Vite Celebri | Dante Alighieri, gli anni della giovinezza.

L’articolo di oggi nasce da un’iniziativa promossa da me e da Mary Marzocchi di Babele letteraria. Con questa iniziativa, denominata Vite celebri, intendiamo parlare della vita di autori celebri che abbiamo studiato nel corso degli anni, ma che non trovano sempre spazio e visibilità nei blog e sui social. Abbiamo deciso così di iniziare dalla triade dei Poeti per eccellenza: Dante, Petrarca e Boccaccio. Questo mese di gennaio era dedicato a Dante Alighieri. In questo articolo ve ne parlerò in maniera parziale e sintetica, perché parlare di Dante in un solo articolo mi sembra alquanto riduttivo, quindi ho deciso di scrivere solo degli anni della giovinezza e della formazione e vi do già appuntamento al 25 marzo che è stato indicato come il Dantedì, cioè il giorno in cui celebreremo la figura del Sommo Poeta.

Dante nacque in un giorno compreso tra il 14 maggio e il 13 giugno del 1265 nella casa degli Alighieri, che probabilmente si trovava nel popolo di San Martino del Vescovo, presso il Mercato Vecchio, di fronte alla Torre della Castagna. Dante stesso ci dice nella Commedia e precisamente nel canto XXII del Paradiso, versi 112-17, che quando nacque il sole si trovava della costellazione dei gemelli. Il 26 marzo 1266 Dante viene battezzato in una cerimonia pubblica nel Battistero di Firenze, insieme con tutti i bambini che erano nati nell’ultimo anno, così come era usanza a Firenze.

Gli fu imposto il nome Durante, ma il nostro protagonista assumerà definitivamente il nome di Dante che è un ipocorismo di Durante. Proveniva da una famiglia di piccola nobiltà cittadina e a questo e a tutti gli altri elementi relativi all’infanzia e alla giovinezza Dante fa riferimento spesso nelle sue opere, offrendoci così indicazioni e conferme relative ai suoi dati biografici, che sono alquanto scarsi e in qualche caso anche contraddittori. Sappiamo che perse i genitori molto presto, ma pare che questo evento non ebbe delle conseguenze di rilievo nella sua vita. Il padre, come il nonno Bellincione, aveva vissuto forse grazie alle operazioni finanziarie e a prestiti, probabilmente anche di usura, alla compravendita di terreni e case e deve aver lasciato i figli in buone condizioni economiche, ma questa attività non fa risultare la famiglia Alighieri tra le famiglie magnatizie della città, anzi, come allude Dante stesso, probabilmente la famiglia in precedenza poteva vantare un certo prestigio aristocratico, che però poi col tempo è decaduto assumendo così la posizione di modesta famiglia medio borghese. Gli Alighieri, infatti, non risulteranno mai coinvolti negli scontri tra Guelfi e Ghibellini, mentre i continui e numerosi mutui stipulati da Dante e dal fratello Francesco ci fanno pensare che la situazione economica nel tempo si andasse sempre più logorando.

Poco sappiamo dell’infanzia e dell’adolescenza del poeta. È probabile che ebbe nei primi anni un Doctor puerorum, un insegnante per fanciulli, iniziando così a prendere confidenza con la scrittura volgare per poi passare allo studio del latino, la lingua della scienza, come ricorda lui stesso nel Convivio.

In questi anni giovanili avvengono due avvenimenti biografici molto importanti per Dante. Il primo è l’incontro fatidico con Beatrice. Dante aveva più o meno 9 anni e l’incontro avvenne forse nel maggio del 1274, incontro di cui Dante stesso ci parla della Vita nuova. Il secondo è la stipula di un contratto di matrimonio con Gemma di Manetto Donati, appartenente a un ramo minore della potente famiglia patrizia di Corso e Forese Donati. La stipula risale al 9 febbraio del 1277 e dal legame con Gemma Donati, Dante avrà tre figli: Pietro, Jacopo e Antonia (quest’ultima diventerà suora con il nome di Beatrice). Forse ci furono altri figli, un Giovanni e un Gabriello, ma non se ne ha la certezza. Il matrimonio fu perfezionato solamente nel 1285. Il matrimonio con Gemma Donati non ha impedito a Dante, quando incontra di nuovo, dopo 9 anni, Beatrice, che il suo cuore non venisse dominato dalla donna. Questa esperienza colpisce in maniera molto profonda la vita del giovane, segnandolo anche nel pensiero e nella poetica. Non c’è da dubitare quindi che la figura di Beatrice sia realmente esistita e che non sia solamente un espediente letterario, un senhal poetico di derivazione stilnovistica, ma è quasi certo che la Beatrice di Dante fosse Bice, figlia di Folco Portinari, nobile e ricco cittadino fiorentino, che andò in sposa a Simone de’ Bardi. Beatrice morirà più o meno all’età di 24 anni, il 19 giugno del 1290.

Mentre si andavano maturando queste esperienze personali, Dante approfondirà gli studi probabilmente nelle scuole laiche fiorentine, frequentando al tempo stesso i giovani intellettuali e rimatori della città ed esercitandosi così nello studio e nella preparazione della rima, come dichiarerà poi nella Vita nuovaper sé medesimo dell’arte del dire parole per rima”. Poco più che diciottenne, Dante scrisse un sonetto inviato poi a Guido Cavalcanti e pare che da quel momento tra i due si instaurò un legame sia di amicizia che intellettuale, tant’è che Dante gli dedicherà la sua prima importante opera, la Vita nuova.

In questi anni Dante pare si impegnò nell’arte del disegno, frequentando alcuni artisti del tempo come Giotto e Oderisi da Gubbio e probabilmente anche Cimabue. Frequenta i circoli musicali della città, come dimostra la sua amicizia per Casella e il liutaio Belacqua, ricordati tutti nella Commedia. Intanto studiava anche le lingue d’oc e d’oïl in uso negli ambienti mercanti fiorentini e insieme alla grammatica anche la cultura e la letteratura di queste lingue. Probabilmente ebbe come maestro Brunetto Latini, non come maestro costante, ma da come si deduce dalle parole di Dante stesso nell’Inferno, fu maestro “di tanto in tanto”. La loro quindi fu una frequentazione saltuaria. Da altre testimonianze, provenienti da Dante da Maiano e da Boccaccio desumiamo un viaggio a Parigi di cui però non si hanno tracce certe ed un viaggio a Bologna, dove probabilmente Dante compose il sonetto detto della Garisenda.

In questi anni della giovinezza non si hanno notizie certe di un interessamento diretto di Dante alla vita politica della città. Sicuramente fu testimone degli eventi politici principali della città e ebbe la possibilità di conoscere i personaggi più rilevanti di quel periodo. Dalle tracce che ci ha lasciato nella Commedia, probabilmente Dante fu protagonista di alcune spedizioni militari; forse nell’autunno del 1285 prese parte ad una serie di spedizioni militari tra le quali ricordiamo la famosa battaglia di Campaldino, in cui Dante partecipò tra i feditori a cavallo. Nonostante ciò, tutto lascia pensare che l’esperienza militare di Dante fosse solo un episodio effimero della sua esistenza, perché si va rafforzando sempre più in lui il desiderio di far parte del mondo dei letterati e dei filosofi.  La morte di Beatrice, avvenuta nel 1290, provoca in Dante un profondo turbamento e non riuscendo a trovare sostegno nemmeno delle parole affettuose degli amici, il poeta si immerge nella lettura delle opere filosofiche. In particolare, sceglie Cicerone, probabilmente su consiglio di Brunetto Latini. Ed è qui che nasce in Dante l’amore profondo per la filosofia.

Nel Convivio Dante scrive “E da questo immaginare cominciai ad andare là dov’ella si dimostrava veracemente, cioè nelle scuole de li religiosi e a le disputazioni de lì filosofanti”. In questa dichiarazione noi riconosciamo la frequentazione delle tre scuole di filosofia fiorentine: quella di Santa Maria Novella presso il convento domenicano; quella di Santa Croce presso quello francescano e quella di Santo Spirito presso gli agostiniani. Qui si tenevano corsi per laici che Dante avrebbe frequentato tra la fine nel 1291 e il 1294-’95. Di questi tre conventi, Santa Maria Novella aveva carattere di Studium in theologia, piuttosto che in philosophia, famoso per gli studi su Alberto Magno e su Tommaso d’Aquino, che vi avevano soggiornato le 1272, e per la ricca biblioteca in cui certo non mancavano le opere di Aristotele e di Pietro Lombardo, di Alberto e di Tommaso, che ritroveremo poi nel bagaglio culturale di Dante. Ed è a questi anni che si può circoscrivere lo smarrimento che poi ritroveremo descritto in forma allegorica nella “selva oscura”, una sorta di crisi spirituale del poeta o, meglio, una profonda meditazione, una tormentosa riflessione introspettiva, che orienterà le scelte successive di vita e di scrittura del poeta. Collegata a questa crisi, potrebbe esserci anche la crisi che ad un certo punto esplode nei rapporti personali con Guido Cavalcanti. Tra la metà è la fine dell’ultimo decennio del secolo, la vita di Dante cambia. Se fino ad allora era rimasta privata e non apertamente legata alla vita politica della città, qualcosa succede e Dante diventa un personaggio pubblico e politico, con gli esiti negativi che conosciamo bene, ma sulla vicenda politica di Dante, vi rimando ad un nuovo appuntamento.

Il libro di riferimento è Dante di Enrico Malato, Salerno Editrice.

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