#INVIAGGIOCONUNLIBRO | Il mercante di Venezia di Shakespeare

La tappa di giugno di #inviaggioconunlibro prevedeva la lettura di un’opera teatrale inglese ed io ho letto Il mercante di Venezia di William Shakespeare.

Il mercante di Venezia è un’opera in cinque atti che fu composta, probabilmente, tra il 1596 e il 1598. Non è certa la datazione, ma alcuni riferimenti interni al testo, come la citazione della nave St. Andrew, che fu catturata dagli inglesi a Cadice nel 1596, permettono di individuare una forbice temporale in cui ascrivere la stesura del testo, che comunque non va oltre il 22 luglio 1598, data in cui fu registrata da James Roberts nel Register of the Stationers Company un’opera dal titolo The Merchant of Venice.

Come abbiamo detto, l’opera è suddivisa in cinque atti e comprende due trame che si incrociano. Da un lato si sviluppa la vicenda complicata di Antonio, il quale per aiutare l’amico Bassanio, si ritrova a dover affrontare un processo per una cambiale non onorata all’ebreo Shylock, il quale pretende per odio e invidia, di tagliare dal petto di Antonio una libbra di carne. Dall’altro lato, invece, si sviluppa la vicenda che vede la bella Porzia costretta a fronteggiare uno stuolo di pretendenti, ma uno soltanto è destinato a diventare suo marito e sarà colui che dei tre scrigni che gli si propongono, aprirà quello contenente l’immagine della donna.

Non è facile parlare di tutti gli aspetti essenziali di quest’opera, ma vorrei porre l’attenzione su due particolari. Il primo aspetto da notare riguarda una novità nel teatro e nell’opera shakespeariana. Mentre nel teatro inglese dell’epoca e nella commedia in particolare ad una vicenda principale se ne accostava un’altra secondaria, ora le due vicende sono entrambe principali e addirittura si intrecciano, risultando i personaggi coinvolti nella seconda fondamentali per la risoluzione del dramma.

Un altro aspetto interessante è legato al personaggio di Shylock, l’usuraio ebreo, che risulta essere l’emblema del negativo. Gli ebrei all’epoca non erano ben visti in Inghilterra e nel 1290 furono addirittura banditi dal paese tutti gli ebrei inglesi, che vi poterono ritornare solo nel 1656. L’ebreo quindi diviene un personaggio fisso su cui viene caricato ogni aspetto negativo e ad ispirare il personaggio di Shylock fu proprio un’ondata antisemita, che si diffuse in Inghilterra dopo la condanna a morte di Roderigo Lopez, ebreo portoghese convertito e medico personale di Elisabetta I, accusato di aver attentato alla vita della regina.

Questa vicenda ispirò l’opera di Marlowe (1589) L’Ebreo di Malta, che Shakespeare sicuramente conosceva. Anche se le due opere presentano differenze sostanziali, è innegabile che l’opera di Shakespeare si ponga su quella scia e che risenta di quella tendenza antisemita. C’è da aggiungere però che le recenti interpretazioni critiche leggono Shylock in positivo. Essendo l’opera una commedia in cui il tono usato, soprattutto nei confronti della giustizia, è abbastanza canzonatorio, non si esclude che il drammaturgo inglese abbia volutamente calcato la mano, creando, invece, un personaggio che in realtà suscita pietà e compassione. Questo sarebbe avvalorato dalla condizione sociale di Shylock e dalla battuta che pronuncia nelle prima scenda del terzo atto:

Egli m’ha vilipeso in tutti i modi, e una volta m’ha impedito di concludere un affare per un milione.
Ha goduto per le mie perdite e ha dileggiato i miei guadagni,
ha disprezzato la mia razza, ha intralciato i miei buoni affari,
ha allontanato da me i miei buoni amici e mi ha aizzato contro i nemici!
E tutto questo per quale ragione? Perché sono ebreo! E dunque?
Non ha forse occhi un ebreo? Non ha mani, organi, membra, sensi, affetti e passioni?
Non si nutre egli forse dello stesso cibo di cui si nutre un cristiano?
Non viene ferito forse dalle stesse armi?
Non è soggetto alle sue stesse malattie?
Non è curato e guarito dagli stessi rimedi?
E non è infine scaldato e raggelato dallo stesso inverno e dalla stessa estate che un cristiano?
Se ci pungete non versiamo sangue, forse?
E se ci fate il solletico non ci mettiamo forse a ridere?
Se ci avvelenate, non moriamo?
E se ci usate torto non cercheremo di rifarci con la vendetta?
Se siamo uguali a voi in tutto il resto, dovremo rassomigliarvi anche in questo.
Se un ebreo fa un torto a un cristiano, a che si riduce la mansuetudine di costui? Nella vendetta.
E se un cristiano fa un torto a un ebreo quale esempio di sopportazione gli offre il cristiano? La vendetta.
La stessa malvagità che voi ci insegnate sarà da me praticata,
e non sarà certo difficile che io riesca persino ad andare oltre l’insegnamento.

Insomma, si tratta di un personaggio molto complesso e che solo il genio di Shakespeare ha saputo concepire.

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