La Cantata dei Pastori, una storia antica

Non c’è Natale a Napoli senza La Cantata dei Pastori!

A Dirlo è Peppe Barra, il maggiore rappresentante oggi del teatro e della cultura popolare napoletana. La Cantata dei Pastori è una delle più sentite manifestazioni napoletane collegate al Natale. Si tratta di una sacra rappresentazione che ritualmente, e da secoli, viene eseguita a Napoli dal 24 dicembre al 6 gennaio nei teatri cittadini. Andare a vedere la Cantata rappresenta un appuntamento imperdibile per il popolo napoletano e non solo.

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Scena finale de La Cantata dei Pastori

La Cantata è un vero e proprio rito secolare, una Messa extra-liturgica, che affonda le sue radici nell’immaginario barocco, misterioso forziere-groviglio di miti, di splendori, di fantasmi, ricorrenti ciclicamente in un presente metastorico, in cui convivevano le rassicuranti parole del passato e quelle contaminate dalle ansie di un presente precario e angoscioso. (Roberto De Simone)

Per esorcizzare un presente precario e affrontare un futuro nebuloso, ecco che arrivano puntuali i personaggi della Cantata, le cui storie si confondono e si intrecciano con quelle della Divina Famiglia, che compie il proprio viaggio verso Betlemme. La Cantata è la rappresentazione della miseria, dell’arte di arrangiarsi e adattarsi di un popolo fatto di bottegai, guantai, vinai, pescatori… che nelle peggiori difficoltà trova la speranza in un Bambino che viene.

La Cantata nasce verso la fine del 1600. A scriverla fu l’abate Andrea Perrucci (1651-1706) che la pubblicò nel 1698 sotto lo pseudonimo di Ruggiero Casimiro Ugone e con il titolo Il Vero Lume tra l’Ombre, ossia La Spelonca Arricchita per la Nascita del Verbo Umanato.

La produzione teatrale sacra del ‘600 fu abbondante e influenzata in maniera pesante dal rigore religioso instaurato con la controriforma e la Cantata si inserisce perfettamente in questo contesto storico. A scrivere questi testi di solito erano ecclesiastici appartenenti alla Compagnia di Gesù, che con un linguaggio dotto e arcaico davano vita a spettacoli lunghi e accessibili a pochi.

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Peppe Barra nel ruolo di Razzullo

L’introduzione nella Cantata del personaggio di Razzullo, lo scrivano inviato a Betlemme per il censimento, fa acquistare all’opera una nuova vitalità. Il popolo ne è entusiasta a tal punto da appropriarsi della rappresentazione e attivando una serie di modifiche che arriveranno quasi ad osteggiare i personaggi sacri. Verso la fine del ‘700 viene introdotta la figura di Sarchiapone, un personaggio tutto napoletano, gobbo, cattivo e folle.

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Sarchiapone e Razzullo

Le messe in scena vanno avanti nel tempo, nonostante la degenerazione dei personaggi e della vicenda avessero trasformato il nucleo originale dell’opera scritta dal Perrucci. Si arriva al 1889, anno in cui le autorità decidono di interrompere la rappresentazione che per la volgarità dei contenuti non ha più nulla di sacro. Benedetto Croce a tal proposito dirà che l’opera ormai è perduta e non sarà mai più messa in scena.

Come ben sappiamo, le cose sono andate diversamente. La Cantata continua a vivere e con grande successo di pubblico. È con Roberto De Simone, con la Nuova Compagnia di Canto Popolare, con Peppe Barra e grandi interpreti del passato come Concetta Barra, che oggi possiamo riscoprire e rivivere una delle storie più belle del teatro napoletano.

La ricomposizione del testo è una operazione fondamentale, non solo per rendere l’opera accessibile, ma anche per esprimere in pieno la fisionomia di una rappresentazione che si adatta ai luoghi e ai tempi. Il cuore della vicenda è sempre lo stesso: Maria e Giuseppe, protetti dall’arcangelo Gabriele, si recano a Betlemme per il Censimento. Sulla via dovranno superare gli attacchi del diavoli che ostacolano la nascita del Bambino Gesù.

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Scena della tempesta ne La Cantata dei Pastori

La vicenda dei personaggi sacri si incrocia con quella dei personaggi popolari: Sarchiapone, il cacciatore Cidonio, il pescatore Ruscellio, i pastori Benino e Armenzio e ovviamente Razzullo, lo scrivano sempre affamato su cui ruota l’intera vicenda. La rappresentazione si chiude con l’adorazione del Bambino presso la Grotta, segno di speranza e di salvezza.

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Razzullo con Il Cacciatore e il Pescatore in una scena de La Cantata dei Pastori

La Cantata dei Pastori è un’opera dal grande valore simbolico, solo vivendola in un teatro dal vivo è possibile sentirne la potenza catartica. Assistere alla Sacra Rappresentazione è come compiere un rito dal sapore ancestrale, in cui è possibile riscoprire e scoprire la propria identità: senza il passato, senza ciò che siamo stati non è possibile vivere il futuro.

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