‘Paura e disgusto a Las Vegas’ e lo stile gonzo di Hunter S. Thompson

‘Paura e disgusto a Las Vegas’ e lo stile gonzo di Hunter S. Thompson, l’autore cult di un’intera generazione

Un altro libro terminato in questo mese di ottobre è “Paura e disgusto a Las Vegas” (Bompiani) di Hunter S. Thompson. Devo premettere che Thompson è ormai diventato uno dei miei autori preferiti. Il suo stile “gonzo”, l’irriverenza, la capacità di narrazione mi fanno venire la voglia di leggerlo e rileggerlo.

“Paura e disgusto a Las Vegas” è il secondo libro che ho letto di questo autore americano – il primo è stato “Cronache del rum” – e forse è quello che è considerato il suo libro più famoso, grazie al film interpretato da Johnny Depp, ma anche perché è considerato un cult di un’intera generazione.

Nel libro viene racconta la vicenda che vede protagonisti un giornalista sportivo e il suo amico avvocato, i quali, a bordo di una vistosa Chevrolet rossa decappottabile, compiono un viaggio nel 1971 a Las Vegas.

La scusa del viaggio è la partecipazione per lavoro alla Mint 400, una famosa e sgangherata corsa di moto e Dune-Buggy, ma lo scopo vero del viaggio è quello di “scovare il Sogno Americano”.

I due protagonisti a bordo di questa auto, con una borsa piena di ogni tipo di droga, danno inizio ad un viaggio che il lettore non può non definire “allucinante, irriverente, esilarante e disperato”. Il lettore, così, vede attraverso gli occhi dei due protagonisti che sotto l’effetto continuo di un miscuglio di droghe, assistono alla trasformazione della realtà, alla visione di mostri, di allucinazioni sfavillanti, di ossessioni e di aspetti drammatici.

Il sogno americano non sarà trovato, anzi i due protagonisti si troveranno a fare i conti con una realtà che è l’opposto, che è deludente, dove nemmeno l’effetto esaltante della droga è in grado di rendere migliore.

Il tutto viene narrato in maniera strepitosa, i dialoghi sono serrati e talmente assurdi che il lettore non potrà non divertirsi. Thompson in questo è geniale e vi farà venire la voglia di trovarvi nel libro, di conoscere il suo protagonista, che forse somiglia molto al suo inventore.

Per completezza devo aggiungere che il romanzo è accompagnato da una gustosa Piccola Enciclopedia Psichedelica, tra i cui autori risultano Alessandro Baricco, Gino Castaldo, Enrico Ghezzi, Fernanda Pivano e molti altri.

Inoltre, c’è da dire che Gonzo è un particolare stile di scrittura giornalistica, creato proprio Hunter Stockton Thompson. Il termine è stato coniato nel 1970 dal giornalista del Boston Globe Bill Cardoso, secondo il quale il termine indica l’ultima persona ancora in piedi dopo una maratona di bevute durata tutta la notte.

Associato al giornalismo il termine indica uno stile che “può essere veritiero senza dover essere rigidamente oggettivo. In cui si “preferisce curare più lo stile che la precisione e mira a descrivere le esperienze personali, le sensazioni, gli umori piuttosto che i fatti. Rappresenta uno sguardo diverso sulla realtà, teso a carpirne le sottili e intriganti manifestazioni, utile a concedere prospettive diverse a fatti e soggetti spesso cristallizzati e immobili nella loro descrizione pubblica”.

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