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Non fidatevi di Chat GPT! Vediamo la prova con L’Infinito di Leopardi

Ho provato la Chat di intelligenza artificiale su un testo di Giacomo Leopardi e il risultato è sconvolgente, ma in negativo

Non si fa altro che parlare di intelligenza artificiale e di come questa stia per sostituire l’uomo in alcune attività culturali. In un articolo ho addirittura letto di come specifiche applicazioni costringeranno alcune categorie, come quella del ghostwriter, del copywriter o del giornalista, a cambiare mestiere.

Inoltre, c’è un dibattito aperto sul loro uso da parte di studenti e insegnanti. Premesso che lo studio personale, il pensiero critico, la sfera emozionale e lo stile restano unici e inimitabili, applicazioni come Chat GPT promettono di essere uno strumento quasi indispensabile.

Incuriosita da tanto parlare, ho fatto una serie di prove ed è emerso che Chat GPT da un lato compie un’operazione semplice – e semplicistica – dall’altro apre lo scenario ad una serie di problematiche non di poco conto. La mia prova si è basata ponendo due quesiti differenti. Per prima cosa ho chiesto di scrivere un racconto con protagonisti una penna e una matita. La risposta (immediata) è la seguente:

C’era una volta una penna e una matita che vivevano insieme in una scatola in una scuola. La penna era molto orgogliosa del suo inchiostro nero lucente, che le permetteva di scrivere con eleganza e precisione. La matita, d’altra parte, era molto fiera del suo grafite grigio chiaro, che le permetteva di disegnare con fluidità e creatività. Un giorno, la maestra decise di assegnare un compito ai suoi studenti, che consisteva nel scrivere un racconto e disegnare un’illustrazione per accompagnarlo. La penna e la matita erano entusiaste all’idea di essere utilizzate per questo compito importante. La penna iniziò a scrivere il racconto con la sua solita eleganza, descrivendo un mondo fantastico popolato da creature magiche e avventure emozionanti. La matita, d’altra parte, disegnò con la sua solita creatività, creando figure colorate e sorprendenti che accompagnavano la storia. Ma mentre lavoravano insieme, la penna e la matita si accorsero che ognuno aveva le sue limitazioni. La penna non poteva disegnare, e la matita non poteva scrivere. Si resero conto che, insieme, potevano creare qualcosa di veramente speciale. La penna e la matita collaborarono strettamente per completare il compito, e alla fine crearono una storia meravigliosa, accompagnata da un’illustrazione straordinaria. La maestra fu molto colpita dal loro lavoro e, quando lo mostrò agli studenti, tutti rimasero a bocca aperta. Da quel giorno in poi, la penna e la matita erano molto più vicine, e si rese conto che la loro diversità era la loro forza. Impararono a lavorare insieme, creando molte altre storie e illustrazioni meravigliose, e divennero le migliori amiche per sempre.

Direi che il testo è dignitoso, con qualche “imperfezione” poiché “grafite” nella lingua italiana è femminile e a dirlo è Treccani non io, ma potrebbe essere un errore di traduzione. Per il resto – anche se il precedente non è per niente esaltante – il risultato direi che è deludente. Manca, secondo me, di personalità, di sentimento… insomma di tutto ciò che l’uomo può aggiungere ad un testo scritto.

Con la seconda domanda sono andata su un tema più complesso e l’ho posta sul testo “L’Infinito” di Leopardi. La domanda è stata: “Descrivi la poesia L’Infinito di Leopardi”

Questa la risposta:

“L’Infinito” è una delle poesie più famose del poeta italiano Giacomo Leopardi, scritta nel 1819. La poesia è divisa in due strofe e descrive il sentimento di profonda angoscia e desiderio di infinito che il poeta prova di fronte alla grandezza della natura.

Nella prima strofa, Leopardi descrive la sua posizione in cima a una collina, circondato dalla natura e dallo spazio infinito del cielo. Il poeta osserva la vastità dell’orizzonte e il contrasto tra la sua piccolezza e l’immensità dell’universo, esprimendo un senso di vertigine e smarrimento. In questa situazione, il poeta cerca di comprendere l’infinito e la sua relazione con il suo io interiore.

Nella seconda strofa, Leopardi descrive il suo tentativo di trovare una soluzione a questa angoscia, cercando di raggiungere l’infinito attraverso la sua immaginazione. Tuttavia, questo tentativo si rivela infruttuoso e il poeta si rende conto che l’infinito è oltre la sua comprensione e la sua immaginazione. Nonostante ciò, il desiderio di raggiungere l’infinito continua a bruciare nel suo cuore.

La poesia è caratterizzata da un linguaggio semplice e diretto, ma al tempo stesso intenso ed evocativo. Leopardi utilizza immagini e metafore per descrivere la grandezza dell’universo e il contrasto tra la sua piccolezza e l’immensità dell’infinito. L’uso del presente storico nella prima strofa crea un senso di attualità e vicinanza tra il poeta e il lettore, mentre il tono malinconico e struggente della poesia esprime il senso di impotenza e smarrimento dell’essere umano di fronte alla grandezza dell’universo.

Vediamo subito e benissimo che Chat GPT inizia a inciampare e forse anche a ruzzolare. Ad esempio, non si dice che L’Infinito è un idillio (lo dice lo stesso Leopardi), quindi un componimento poetico specifico, e addirittura dice che è diviso in strofe… Sorvolo sul resto, perché non contenta riformulo subito la domanda in una nuova chat e questa volta l’applicazione mi dice:

“L’Infinito” di Giacomo Leopardi è una poesia che si compone di una sola strofa di 14 versi endecasillabi, con rima alternata ABABABCCDEDECC. La poesia si apre con una descrizione della bellezza del cielo notturno e delle stelle, e prosegue con una riflessione sull’infinito e sulla sua relazione con la condizione umana…

Vi risparmio il resto, perché già questo può bastare per capire quali siano le criticità di questa applicazione. Un testo completamente sballato e fuori da ogni interpretazione possibile. Che abbia “capito” un argomento per un altro? Ma di Infinito e Leopardi quanti ce ne sono? Provate voi e fatemi sapere, forse ho sbagliato io qualcosa.

Intanto, scusaci Giacomo, siamo umani noi o forse non più!

In conclusione, posso dire che Chat GPT è impressionante per la velocità e per il potenziale, ma nei contenuti è riduttiva, scarna e fuorviante. Se si hanno nozioni di base su quello che si chiede è possibile evitare gli errori, altrimenti si rischia di fare una gran brutta figura.

Ritrovate e decodificate le lettere in codice di Maria Stuarda

Ritrovate e decodificate le lettere in codice di Maria Stuarda. Le lettere furono scritte durante la prigionia in Inghilterra

Maria, regina di Scozia, nota anche come Maria Stuarda, è stata una regina scozzese che ha governato dal 1542 al 1567. È stata la figlia di Giacomo V di Scozia e di sua moglie, Maria di Guisa. Maria è stata incoronata regina di Scozia ad appena sei giorni dalla nascita subito dopo la morte di suo padre. A causa della sua giovane età, una serie di reggenti hanno governato il paese fino a quando non è diventata maggiorenne.

Maria Stuarda ha trascorso gran parte della sua vita in Francia, dove è stata educata presso la corte francese. Nel 1558 ha sposato il Delfino di Francia, Francesco, che è diventato re di Francia l’anno successivo. Tuttavia, dopo la morte di Francesco nel 1560, Maria è tornata in Scozia per governare il suo paese.

Fonte: Daily Mail

Durante il suo regno, Maria ha lottato contro le forze protestanti in Scozia e ha cercato di ristabilire il cattolicesimo come religione di stato. Inoltre, la sua rivalità con la regina Elisabetta I d’Inghilterra è stata un fattore importante nella sua vita. Maria è stata, infatti, considerata un’erede legittima del trono inglese da parte dei cattolici inglesi, il che ha portato ad una serie di complotti e congiure contro la regina Elisabetta.

Maria Stuarda è stata costretta ad abdicare al trono scozzese nel 1567 a causa delle accuse di aver complottato per uccidere suo marito, Lord Darnley. Dopo la sua abdicazione, è stata imprigionata per molti anni dagli inglesi e infine giustiziata nel 1587 per tradimento nei confronti della regina Elisabetta. La sua vita e la sua morte sono state fonte di molte opere letterarie e artistiche.

Le lettere

Le lettere di Maria di Scozia sono una raccolta di corrispondenze scritte dalla regina Maria a vari destinatari durante la sua vita turbolenta e travagliata. Queste lettere sono state scritte in diverse lingue, tra cui il francese, il latino, il castigliano e lo scozzese.

Le lettere di Maria Regina di Scozia sono state oggetto di molti studi e dibattiti, poiché offrono una visione intima della sua vita e del suo carattere, così come delle sue relazioni con altre personalità importanti del suo tempo.

Alcune delle lettere più famose includono:

  • La sua lettera al conte di Bothwell, il suo terzo marito, in cui esprime il suo amore per lui e la sua speranza di sposarlo nonostante le critiche e le opposizioni della società dell’epoca.
  • La sua lettera a Elisabetta I d’Inghilterra, in cui chiede il suo aiuto e la sua protezione dopo essere fuggita in Inghilterra in cerca di rifugio.
  • La sua lettera a Francesco II di Francia, in cui esprime la sua tristezza per la morte del marito e chiede il suo aiuto nel mantenere la sua posizione come regina di Scozia.
  • La sua lettera a James VI, suo figlio e successore, in cui gli chiede di mantenere l’alleanza tra la Scozia e la Francia.

Queste lettere e molte altre sono state pubblicate in diverse raccolte, tra cui “The Letters of Mary, Queen of Scots” curata da A. Labanoff e “Mary Stuart: Her Life and Letters” di J. Gardiner.

Durante la sua prigionia in Inghilterra, Maria di Scozia ha utilizzato diverse tecniche di codifica per nascondere il contenuto delle sue lettere ai suoi carcerieri inglesi. Queste lettere in codice sono state oggetto di studio e dibattito da parte di storici e critici letterari.

Fonte Daily Mail

Uno dei metodi di codifica utilizzati da Maria era la sostituzione di una lettera con un’altra. Ad esempio, la lettera “a” poteva essere sostituita dalla lettera “e” o dalla lettera “o”. Questo metodo era molto comune nelle sue lettere in francese.

Un altro metodo utilizzato era la sostituzione di parole intere con simboli o abbreviazioni. Ad esempio, la parola “roi” (re) poteva essere sostituita con il simbolo “&”. Questo metodo era spesso utilizzato nelle sue lettere in inglese.

Inoltre, Maria di Scozia utilizzava anche il criptaggio di lettere, in cui le lettere di una parola erano mescolate o scambiate di posizione. Questo metodo era molto difficile da decifrare senza la chiave di decodifica.

Alcune delle lettere in codice di Maria più famose includono la sua lettera a Babington, in cui accettava di partecipare ad un complotto contro la regina Elisabetta I d’Inghilterra, e la sua lettera a Mendoza, in cui chiedeva aiuto alla Spagna per ripristinare il suo trono.

Le lettere in codice di Maria di Scozia sono state decifrate e tradotte da esperti di crittografia e sono state oggetto di molti studi e dibattiti da parte di storici e critici letterari.

Alcune di queste lettere sono state recentemente ritrovate e decodificate. Alcuni elementi colti all’interno del testo fanno pensare proprio che la regina Maria sia l’autrice delle lettere. A riportare la notizia è stato il Daily Mail, che scrive:

“La maggior parte sono indirizzate a Michel de Castelnau, l’ambasciatore francese in Inghilterra, che era un sostenitore della cattolica Maria. I temi chiave includono le lamentele sulla sua cattiva salute e le condizioni in cattività e le sue trattative con la regina Elisabetta I per il suo rilascio, che riteneva non fossero in buona fede. Le lettere rivelano la sua sfiducia nei confronti del capospia della regina, Sir Francis Walsingham, e la sua animosità nei confronti di Robert Dudley, conte di Leicester, uno dei preferiti di Elisabetta. In una sezione, avverte l’ambasciatore francese che le persone in Inghilterra sono contrarie al matrimonio di suo cognato, il duca d’Angiò, ed Elisabetta”.

Gli esperti hanno detto:

«È stata menzionata “Ma liberte” – la mia libertà –, quindi si trattava probabilmente di qualcuno in cattività. Si legge anche “mon fils” ovvero mio figlio, quindi questa persona ha avuto un figlio. In questa fase, Mara Regina di Scozia, era solo una remota candidata. Ma poi abbiamo visto il nome Walsingham, il famoso Francis Walsingham. “Questo è stato il momento Eureka – ora eravamo sicuri che fosse di Mary Queen of Scots”. John Guy, che ha scritto una biografia di Mary nel 2004, ha detto: ‘Questa scoperta è una scoperta sensazionale sia letteraria che storica. Favoloso! Questa è la nuova scoperta più importante su Mary, regina di Scozia da 100 anni’».

Banksy celebra San Valentino con un’opera contro la violenza sulle donne

L’opera è apparsa sui muri di Margate, a pochi chilometri da Canterbury

Il famoso street artist Banksy ha realizzato una nuova opera d’arte. Questa volta l’opera è apparsa su un muro di Margate, a pochi chilometri da Canterbury. L’opera compare nel giorno di San Valentino e cela un messaggio importante, ovvero il rispetto della donna e la lotta alla violenza domestica.

L’opera, infatti, con l’ironia che contraddistingue il linguaggio artistico di Banky, riproduce una donna con il volto sfigurato dalla violenza, mentre si libera dell’uomo che evidentemente la maltrattava.

Le immagini dell’opera sono state condivise sui profili social dell’artista, accompagnate dalla didascalia “Combattere la violenza sulle donne. Anche nel giorno di San Valentino. Sempre!”. Neanche a dirlo, migliaia le interazioni dei followers.

Banksy è un famoso artista di strada inglese, noto per la sua arte urbana satirica e politica, spesso con un messaggio sociale o ambientale. L’identità di Banksy è sconosciuta, ma si crede che abbia iniziato a esporre le sue opere a Bristol, in Inghilterra, nel corso degli anni ’90. Da allora, le sue opere sono state esposte in tutto il mondo, sia in spazi d’arte che in strada.

Le caratteristiche distintive del suo stile includono l’uso di stencil, la sperimentazione con diversi materiali e tecniche (ad esempio graffiti, pittura, installazioni), l’umorismo e la critica sociale. I suoi soggetti spesso includono animali, figure umane, politici, celebrità e icone pop, reinterpretati in modo satirico o ironico. Le sue opere possono essere trovate su muri, edifici, veicoli e altri luoghi pubblici, e spesso fanno riferimento alla cultura popolare o alla politica. Banksy è diventato una figura di spicco della street art contemporanea e ha ispirato molti altri artisti a seguire la sua strada.

Esordio letterario vincente per M.Me Veronikque

Secondo posto nella categoria poesia e terzo posto nella categoria racconti brevi nell’ambito del “Concorsone – Simposio2021” contest indipendente su Instagram

La poesia Lo scultore e il racconto Arcano IV – L’imperatore , entrambi inediti, di M.me Veronikque, al suo esordio letterario, si sono rispettivamente classificati al secondo posto nella Categoria Poesia e al terzo posto nella categoria Racconti brevi del “Concorsone – Simposio2021“, un contest indipendente ideato per dare visibilità alla scrittura e alla creatività, i cui risultati sono stati pubblicati sul sito http://www. L.A.Filosofia – SIMPOSIO2021 (la-filosofia.it) e le relative pagine social.

Madame Veronikque Luce è una sibilla che si pone in soluzione di continuità con l’antica tradizione delfica e socratica dove il conosci te stesso è regola cosmica e percorso iniziatico. Qui affondano le motivazioni del volto coperti da una maschera; M.me è avvolta nel mistero e questo ne impedisce la personalizzazione: ella è un tramite al di fuori del tempo e dello spazio.

Non esiste NULLA di più magico del REALE, la dimensione in cui lo Spirito si svolge e si realizza, liberandosi dalla psiche creatrice di illusorie proiezioni. La finalità dell’arte di leggere i tarocchi è appunto liberare lo spirito, sempiterno, dalla psiche, illusoria, frammentata, che ci incastra nella ruota del tempo e del ciclo infinito di morte e reincarnazione, attraverso la rievocazione di immagini archetipiche come i 22 arcani maggiori, detti anche lame ermetiche. Così ci spiega M.me

La poesia

Lo scultore è una poesia breve che riprende le suggestioni dei lirici greci, conosciuti sui banchi di scuola. Perché Madame Veronikque nasce con la poesia, la prima esperienza che – per dirla con le sue parole – un essere umano fa con il mistero dell’esistenza. Ciascuno di noi è strumento di carne e sangue attraverso il quale l’energia del cosmo si plasma e si manifesta:

Il racconto

Il racconto Arcano IV – L’imperatore è inserito in un’opera completa di 22 racconti, inediti di prossima pubblicazione, ispirati ciascuno ad una carta dei Tarocchi di Marsiglia. Il filo comune che lega ciascuno di essi, svolgendosi in una narrazione unica, è rappresentato dalle esperienze del Ragazzo, personaggio non altrimenti identificato, corrispondente dell’Animus maschile che, quasi a metà del libro, incontra la Ragazza, l’Anima femminile, momento fondamentale dell’evoluzione che prelude alla fusione armonica delle due parti e, quindi, alla conquista della Felicità.

I tarocchi sono i quadri entro i quali si svolge l’azione dei racconti e spiegano, in rapide pennellate che molto lasciano alla personale rielaborazione del lettore, il mondo interiore dei personaggi, dei quali emerge il loro aspetto simbolico e spirituale.

L’Imperatore è qui presentato analizzando il lato ombra della carta, ovvero come simbolo di agiatezza e potere economico, prestigio sociale che spesso intacca l’autenticità dei rapporti umani, comprandone la quantità a scapito della qualità. Il protagonista si ritrova, dunque, a relazionarsi con un Imperatore in carne ed ossa, un uomo d’affari pronto a prendersi delle scottanti responsabilità pur di “essere libero” di vivere la sua dimensione privata, altrimenti schiacciata da apparenze e doveri.

Non sempre sono gli eroi, la morale positiva ad insegnarci qualcosa ma il confronto schietto con le nostre ombre, la nostra grettezza e l’attaccamento agli aspetti materiali, compreso l’approccio all’eros visto all’interno della composizione in un’ottica mercenaria ed anaffettiva.

Nulla è scontato nei tarocchi non esistono lame positive o negative, beneaugurali o nefaste, dipende da come noi le incarniamo.

Più delle nostre domande – quelle che si rivolgono ai tarocchi e ai vari sistemi divinatori – è importante la nostra fede nell’invisibile a cui tali sistemi, se ben conosciuti ed onestamente interpretati, attingono.

Un buon autore riesce a creare un’opera coesa in grado di rendere manifesto un concetto che gli è proprio, una galassia personale, una poetica di corrispondenza tra ciò che è dentro e ciò che viene al mondo. Così noi firmiamo la nostra vita, di cui le immagini dei tarocchi sono i capitoli che scandiscono il nostro tempo e la nostra energia vitale: ci affidiamo ad essi come a noi stessi.

Simposio 2021

Il 25 Dicembre 2021 viene fondato il gruppo intellettuale SIMPOSIO2021 da parte di Anna Lorenzini, in collaborazione con Chiara Brasacchio e Fabio Valerio. L’idea è quella di creare un circolo filosofico-intellettuale, un caffè filosofico come nel Settecento, un gruppo di intellettuali uniti dall’amore per il sapere e per la sua diffusione, letterati, scrittori, filosofi, pedagogisti, poeti che collaborano tra di loro per produrre nuova cultura, per diffondere il bagaglio culturale umano già esistente, per promuovere i grandi classici, ma anche i nuovi scrittori, per divulgare la propria filosofia, pedagogia e scrittura.

Le fiabe delle Opere liriche, scopri l’iniziativa benefica

Una iniziativa di IFO International Fitness Observatory in collaborazione con la Fondazione Forma onlus dell’Ospedale Regina Margherita di Torino e con l’Associazione OBM onlus dell’Ospedale Buzzi di Milano.

Fino al 31 Dicembre, per ogni libro venduto su Amazon de “Le fiabe delle Opere liriche” scritto da Paolo Menconi e presentato dal tenore Josè Carreras, una copia verrà donata ai bimbi ricoverati in ospedale.

Una iniziativa di IFO International Fitness Observatory in collaborazione con la Fondazione Forma onlus dell’Ospedale Regina Margherita di Torino e con l’Associazione OBM onlus dell’Ospedale Buzzi di Milano.

Milano, 29 Novembre 2021 – L’Opera Lirica e la magia delle Fiabe si fondono per sostenere un’iniziativa, che regalerà ai bambini in ospedale un libro che racconta le storie, le passioni e il coraggio dei protagonisti di due Opere Liriche famosissime: Aida di Giuseppe Verdi e Turandot di Giacomo Puccini.

Un’idea che vede la collaborazione di IFO, l’Osservatorio Internazionale del Fitness, la Fondazione FORMA dell’Ospedale Santa Margherita di Torino e l’Associazione OBM onlus dell’Ospedale per Bambini Buzzi di Milano.

“La musica ha un grande potere: aiuta lo spirito, la mente e l’anima. Questa sua forza travolgente le consente di unire i popoli, di avvicinare le persone, di eliminare i confini, gli interessi personali, oltre a renderla una terapia efficacissima che aiuta a lottare contro gravi malattie e a guarire: la musica è speranza e vita. É la straordinaria magia della Musica e dell’Opera Lirica: un incantesimo sul quale basiamo tutte le nostre azioni e con il quale conduciamo le nostre battaglie per costruire una società migliore. É questa la meritevole intenzione che ha ispirato questo libro”. afferma il Maestro Josè Carreras nell’introduzione del libro.

Paolo Menconi, Presidente di IFOaggiunge: “L’Italia è il Paese dell’Opera Lirica, dove quest’arte è nata e si è sviluppata diventando un’eccellenza della nostra cultura. Per portare sempre più persone ad amare l’Opera è necessario cominciare dai bambini. Da qui è nata l’idea di raccontare ai bimbi, sotto forma di fiaba e con le splendide illustrazioni di Greta Castellani, le vicende dei protagonisti e le storie appassionanti delle Opere Liriche.

Mi auguro che molte persone ci aiutino a regalare un libro ai tanti bimbi che vivono in ospedale situazioni difficili, con un piccolo gesto che può regalare loro un sorriso.”

Marcel Proust, alcune curiosità e l’Affare Dreyfus

Marcel Proust ha avuto una vita ricca in tutti i sensi e su di lui si narrano aneddoti e memorie di vario genere. Per scoprirne alcuni, leggete l’articolo!

Proust, oggi, è considerato tra gli autori più importanti a cavallo tra il XIX e il XX secolo e nel giorno dell’anniversario della sua morte, avvenuta a Parigi il 18 novembre 1922, lo voglio ricordare raccontandovi qualche aneddoto sulla sua vita.

Proust e i pareri dei suoi contemporanei

Molti autori, anche contemporanei a Proust, hanno più di una volta reso noto il proprio apprezzamento per lo scrittore francese. Tra questi si ricorda Virginia Woolf, che “lo ammirava così intensamente da sentirsi inondata dal suo genio” e Gide che ha espresso il suo rimpianto per aver rifiutato la pubblicazione del promo volume della Recherche. Non tutti gli autori contemporanei, però, lo amavano e l’apprezzavano. Sappiamo, infatti, che tra Proust e Joyce non correva buon sangue . Un aneddoto racconta un fatto curioso:

Una volta Joyce incontrò Proust, e i due, benché condividessero un taxi, scambiarono a malapena qualche parola (e non si lessero mai l’un l’altro).

L’episodio di Joyce non è l’unico che si narra sul rapporto di Proust con gli altri scrittori. Pare che il nostro Marcel si ispirò per il suo personaggio, il barone di Charles, a Robert de Montesquiou, “del quale Proust amava imitare le arie di superiorità e la cadenza”. In risposta, Robert de Montesquiou definì l’opera di Proust “un misto di litanie e sperma”. In realtà, l’astio dei contemporanei nei confronti di Proust era generato, sostanzialmente, da una forma di invidia per colui che con la sua opera era riuscito a “surclassare – in realtà a spazzare via – tutta la prosa scritta nei due decenni prima di lui”.

Marcel Proust, sua madre Jeanne Weil e il fratello Robert – Fonte immagine: https://parisdiarybylaure.com/a-rare-proust-manuscript-needs-you-to-enter-the-bnf/

Proust e i genitori

È molto noto a tutti il legame profondo che univa Proust alla madre:

Essi erano inseparabili, e anche se litigavano frequentemente (di solito per la pigrizia e la mancanza di forza di volontà di Marcel), poi cadevano uno nelle braccia dell’altra al momento della riconciliazione.

Proust aveva acquisito da lei la passione per la musica e per la letteratura, ma anche la capacità di memorizzare poesie e brani di scrittori. La madre di Proust, Jeanne Weil, proveniva da una famiglia agiata, mentre il padre, Adrien, era di umili origini. Adrien sarebbe dovuto diventare sacerdote, ma preferì la carriera da medico, che fu alquanto brillante. A lui di deve l’invenzione di un “cordone sanitario”, che circondasse l’Europa per isolarla dall’epidemia di colera.

Per dare corpo alle proprie idee, nel 1869 il dottor Proust si recò in Russia, Turchia e Persia, e riuscì a capire per quali vie, nei precedenti contagi, il colera era entrato in Russia, e da qui in Europa. Per il successo di questa ricerca e della conseguente campagna sanitaria e di quarantena, al dottor Proust venne conferita la Legion D’Onore.

Divenne, dunque, una celebrità in ambito medico e fu anche un vero e proprio donnaiolo. Tuttavia, il rapporto tra Marcel e suo padre era completamente differente da quello che aveva con la madre. Nel suo romanzo, in parte autobiografico, Jean Santeuil, Proust lo descrive come un “bruto”, un “uomo volgare” dalle “maniere rozze”. Successivamente, nella corrispondenza con il suo editore, Proust racconta addirittura che il padre tentò di curarlo dalla sua effeminatezza e dalle nevrosi, mandandolo in un bordello.

Robert, il fratello minore di Proust

Proust aveva un fratello minore, Robert, nato il 24 maggio 1873, due anni dopo di lui. Robert era l’opposto di Marcel: era robusto e forte, ma tra i due non ci fu mai astio o competizione, anzi erano molto legati. Robert divenne medico, seguendo le orme paterne anche in fatto di donne e per Marcel fu una specie di angelo custode, standogli sempre accanto, anche nel momento in cui morì. Fu Robert, successivamente, a occuparsi della pubblicazione postuma delle opere del fratello.

L’Affare Dreyfus

L’Affare Dreyfus fu uno degli scandali più noti della Francia di fine ‘800. Molti intellettuali si schierarono a difesa di Dreyfus, ingiustamente accusato di aver ceduto ai tedeschi informazioni militari. Anche Proust si schierò dalla parte di Dreyfus, tirandosi le ire di amici aristocratici, cattolici, conservatori e anche di suo padre.

Proust obbediva semplicemente ai dettami della sua coscienza, anche se questo significò perdere molti amici cattolici di nobili natali ed esporsi alla falsa accusa antisemita di schierarsi con Dreyfus solo per motivi religiosi.

A questo aggiungiamo che Marcel, quasi alla fine della sua vita, chiese al fratello, anch’egli dalla parte di Dreyfus, di intervenire per far ottenere a quello sventurato la Legion D’Onore e, una volta ottenuta, di conferirgliela.

Fonte bibliografica: Ritratto di Marcel Proust di Edmund White (Lindau)

“Prime luci del mondo”, la silloge poetica di Giulia Coppa

Giulia Coppa, dopo un romanzo fantasy e una raccolta di racconti, ci presenta una silloge poetica, intitolata “Prime luci del mondo”.

Prime luci del mondo (S4M Edizioni) è la silloge poetica di Giulia Coppa. Si tratta, per me, della terza collaborazione con questa autrice, che sa spaziare dalla poesia al romanzo fantasy, passando per i racconti. Se volete scoprire le altre pubblicazioni potete cliccare qui per conoscere la sua raccolta di racconti intitolata Fervore; se, invece, amate i romanzi fantasy scoprite Memorie di Taenelies, scritto a quattro mani con Eric Rossetti.

La poesia esprime l’anima e il cuore di coloro che si prodigano nella ricerca delle tormentate ispirazioni e della gioia che il mondo cela agli occhi meno indagatori. Prime luci del mondo è il sottofondo e la musica dolente e costante che ognuno di noi incontra nel lungo viaggio delle emozioni e dei sentimenti della vita. La sensibilità del cuore viene elevata nella natura, nei misteri dell’essere umano e nella gloriosa alba della luce sulla terra. Prime luci del mondo parla di tormenti, di pace, di felicità e di dolore.

Non è mai semplice raccontare una silloge poetica. La poesia ha in sé l’intimità di un pensiero, di un sentimento; sa cogliere stati d’animo improvvisi, momenti unici, raccontandoli in maniere non sempre palpabile. È necessario abitare la poesia, tenere il testo tra le mani, assaporarlo parola per parola per coglierne il senso profondo ed entrare a far parte di quel momento unico.

Il sospiro dell’aurora
Opale di luce
Arminia,
iridescente tragedia produce.

Ed è quello che ho fatto con le poesie di Giulia Coppa, le ho tenute per mano molto tempo e mi sono resa conto di avere di fronte un percorso scandito dalle meraviglie della natura e dal tempo che dispiega il corso della vita. Albe, tramonti, vento, luce, fiori, rumori, ombre sono elementi costitutivi del sentire di Giulia Coppa. La riproduzione di questi suoni, che all’apparenza sono l’insieme di vocali e consonanti, in realtà concentrano in sé l’essenza vere dell’essere umano, il quale si divide tra bene e male, tra gioia e dolore. In tal senso è interessante citare Dedica all’essere umano, di cui vi riporto la strofa conclusiva:

(…)
O tu, che ti cibi di te stesso,
del mondo e dell’animo sospeso
tra la morte e la paura del riflesso
della bestia che saresti senza aver compreso
dell’universo l’energia
che regge ogni attimo inatteso.

Giulia Coppa dimostra di essere una scrittrice a 360°, che sa trasformare le emozioni in parole e con questa raccolta padroneggia con una certa sicurezza il verbo poetico, seppur nel verso libero e spesso ermetico e chiudo questa mia recensione con una sua poesia, che testimonia questo suo narrare introspettivo e non sempre decifrabile in pieno.

Anima mia
Straziata anima mia.
Pervasa di odio anima mia.
Privata dell’amore anima mia.
Anima mia, fulgida melodia di vita.
Anima mia, sorgente di fresca sinfonia.
Anima mia, eterna si apre nell’assenza di tempo
la via.

Sono solo sequenze di parole | La silloge poetica di Martina Vivian

La recensione di oggi è un po’ diversa dalle altre, perché tratta di poesia ed era da un bel po’ di tempo che non me ne occupavo. Sono molto contenta di poterlo fare grazie a Chiado Books e a Martina Vivian, i quali mi hanno dato l’opportunità di leggere Sono solo sequenze di parole.

Martina Vivian è una giovane poetessa, che esprime attraverso i suoi componimenti le sensazioni più intime, le quali difficilmente si riesce a dire ad alta voce, ma partiamo dal titolo: Sono solo sequenze di parole. Già in questo abbiamo una indicazione precisa per orientarci nella lettura. La poesia di Martina Vivian è come un flusso continuo di parole, che emerge prepotente. La presenza dell’avverbio “solo” è come se desse alle parole un valore ben preciso, effimero e superficiale, ma ritengo sia solo il modo per dare ancora più rilievo a ciò che le parole vogliono dire. Prima di iniziare a leggere qualche poesia e trarre qualche considerazione, come ci suggerisce la prefazione, forniamoci di una vaschetta di gelato e in sottofondo mettiamo la musica dei Subsonica.

Dai primi versi si intravede tanta vita vissuta, persone che hanno attraversato l’esistenza di Martina e che le hanno lasciato qualcosa, nel bene e nel male:

Tu, mio.

Tu nemmeno lo sai cosa fai.
Ieri e oggi.
Prendi la mia anima fallata e ne aggiusti un pezzo alla volta,
ogni giorno.
Tu, che ogni giorno ci sei,
tu bello e godurioso come la colazione a letto la domenica mattina.
Tu…difficile a parole.
Tu e la tranquillità.
Tu sempre un passo dietro di me, perché se cado lo vedi prima.
Acceleri la velocità del tempo e del cuore.
Tu, mio.
Tu, tutto.

Questo tu a cui si rivolge in questo componimento, ricorre spesso nell’intera silloge poetica, ma a intermittenza. È come se Martina avesse scomposto un discorso unico in diversi spazi e momenti. Per far questo non servono grandi movimenti, bastano momenti, istanti, odori e colori improvvisi perché un ricordo, un desiderio riprenda vigore.

Diamante

Nel caos dei miei pensieri tu sei l’unico che ha il suo posto fisso.
Appari e scompari ad intermittenza.
Incancellabile.
Nel caos dei miei pensieri non mi fai dormire e non te lo dirò mai.

In ogni percorso di vita tanti sono gli avvenimenti e i sentimenti che ci colpiscono e ci rendono poi quello che siamo. Amarezza e desiderio irrealizzato sono ricorrenti nei versi di Martina, come in Meccanismo, in cui pone un dilemma. Siamo artefici del nostro destino o siamo in balia di esso?

Meccanismo

Meccanismi che si inceppano,
lancette che si fermano,
olio che finisce.
E’ il destino che decide?

A questa domanda non è facile rispondere, ma sicuramente a dominarci sono i sentimenti, a cui spesso ci si abbandona come in Notte:

Notte

Questa notte piango per sfogarmi,
Piango perché non sono capita.
Questa notte piango perché vivere è complicato.
Questa notte piango perché ti vorrei vicino.
Questa notte piango perché sono stanca.
Questa notte piango perché non so fare altro.
Questa notte piango perché brucio dentro.
Questa notte il mio pianto sarà la mia preghiera.

Marina Vivian con questa silloge percorre un tratto di vita, della sua vita, che potrebbe essere e coincidere per esperienze e sensazioni con quella di chiunque altra persona. Soltanto alla fine, quando abbiamo letto l’ultimo componimento, forse comprendiamo il senso intimo di quel “solo”. È quell’avverbio a racchiudere il senso della raccolta. La vita viene fuori impetuosa, diventando parola, ma alla fine cosa resta? Restano le parole stesse, alle quali viene dato l’arduo compito di custodie e tenere le fila di una intera esistenza, fatta di volti, umori, lacrime e sorrisi.

Prende il via oggi la CHALLENGE #INVIAGGIOCONUNLIBRO

Prende il via oggi, su Instagram, la challenge #INVIAGGIOCONUNLIBRO promossa da me e da Caterina Maestri del blog Caterina e dintorni.

Per un anno intero, mese dopo mese, viaggeremo in compagnia di un buon libro! Per partecipare basta seguire il tema proposto per il mese di riferimento e per ogni mese un paese e un tema diverso.

Si parte questo mese, Aprile 2019, e si conclude a Marzo 2020.

Ecco le proposte per ogni mese:

Aprile: Francia – Romanzo di formazione

Maggio: Italia – Romanzo dell’Ottocento

Giugno: Inghilterra – Un’opera teatrale

Luglio: Giappone – Romanzo contemporaneo

Agosto: Spagna – Biografia di uno Scrittore/Artista

Settembre: Nord Europa – Favola o Libro Illustrato

Ottobre: Portogallo – Raccolta di Poesie

Novembre: Stati Uniti – Un best seller

Dicembre: Irlanda – Romanzo sociale

Gennaio: Germania – Libro sulla Shoah

Febbraio: Russia – Libro o saggio storico

Marzo: Sud America – Romanzo del Novecento

È possibile scegliere liberamente il libro e l’autore che si desidera conoscere, l’unica regola è quella di inserire nei post sui vari social l’#inviaggioconunlibro, così possiamo incontrarci in un luogo per scoprire le tappe di tutti i partecipanti.

Buon viaggio!!!

Hyperbook | Il nuovo modo di scrivere di Eugene Pitch

Sapete cos’è un Hyperbook? Ne avete mai letto uno?

Io posso dire di sì! A permettermelo è stato Eugene Pitch, ideatore di questo nuovo genere. Eugene ci spiega cos’è un hyperbook e quali sono le sue caratteristiche principali.

L’hyperbook, in italiano “iper-libro”, è un nuovo tipo di concezione letteraria che, proprio come il celebre Hyperloop di Elon Musk (il progetto del treno futuristico più veloce del mondo), fa della dinamicità la propria natura primaria. Esso nasce con la prima opera scritta da Eugene, Absorption – I Colori del Sangue, pubblicato nel 2017.

Un hyperbook non è un libro qualsiasi e per essere tale deve avere delle specifiche caratteristiche:

1. Descrizioni minimaliste.
L’autore deve dipingere con pochi tratti l’ambientazione e l’aspetto dei personaggi. Il resto sta alla fantasia del lettore che viene lasciato libero di immaginarli come più gli piace.
2. Frasi brevi.
La maggior parte delle frasi sono brevi e spesso invece di collegare una principale e una subordinata con una virgola o un punto e virgola, si opta per un punto. Questa punteggiatura dona più dinamicità al racconto.
3. Capitoli brevi.
I capitoli solitamente non superano le dieci pagine in modo da mantenere vivo l’interesse del lettore.
4. Romanzi non eccessivamente lunghi.
Un hyperbook non deve superare le 60.000 parole. Se un romanzo è troppo corposo è più difficile da assimilare solitamente. Inoltre, al giorno d’oggi, le persone vivono in contesti che lasciano un tempo molto limitato per leggere quotidianamente.
5. Personaggi a 360 gradi.
Troppe volte i personaggi dei romanzi sono piatti perché ci si concentra più che altro sulle vicende narrate o sulla descrizione delle ambientazioni. I personaggi invece hanno diritto ad essere sviluppati a fondo, affrontandone la psicologia e l’evoluzione durante la storia.
6. Uno, nessuno, centomila generi diversi.
L’hyperbook non deve essere confinato al solo genere dei thriller, ma la sua filosofia può ben adattarsi anche ad altri generi letterari. Sta all’autore l’abilità di instillarla nelle sue opere.
7. Coinvolgente fin dalle prime battute.
È importante che il lettore sia proiettato fin da subito nelle vicende del libro. Un prologo, o più semplicemente il primo capitolo, devono evitare inutili e tediose introduzioni, accendendo invece la curiosità del lettore fin dalle prime battute. Lo stile di Dan Brown ne è un esempio lampante.
8. Tanti personaggi.
Come ci ha insegnato il buon George R.R. Martin, disporre di una certa varietà di personaggi ai quali dedicare di volta in volta un singolo capitolo, aiuta a mantenere vivo l’interesse del lettore e rende l’architettura della trama più avvincente e complessa.
9. Capitoli senza fine.
Ogni capitolo di un hyperbook deve terminare lasciando un conto in sospeso con il lettore, il quale si troverà più invogliato a leggere il capitolo seguente per seguire le vicende dei personaggi. Ciò contribuisce alla dinamicità della narrazione.
10. Un colpo di scena non basta.
Nonostante la tecnica del colpo di scena sia sempre efficace, molti scrittori si riservano di utilizzarla solo per il gran finale. Un hyperbook deve essere provvisto di numerosi colpi di scena per spiazzare e coinvolgere chi lo sta leggendo ben prima del gran finale, il quale deve comunque avere sempre un effetto sorpresa di per sé.

Se leggiamo i libri di Eugene Pitch notiamo come queste caratteristiche risultano perfettamente equilibrate e la brevità del testo non pregiudica la vicenda e l’intreccio. Anzi, lo stile di Eugene Pitch è talmente incalzante che non si riesce a staccarsi dalla lettura, bisogna portarla a termine.

Ho avuto il piacere di leggere Conception. La genesi della perfezione, il suo secondo hyperbook, che è il prequel di Absorption – I Colori del Sangue.

La storia ha come protagoniste due donne diverse: Eugenie è una nota giornalista in cerca di uno scoop e Sarah, che gira per il mondo portando il suo messaggio di pace. Ma entrambe hanno segreti che non possono rivelare a nessuno e che nemmeno io vi posso svelare per non rovinarvi il piacere della lettura, ma vi assicuro che i colpi di scena ci sono e sono avvincenti.

Nella storia ci sono altri personaggi, ma uno solo è il coprotagonista, Hans Van Der Meer, un ispettore stanco del proprio lavoro, ma che è il solo a poter far luce, combattendo contro il tempo, su quanto sta avvenendo.
Questo libro vi piacerà e vi appassionerà, perché è scritto bene e ha un ritmo di lettura incalzante ed è perfetto per chi ha poco tempo per leggere o non ama i libri troppo lunghi.

Non vi resta che entrare nel mondo degli Hyperbook!