del genere. Va bene per te che prendi il capriccio del momento e te ne fai una malattia, va bene per te che ti nascondi dietro sciocchi malesseri. Non lasciare che il dolore, se di vero dolore si tratta, cancelli il tuo sorriso. Un tuo sorriso mancato è una opportunità sprecata, una speranza svanita; un tuo sguardo rivolto può salvare un’altra persona. Non sperperare la tua vita, non abusare di quella degli altri, usandola a tuo piacimento, secondo la passione del momento. Forse non sei in grado di insegnarmi proprio niente. Ho creduto scioccamente che tu potessi dare tanto e invece non sai e non vuoi andare oltre la tua ombra, oltre quello che credi di essere, oltre quell’immagine che ti sei costruito. Vieni e mostrami chi sei, fammi vedere come si realizzano i sogni, come è possibile essere felici, come ognuno può essere felice… ma è inutile che io ne parli con te! Non voglio più perdere tempo. Con questo non voglio tirarmi indietro, non voglio riprendermi ciò che ho dato, ma voglio che tu esca allo scoperto. Non accontentarti, non fermarti sulla soglia a guardare quando hai la possibilità di arrivare dove vuoi. Non ti lasciar cadere nel vuoto, ma dispiega le tue ali prima che esse si chiudano del tutto. Non fare come me, non arrenderti, manda via tutto quello che non ti piace, abbandona la vita mediocre che per comodità ti sei costruito, lasciala a chi mediocre lo è per nascita, lasciala a chi ipocrita lo è per interesse, lasciala a chi meschino lo è per scelta. Non aspettare che gli altri ti vengano incontro… sorpassali con sicurezza, lasciateli alle spalle, non hai bisogno di nessuno, se non di te stesso. Vai per la tua strada da solo, perché sempre da soli si vive la vita.
Ti abbraccio come sempre, forte.
L’ha ribloggato su viasmarrita.
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