RECENSIONE | La biografia di Giulia, figlia di Augusto raccontata da Antonella Tavassi La Greca

La pedina di vetro, edito da Di Renzo Editore, è la biografia che Antonella Tavassi La Greca ha scritto di Giulia, l’unica figlia di Ottaviano Augusto. La storia viene fatta sempre dai vincitori e in questo l’imperatore Augusto ne ha scritta di storia.

Oltre alla storia dei vincitori c’è anche una storia che appartiene ai vinti, la quale resta sempre in second’ordine, ma che rappresenta comunque un tassello importante da studiare. Oggi abbiamo una immagine di questi “eroi” del passato parziale. Di Augusto il comune lettore conosce solo le gesta, ma non ha la percezione piena della sua esistenza, di quello che pensava, dei suoi sentimenti veri e di quella che era la sua vita quotidiana, fatta di sentimenti e intimità. Ciò che manca quindi è l’aspetto umano e caratteriale che si perde dietro quelle che conosciamo come “scelte politiche” o “intrighi di palazzo”. In questo libro l’autrice ci mostra la storia di Augusto, o meglio una parte di essa, dal punto di vista della figlia Giulia, una storia che poi coincide con quella della stessa Giulia, che agli inizi è profondamente amata dal padre, ma che poi viene brutalmente allontanata.

Il libro è una narrazione fatta in prima persona dalla stessa Giulia, la quale ci racconta, in una sorta di diario memoriale, i punti salienti della sua vita, che coincidono con la storia di Roma e la politica di Augusto. Giulia nasce dal secondo matrimonio di Ottaviano con Scribonia, unione che servì al futuro imperatore per rafforzare l’alleanza con Sesto Pompeo. Dall’unione nacque appunto Giulia, ma questo non bastò a rendere stabile la posizione politica di Ottaviano, tant’è che quest’ultimo decise così di divorziare da Scribonia per sposare Livia Drusilla, al fine di sancire un’alleanza tra la gens Iulia e quella Claudia.

Fregi Ara Pacis Augustae – Roma. Processione famiglia Giulia. Fonte Wikipedia

Scribonia fu allontanata e Giulia portata in casa di Augusto sotto la sorveglianza di Livia che, come viene chiaramente raccontato, vedeva nella giovane erede, un ostacolo a suoi piani, che prevedevano l’adozione da parte di Augusto del figlio Tiberio. Tuttavia, per Augusto Giulia è l’unica possibilità di assicurarsi una sua diretta discendenza e per questo motivo sceglierà per la figlia i legami matrimoniali che per opportunità politica dovrà contrarre. Ecco che una giovane, intelligente e colta, si ritrova a ricoprire il ruolo di pedina nelle mani di Augusto, ma essendo di “vetro” può essere distrutta facilmente così come il libro ci mostra.

L’autrice ci racconta i fatti storici e immagina come possa essersi sentita Giulia quando si è trovata letteralmente travolta dagli eventi. In questo aspetto l’autrice ha dimostrato una grande sensibilità. Infatti, il lettore non può non provare empatia nei confronti della protagonista, ma non dobbiamo immaginare di leggere note di autocommiserazione o di buonismo. A Giulia non vengono risparmiate le “critiche” per una condotta che potremmo definire “libertina” ed emerge anche una certa ingenuità che le ha fatto credere di poter godere sempre dei favori di Augusto, solo perché ne è la figlia. Livia Drusilla appare non come la moglie devota che abbiamo imparato a conoscere su certi libri di scuola, ma come un’abile calcolatrice, che ha saputo muoversi nei tempi giusti e eliminare senza troppi clamori gli avversari prima che potessero divenire troppo pericolosi. Nemmeno Augusto ne esce in maniera del tutto positiva, ma evidentemente ha preferito sacrificare alcuni legami familiari per la gloria eterna.

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