INTERVISTA | Emanuele Rizzardi, scrittore appassionato di Medioevo bizantino

L’intervista che state per leggere è rivolta a Emanuele Rizzardi, l’autore di L’ultimo Paleologo e L’usurpatore, due romanzi storici che vi ho segnalato già sul mio blog. Ho pensato a questa intervista perchè ho trovato interessante la passione di questo giovane per un tempo passato, che trovo tanto affascinante quanto ancora da esplorare. Inoltre, Emanuele Rizzardi non è un semplice appassionato, ma la competenza e la sua preparazione lo fanno rientrare a pieno titolo nella categoria di storico del medioevo. Non ci resta che conoscerlo meglio.

Innanzitutto, chi è Emanuele Rizzardi e quando inizia la tua passione per la scrittura e il Medioevo.

Nella vita fuori dai libri gestisco i clienti di una multinazionale della meccanica, un lavoro molto dinamico che mi porta ad usare le lingue straniere, che sono la parte essenziale del mio percorso di studi (ho una laurea in lingue). Mi piace molto la storia, l’arte, il cinema…e i vino! Poi che altro? Ho trent’anni e abito in Lombardia, sono sposato e ho un gatto. Riguardo alla scrittura cosa posso dire? L’esigenza di mettere qualcosa su carta viene dalla volontà di raccontare una storia, di trasmettere qualcosa ad un pubblico con mezzi superiori alle semplici parole. Ho scritto molto, da sempre, ma la mia prima pubblicazione effettiva è stata nel 2018 con il mio primo romanzo storico “L’ultimo Paleologo”.

Perché proprio il Medioevo e non un’altra epoca storica?

Banalmente, perché mi piace e mi diverto. Il medioevo bizantino è ricco di eventi spesso semisconosciuti, di scoperte fantastiche, di grandi viaggi, testi letterari, innovazioni ed è dove si getta la base per la nostra civiltà attuale. Noi uomini moderni abbiamo un po’ troppo spesso l’idea che sia stata una parentesi oscura costellata solo da epidemie e guerre (e ovviamente ce ne furono parecchie), ma in realtà è la continuazione fisiologica dell’antichità greco-romana. Credo che il medioevo vada riscoperto e spero di dare il mio piccolo contributo con i miei scritti.

Hai scritto due romanzi storici. Puoi descriverceli brevemente?

Il primo si chiama, come accennavo sopra, “L’ultimo Paleologo”. È un romanzo scritto in terza persona ambientato durante l’assedio di Costantinopoli del 1453 e negli anni immediatamente successivi. è una narrazione molto cruda, che mostra la durezza della guerra e i pensieri di chi dovette vivere in quei terrificanti momenti, ma rappresenta anche una speranza di un futuro migliore con un viaggio verso Oriente, in particolare nel misterioso regno di Georgia. Il secondo, appena uscito, è “L’usurpatore”, un romanzo molto diverso dal precedente. Si tratta di una narrazione molto intima e riflessiva, fatta in prima persona dal protagonista, che ripercorre gli eventi accaduti decenni prima dove era protagonista di una campagna militare in Asia Minore. Siamo alla fine del ‘200, quindi nel momento della nascita del famoso impero Ottomano e delle colonie italiane in tutto il Mediterraneo. Anche in questo romanzo ho voluto dare voce a degli eventi grandiosi e terribili, spaziando all’interno di un territorio martoriato dalla guerra, dalla superstizione e pronto ad aggrapparsi alla prima speranza concreta.

Come nascono le tue storie e quanto c’è di te nei personaggi che racconti?

Seguo la storia effettiva, in linea di massima, ma la condisco con eventi particolari e personaggi che possano raccontare la vita di quello che può essere “l’uomo medio”. I miei protagonisti sono stati definiti spesso degli anti-eroi medioevali, tutto l’opposto dei cavalieri scintillanti e onorevoli cui siamo abituati nella narrazione di genere. Uomini e donne attuali, pieni di vizi, rimorsi, difetti fisici, che si comportano a volte nella maniera peggiore, ma che comunque sono portati ad evolversi e cambiare in base al loro vissuto personale. Personalmente cerco di non mettere molto di me nei personaggi, in modo da avere una visione distaccata e coerente del loro sviluppo, che è tanto più difficile da gestire quanto il numero dei nomi diventa ampio!

Il Medioevo è pieno di storie e protagonisti, cosa o chi salveresti e chi butteresti dalla torre?

Ogni personaggio merita di essere salvato, perché è un tassello del fantastico mosaico di storie che possiamo leggere oggi. Ecco, quello che invece proprio non sopporto sono i medievalismi moderni, ossia sfruttare un’immagine stereotipata del Medioevo per ottenere dei secondi fini, spesso politici. La storia recente è piena di presidenti e dittatori raffigurati in armatura scintillante, pronti a combattere i nemici dello Stato. Se vogliamo guardare qualcosa di più piccolo, anche i festival medioevali spesso si rivelano un’accozzaglia di cose senza senso, mettendo in ombra il duro lavoro di chi si impegna veramente per valorizzare questo periodo.

Sei membro dell’Associazione Byzantion, che cos’è e come nasce?

L’associazione nasce solamente l’anno scorso, ed è una libera…. Associazione, se mi scusi il gioco di parole, di volontari che hanno lo scopo di diffondere la cultura e gli studi bizantini. Quindi organizziamo manifestazioni a tema, gestiamo una piccola parte editoriale, promuoviamo interviste e conferenze a livello internazionale, occupandoci anche della traduzione del materiale in videoscrittura. Per esempio di recente abbiamo fatto una doppia intervista ad uno studioso bulgaro riguardo la Bulgaria e gli influssi bizantini nella stessa. Quando abbiamo la possibilità facciamo anche del semplice volontariato sociale, come donazioni e riciclo di libri in generale. Le iscrizioni sono aperte!

Qual è secondo te la maggiore difficoltà oggi, se c’è, nel far conoscere e appassionare le nuove generazioni alla storia del passato?

Purtroppo negli ultimi 20 anni abbiamo assistito all’impennarsi di una grande “anti cultura”, come movimento omogeneo e diffuso. Anche il semplice leggere un testo ormai viene etichettato come una roba da professoroni o da gente che se la tira, e i mass media ci propongono modelli da seguire che esaltano l’ignoranza, l’incapacità e l’essere furbo, ma non intelligente. Gli esempi sono lampanti e, purtroppo, diventa difficile far appassionare i giovani a qualcosa che vada al di fuori di questo marciume.

Un romanzo storico, per quanto fedele ai fatti storici, può sostituire uno studio storico e rappresentare quel mezzo di conoscenza?

Un romanzo storico non può sostituire un saggio, perché il romanzo spesso ha un’attinenza limitata ai fatti, dipende molto dalle competenze dell’autore e dai… tagli imposti dall’editoria. Lo scopo del romanzo è quello di incuriosire, far appassionare e, in questo modo, stuzzicare la voglia di approfondire.

La storia continua ad insegnarci qualcosa? Se sì, cosa?

La storia non è una linea retta, ma una ruota, come dicevano le popolazioni precolombiane. Ogni evento cui assistiamo oggi o nei tempi recenti, lo possiamo trovare nel passato e da esso possiamo imparare per migliorare il futuro. Questo almeno a livello teorico, di fatto poi non impariamo mai nulla.
Per esempio, sai che già durante la grande peste del 541, i dotti del tempo si lamentavano che i governo gestisse male la situazione e che fosse interessato solamente alla riscossione delle tasse?

Per finire, quali sono i tuoi progetti di scrittura futuri?

Il mio terzo romanzo storico, ovviamente! In questo caso pensavo di ambientarlo agli albori della civiltà bizantina, durante il periodo di crisi nera dell’impero romano e dei grandi problemi religiosi nell’affermazione del cristianesimo. Però siamo ancora all’inizio, dovrò trovare il temo e la forza di cimentarmici!

Rispondi

Inserisci i tuoi dati qui sotto o clicca su un'icona per effettuare l'accesso:

Logo di WordPress.com

Stai commentando usando il tuo account WordPress.com. Chiudi sessione /  Modifica )

Foto Twitter

Stai commentando usando il tuo account Twitter. Chiudi sessione /  Modifica )

Foto di Facebook

Stai commentando usando il tuo account Facebook. Chiudi sessione /  Modifica )

Connessione a %s...