Anatomia della gaffe | Manfridi svela i meccanismi delle nostre azioni più imbarazzanti

Chi non è mai stato autore di una gaffe e chi non ha mai subito in vita sua una gaffe? Difficile a dirsi, ma di sicuro io ne ho fatte tante e di alcune porto ancora quel disagio che ne consegue. Il fatto di non essere la sola a vivere la gaffe non mi fa star meglio, ma conoscere quelle di altri aiuta sicuramente a sopportarne la vergogna.

In questo mi è stato di molto aiuto il libro di Giuseppe Manfridi, Anatomia della gaffe edito La Lepre edizioni, che oltre a far capire come sia facile cadere in disgrazia, ci fa anche divertire. Giuseppe Manfridi, con questo suo esilarante trattato, ci parla delle disavventure personali o raccontate da amici, senza tacere le gaffe che potremmo dire “letterarie”. Infatti, l’autore ci propone una vasta gamma di gaffe presenti in opere famose di altrettanti celebri autori, che vanno da Stendhal a Pirandello, da Poe a Wittgenstein e ancora Proust, Camus e tanti altri. Quella a cui assistiamo non è solo una mera narrazione di gaffe, ma un trattato quasi anatomico, poiché Manfridi ci fornisce gli strumenti lessicali necessari per comprendere le dinamiche che si vanno man mano a creare affinchè l’habitat dove si annida la gaffe sia perfetto. Come un vero compilatore di lemmi, Manfridi ci suggerisce alcune parole necessarie:

Habitat: in senso lato, sedimento ambientale predisposto a far fiorire una gaffe.

Cerchia mondana: il contesto umano governato dalle regole che, se insidiate, inducono alla gaffe.

Fronte della cristalleria: l’insieme delle forme da preservare; tutto ciò che, non appena sfiorato, rischia di infrangersi producendo il patatràc.

Frasaccia: L’espressione sacrilega e stonata in cui esplode la gaffe. Se si tratta di un gesto (un contatto scomposto, un urto dagli effetti deleteri, ecc.), lo chiamo gestaccio.

Patatràc: l’esplosione della gaffe.

Appena il lettore avrà interiorizzato questi elementi, potrà benissimo analizzare nel dettaglio gli esempi che l’autore ci fornisce e alle volte ridere e spesso, immedesimandosi, stare male per quanto accaduto, poiché la gaffe ha una serie di suoi risvolti e di pregressi, infatti scrive Manfridi:

Attraverso una gaffe faccio venir fuori quello che realmente penso di te. Se me ne rendo conto, sarà mio compito essere poi all’altezza di me stesso.

La gaffe potrebbe avere anche effetti positivi, poiché ci può porre di fronte ad una realtà che fino a quel momento non ci era nota:

Un’insopportabile verità a noi già ben nota ma che, per autodifesa, non abbiamo mai osato proclamare a noi stessi con chiara evidenza. Insomma, prima che il gaffeur intervenisse nella nostra vita a operare un atto drammaticamente disvelatore, noi ci siamo sempre guardati dall’affliggerci con la scioccante autoconsapevolezza di una nostra particolare carenza, o limite, o difetto. In questo senso, la gaffe andrebbe analizzata come elemento catartico capace di avviare un processo di crescita individuale. Per tramite suo, la realtà opera un’epifania disillusoria.

Questo è solo una delle tante disanime che Manfridi fa intorno ad una gaffe realmente accaduta o narrata da uno scrittore e sfido chiunque a non riconoscersi in una di queste situazioni a volte estremamente imbarazzanti. Non posso, in questa sede, trascrivervi una delle tante situazioni narrate, perché se ne perderebbe inevitabilmente il tono ironico che Manfridi sa trasmettere con maestria attraverso la sua scrittura, la quale a volte vi procurerà non poco disagio, come se al centro di quella gaffe ci foste voi e non un personaggio di cui non conoscete nemmeno il nome.

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