Professione reporter, una passione piena di avventura

La professione del reporter è sicuramente una delle più affascinanti, quella che ti permette di viaggiare, conoscere luoghi, usi e costumi, che ti mette in contatto con le personalità più importanti del mondo, che ti regala grandi soddisfazioni ed emozioni, ma che nasconde anche e non pochi pericoli.

A raccontarci la vita del reporter è Gianni Perrelli nel suo libro Professione reporter, edito Di Renzo editore. L’autore è uno dei maggiori reporter internazionali per la carta stampata e ha un curriculum invidiabile e in questo suo ultimo lavoro editoriale ci racconta la sua professione a partire dagli albori, con tutte le difficoltà e la classica gavetta.

Il libro nasce da una richiesta e non da una esigenza dell’autore, ma esso risulta appassionante ed entusiasmante per il lettore occasionale e per colui che invece vuole conoscere meglio i meccanismi dell’ambiente giornalistico.

Questo libro nasce dalla provocazione amichevole dell’editore incuriosito dal ristretto ambiente degli inviati internazionali della carta stampata.

A questa richiesta sono seguiti da parte dell’autore una serie di dubbi e paure. La paura, infatti, era proprio quella di

non riuscire a calibrare i toni, di prendersi troppo sul serio, di enfatizzare una attività che appartiene all’onesto artigiano e non al mito. Ma poi mi sono lasciato sedurre dall’idea che, dopotutto, anche questo era un viaggio. All’interno di meccanismi per me naturali, ma che al di fuori emanano evidentemente il fascino delle dimensioni insolite.

Perrelli ripercorre così i momenti salienti della sua professione che è arrivata quasi inconsapevolmente:

(Da giovane) avevo ancora le idee confuse sul futuro. Non ero del tutto convinto di voler fare il giornalista. Ignoravo anche di cosa esattamente si trattasse. Pensavo che il giornalista fosse un signore adibito soltanto a scrivere. (…) Avevo una concezione decisamente naïf della stampa scritta. Anche se di giornali facevo quotidiane scorpacciate.

Dai primi passi nel giornalismo sportivo, pagati appena, ne ha fatta di strada Perrelli, fino a diventare corrispondente da New York prima de L’Europeo e poi de L’Espresso. Ha ricoperto importanti ruoli e si è ritrovato a testimoniare attraverso le righe dei quotidiani avvenimenti salienti dai fronti caldi del pianeta. Detto così sembra che sia stata una passeggiata per Perrelli raggiungere certi traguardi, ma il lavoro di reporter non è proprio una scampagnata, ma la passione ha fatto il grosso del lavoro.

È evidente che per preferire la carriera di inviato a quella di dirigente si debba avere più un’indole da solista che da direttore d’orchestra. Accompagnata però da un grande spirito di adattamento e da una predisposizione naturale a non lasciarsi scoraggiare dalle difficoltà impreviste. È una vita fatta solo in superficie di cartoline esotiche, alberghi di lusso e viaggi in business class. Nella realtà, per quanto mondo uno possa aver girato e per quanti informatori sia riuscito a farsi amici, devi quotidianamente affrontare le insidie della solitudine, il muro di costumi e culture diverse, la differenza di gente così lontana da te che spesso non ama vedere esposti i suoi panni in piazza.

Molte volte la professione del reporter è vista come un privilegio, ma è veramente così? Gianni Perrelli, con la sua prosa asciutta, veloce e chiara ci dice che il suo è un lavoro difficile, che sì dà soddisfazioni, ma le soddisfazioni sono tutte guadagnate attraverso il pericolo e le privazioni.

Uno degli aspetti negativi della vita di inviato è che non puoi mai pianificare del tutto la tua vita privata. Se c’è un fatto grosso da coprire, puoi essere pregato di partire da un momento all’altro. Non ti salva a volte neanche il fatto di essere in ferie. A norma di contratto puoi essere richiamato. Ma sei tu stesso che rinunci alla vacanza. (…) Non tutti, a onor del vero, ti considerano un fortunato. Non so quanti farebbero veramente una vita del genere. Che è lastricata ovviamente anche di sacrifici e di rinunce, oltre che di emozioni e di privilegi. Diciamo che richiede una certa vocazione, una perpetua capacità di sorprendersi. Se ce l’hai senti meno la fatica e i disagi, e apprezzi in misura sicuramente esagerata le opportunità e i riconoscimenti.

È appassionante il racconto di Perrelli, interviste agli uomini più importanti del mondo nei momenti cruciali della storia mondiale, viaggi avventurosi e imprevisti, ma anche albe e tramonti, storie comuni e scenari esotici. Quello di Perrelli è un lavoro non facile, ma bello e fatto per chi ha una vera passione per la conoscenza e l’informazione, una informazione reale, non artefatta, in cui la notizia è stata vissuta sulla propria pelle e non per sentito dire. Perrelli è un giornalista vero, che non si adagia sugli allori, che non ricicla le notizie, ma che documenta, che scruta e cerca di capire per farci capire e il suo libro ce lo testimonia. Professione reporter è un gran bel libro, un racconto coinvolgente e che appassiona gli amanti del giornalismo e non solo.

L’AUTORE

Gianni Perrelli è un giornalista e scrittore italiano. Negli anni dell’università inizia la carriera giornalistica a Bari nelle redazioni de Il Tempo e della Gazzetta del Mezzogiorno. Trasferitosi a Roma, diventa professionista nel 1970 lavorando per l’agenzia di stampa Inter Press Service e occupandosi di politica, di cronaca e di spettacoli. Nel 1972 è assunto dal Corriere dello Sport e si specializza nel ciclismo e nel calcio. Nel ’76 è promosso inviato speciale. Nel 1977 il passaggio a L’Europeo, dove segue la politica nazionale e la cronaca. Nel 1980, all’inizio dell’era reaganiana, è nominato corrispondente dagli Stati Uniti.

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