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Vlad III e Dracula sono la stessa persona? Similitudini e differenze

Vlad III e Dracula sono la stessa persona? Vediamo di fare un po’ di chiarezza e capire dove nasce l’associazione tra i due

Vlad l’Impalatore, noto anche come Vlad III o Vlad Dracula, è stato un principe della Valacchia, una regione dell’attuale Romania, vissuto nel XV secolo. Vlad è diventato famoso per le sue campagne militari brutali e per il suo metodo di esecuzione preferito, l’impalamento.

Vlad nacque nel 1431 in Transilvania, in una famiglia di nobili valacchi. Suo padre, Vlad II, detto “Dracul” (“il Diavolo”), era un membro dell’Ordine del Drago, un’organizzazione segreta che si opponeva all’espansione dell’Impero ottomano. Nel 1442, Vlad II fu imprigionato dagli ottomani e i suoi due figli, Vlad e Radu, furono mandati come ostaggi alla corte ottomana. Qui i due fratelli furono educati secondo i costumi e la cultura turca.

Nel 1448, Vlad II tornò in Valacchia e riprese il suo trono. Pochi mesi dopo, fu assassinato e Vlad III e suo fratello Radu furono costretti a fuggire in Ungheria. Nel 1456, Vlad III tornò in Valacchia con un esercito di mercenari ungheresi e sconfisse il voivoda (principe) in carica, Vladislav II.

Vlad divenne voivoda della Valacchia e iniziò una serie di riforme per migliorare la situazione del suo paese. Puniva severamente i ladri, i corrotti e coloro che non lavoravano per il bene comune. Ma la sua reputazione fu guastata dalle sue azioni militari brutali e dalla sua attitudine sadica.

Vlad iniziò a impalare i suoi nemici sulle lance, una pratica che divenne il suo marchio di fabbrica. In questo modo, i nemici venivano uccisi lentamente e dolorosamente. Vlad impalò anche migliaia di cittadini valacchi che considerava corrotti o che non rispettavano le sue leggi. Si dice che abbia persino organizzato una cena vicino a un campo impalato, per mostrare il suo potere e la sua brutalità.

Vlad combatté anche contro l’Impero ottomano, che cercava di conquistare la Valacchia. Nel 1462, Mehmed II, il sultano ottomano, invase la Valacchia con un esercito di 150.000 uomini. Vlad, con un esercito di appena 30.000 soldati, riuscì a sconfiggere gli ottomani utilizzando tattiche di guerriglia e attacchi a sorpresa. Si dice che abbia impalato fino a 20.000 prigionieri ottomani durante questa campagna militare.

Tuttavia, nel 1476, Vlad fu deposto e imprigionato dai suoi stessi sostenitori. Fu rilasciato poco dopo, ma morì in una battaglia contro l’esercito ungherese.

Dracula

La vita di Vlad III si è trasformata in qualcosa di leggendario, ispirando il romanzo di Bram Stoker “Dracula”, pubblicato per la prima volta nel 1897.

Il libro è diventato un classico della letteratura horror e ha ispirato numerosi adattamenti cinematografici, teatrali e televisivi.

Il romanzo è scritto in forma epistolare, ovvero attraverso una serie di diari, lettere e documenti scritti dai personaggi principali. La storia inizia con il giovane avvocato inglese Jonathan Harker che viaggia in Transilvania per incontrare un cliente, il conte Dracula, che ha intenzione di acquistare una proprietà in Inghilterra. Jonathan scopre presto che il conte è un vampiro e diventa suo prigioniero.

Nel frattempo, la fidanzata di Jonathan, Mina Murray, e la sua amica Lucy Westenra, iniziano a ricevere la visita di un misterioso personaggio che si nutre del loro sangue. Quando Lucy muore, Mina e il suo amico, il dottor Van Helsing, si uniscono a Jonathan per catturare e uccidere il conte Dracula.

Leggi anche: Vampiri e vampirismo, l’origine del fenomeno nel libro di Massimo Centini

Il romanzo esplora temi come la lotta tra il bene e il male, la sessualità repressa, la paura dell’immigrazione e la modernità contro la tradizione. Dracula rappresenta la minaccia del mondo antico contro la modernità, mentre i protagonisti rappresentano l’ideale vittoriano di razionalità e coraggio.

Il romanzo è noto per il suo stile descrittivo e atmosferico, che evoca una sensazione di terrore e mistero. Bram Stoker ha utilizzato numerosi riferimenti storici e culturali per creare un’ambientazione autentica e suggestiva, utilizzando anche le leggende sui vampiri dell’Europa dell’Est.

In sintesi, “Dracula” è un romanzo gotico che ha influenzato la cultura popolare per più di un secolo, grazie al suo personaggio iconico e alla sua atmosfera tenebrosa e suggestiva.

La storia editoriale

La storia editoriale di “Dracula” di Bram Stoker è interessante e ha avuto alti e bassi. Il romanzo fu pubblicato per la prima volta nel 1897 da Archibald Constable and Company, una casa editrice londinese. Inizialmente, il libro non ebbe un grande successo di vendite, ma ricevette comunque recensioni positive.

Tuttavia, nel corso degli anni, “Dracula” è diventato sempre più popolare. Nel 1922, fu pubblicata una versione americana del romanzo con una prefazione di Christopher Morley, che contribuì a rendere il libro più noto negli Stati Uniti.

Il vero successo arrivo nel 1931, quando fu prodotto il film “Dracula” con Bela Lugosi nel ruolo del Conte. Questo film ha contribuito a rendere popolare il personaggio di Dracula e ha fatto sì che il libro tornasse in auge.

Negli anni ’60 e ’70, “Dracula” divenne un simbolo della controcultura e del movimento goth, e il romanzo tornò nuovamente in auge. Nel frattempo, gli adattamenti cinematografici e televisivi del romanzo continuarono a essere prodotti. Oggi, “Dracula” di Bram Stoker è considerato un classico della letteratura gotica e un pilastro del genere horror. Il libro è stato tradotto in numerose lingue e ha ispirato molte opere successive, come film, serie televisive, fumetti e libri.

Tuttavia, “Dracula” di Bram Stoker ha subito diverse forme di censura nel corso degli anni. Una delle prime forme di censura si verificò poco dopo la pubblicazione del romanzo. Alcune librerie e biblioteche rifiutarono di vendere o prestare il libro perché considerato troppo violento o osceno. In particolare, le scene in cui i vampiri si nutrivano del sangue delle loro vittime furono giudicate troppo esplicite.

Di Sconosciuto – Universal Studios, Pubblico dominio, https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=17161363

In seguito, il romanzo fu oggetto di critica da parte di alcuni gruppi religiosi, che lo consideravano blasfemo a causa del tema della vita eterna attraverso il vampirismo. Il romanzo fu anche criticato per il suo contenuto sessuale implicito, che era considerato inappropriato per la sensibilità vittoriana dell’epoca.

In alcune nazioni, come l’Unione Sovietica, il libro fu vietato per motivi politici, in quanto si riteneva che promuovesse idee individualiste e anti-comuniste.

Nonostante la censura, “Dracula” è riuscito a mantenere il suo status di classico della letteratura gotica e a influenzare la cultura popolare in tutto il mondo. Infatti, molte delle opere successive che lo hanno preso come riferimento o che ne hanno tratto ispirazione, come film, serie televisive e romanzi, hanno riscosso un grande successo di pubblico.

Similitudini e Differenze tra Vlad III e Dracula

Vlad l’Impalatore e Dracula sono due figure che spesso vengono associate tra loro, ma ci sono sia similitudini che differenze tra di loro.

Similitudini:

  • Vlad l’Impalatore e Dracula sono entrambi noti per il loro legame con la figura del vampiro e per il fatto che il personaggio di Dracula, creato da Bram Stoker, è stato ispirato dalla figura storica di Vlad l’Impalatore.
  • Entrambi sono associati alla Romania, in particolare alla regione della Transilvania.
  • Vlad l’Impalatore e Dracula sono stati entrambi descritti come figure spietate e sanguinarie, note per il loro uso della violenza e della tortura contro i loro nemici.
  • Sia Vlad l’Impalatore che Dracula hanno avuto un impatto duraturo sulla cultura popolare, ispirando numerose opere letterarie, cinematografiche e televisive.

Differenze:

  • Vlad l’Impalatore è una figura storica, noto per la sua lotta contro l’invasione ottomana, mentre Dracula è un personaggio di finzione creato da Bram Stoker.
  • Vlad l’Impalatore è stato soprannominato “l’Impalatore” per il suo uso della tortura e dell’impalamento, mentre Dracula è noto per il suo uso del morso del vampiro per succhiare il sangue delle sue vittime.
  • Vlad l’Impalatore è stato descritto come un leader militare coraggioso e spietato, mentre Dracula è stato descritto come un personaggio aristocratico misterioso e malvagio.
  • Vlad l’Impalatore ha avuto un impatto duraturo sulla storia della Romania e della regione balcanica, mentre Dracula ha avuto un impatto duraturo sulla cultura popolare a livello globale.

In sintesi, Vlad l’Impalatore e Dracula sono due figure diverse, ma ci sono alcune similitudini tra di loro, in particolare la loro associazione con la figura del vampiro e il loro impatto duraturo sulla cultura popolare.

Vampiri e vampirismo, l’origine del fenomeno nel libro di Massimo Centini

Un’introduzione generale alla tematica, che aiuta il lettore a districarsi nella tradizione e ad approfondire la storia e la genesi dei vampiri

La nona tappa di Un anno tra le pagine, la challenge ideata con madame Rose su Instagram, prevedeva la lettura di un saggio. Poiché lo spirito di questa challenge è leggere i libri che abbiamo accumulato nel tempo, ne ho scelto uno breve, che avevo acquistato diversi anni fa e che tratta un tema particolarmente affascinante: i vampiri e il vampirismo. Chi non è affascinato dalla figura di Dracula, il vampiro che grazie a Bram Stoker e al fortunato film di Francis Ford Coppola ne ha cristallizzato la figura?

Se da un lato c’è stata una semplificazione del concetto di vampiro e vampirismo, dall’altra ad esso si sono aggiunte una serie di sfumature, evidenziandone l’ampiezza del tema. Quest’ultimo, infatti, è molto antico, attraversa i secoli e le culture di tutto il mondo.

Il libro che ho letto e che vi presento è stato scritto da Massimo Centini e s’intitola Il vampirismo (Xenia edizioni). Si tratta di un testo breve, di veloce lettura in cui l’autore ci fornisce una panoramica generale sulla tematica, mostrandone non solo le caratteristiche principali ma anche i suoi punti più controversi.

“L’autore di Dracula è riuscito a portare tra la gente comune l’immagine di una figura che dal mito e dal folklore era entrata nei tratti teologici e degli scienziati e dove sarebbe rimasta senza la mediazione della letteratura. Quindi l’avventura verso l’immortalità del vampiro ha inizio con l’esperienza narrativa: quasi uno snodo cruciale che connette la tradizione popolare a quella poetica”.

Come abbiamo già detto, la recente letteratura ha semplificato molto il concerto di vampirismo, il quale affonda le sue radici nelle culture e nelle credenze antiche. L’autore, infatti, pone in evidenza la difficoltà di stabilire un punto di partenza specifico sulla nascita del fenomeno, ma è certo che il vampirismo nasce e si sviluppa negli ambienti dell’Europa dell’Est.

Molto interessante è la comparazione che Centini con una serie di fenomeni, con i quali il vampirismo – come credenza, fatto religioso o di sangue – viene associato. Nello specifico l’autore parla del legame con il fantasma, con la Lilith ebraica, le streghe della tradizione antica, ma anche con gli sciamani, i demoni e i più recenti serial killer. Un capitolo del volume è dedicato anche all’Ordine del Dragone e al suo più famoso conte Vlad III.

Il volume, dunque, è un’introduzione generale alla tematica, che aiuta il lettore a districarsi nella tradizione e ad individuare una serie di elementi da cui partire per approfondire la storia e la genesi dei vampiri. Scrive Centini:

“Molti studiosi hanno dimostrato che il vampirismo è una cosa seria: argomento con molte sfaccettature, con le sue fonti, con la sua storia. Studiarlo è anche un modo per conoscere l’uomo: le sue angosce, il suo rapporto con la morte e il soprannaturale. Nelle sue tante espressioni, il vampiro non morirà mai, continuerà ad essere, malgrado tutto, una figura importante nella tradizione mitica”.

Segnalazione | “Rolling Stones. Non è solo rock and roll” di Guido Michelone

ROLLING STONES. Non è solo rock  and roll” di Guido Michelone è disponibile in tutte le librerie e negli store online

Rolling Stones. Non è solo rock and roll” di Guido Michelone edito da DIARKOS è un libro che si basa sui fatti, andando a cercare le tante storie e i rari aneddoti che riguardano un fenomeno dei nostri tempi, un modello che dagli anni sessanta del xx secolo viene seguito da ogni gruppo rock del pianeta.

Sinossi

Considerata la migliore rock band di ogni tempo, i Rolling Stones sono un simbolo sacro della cultura musicale (e non solo) del xx secolo. Raccogliendo l’eredità del blues afroamericano, le pietre rotolanti hanno costruito un sound innovativo, trasgressivo, selvaggio, teatrale, che tanto piaceva (e piace tutt’oggi) ai giovani ribelli. Questo è un libro sui Rolling Stones che usa la “lingua” dei Rolling Stones: dalle testimonianze dirette di vecchie e nuove generazioni di fan alle dichiarazioni dei sette membri originali; dall’analisi dei grandi album al commento di brani epocali; dai rari aneddoti di vita privata alla rassegna pubblica di critici e giornali, che sempre hanno mostrato ascese e cadute, vittime e carnefici, maschere e pugnali del “più grande spettacolo del mondo” dal secondo novecento fino a oggi. E forse anche più in là.

L’Autore

Guido Michelone è docente di storia della musica afroamericana all’Università Cattolica di Milano e di storia della popular music e di storia del jazz presso il conservatorio Vivaldi di Alessandria. Già collaboratore di testate quali «Musica jazz», «Ritmo», «Jazzit», è da vent’anni critico musicale per «Buscadero» e «Il manifesto». Ha all’attivo una decina di opere letterarie (narrativa, poesia, teatro) e una quarantina di saggi su jazz, rock, folk, colonne sonore, tra cui l’ormai classico il jazz-film. Ha pubblicato anche monografie su Beatles, Clash, Fabrizio De André e Vasco Rossi.

Intervista | Pier Luigi Luisi ci racconta la genesi del suo libro “All’ombra dei fichidindia”

Un libro per chi vuole conoscere un’isola d’Elba più vera: quella che ha conosciuto la guerra, le lotte politiche, gli scioperi

All’ombra dei fichidindia” è l’ultimo libro di Pier Luigi Luisi. Tempo fa già ve ne ho parlato in una segnalazione, ma oggi vi propongo la mia intervista all’autore che si racconta e ci racconta la sua opera.

Chi è Pier Luigi Luisi e di cosa si occupa?

Sono stato professore universitario di chimica e biochimica prima al Politecnico Federale di Zurigo – per oltre 35 anni – poi all’Università di Roma Tre per dieci anni circa. Adesso, in pensione, mi dedico alla scrittura di articoli e libri. Il libro più noto, a livello mi dicono di best seller internazionale, è il libro scritto con Fritjof Capra “The Systems View of Life”, della Cambridge University Press 2014, tradotto molto bene da Aboca che ha dato come titolo “Vita e Natura”.

Come è nata, in un chimico, la passione per la scrittura?

L’ho sempre avuta, fin da bambino, e negli anni seguenti sono stato sempre sia uno scienziato (origine della vita, sistemi autoreplicanti e modelli di autopoiesi) sia uno scrittore di letteratura.

Perché proprio l’Isola d’Elba per ambientare le sue storie?

I miei genitori sono Elbani, e così i loro genitori, e all’Elba si passava ogni anno l’estate.

Non solo storie, ma anche leggende. Perché questa scelta?

Alcune storie vecchie si fondono in modo naturale con la leggenda, nel senso che non si sa più discernere tra i fatti reali e quelli fantasiosi raccontati dai vecchi cantastorie. Poi anche le storie vere, dopo un po’, assumono il carattere di una fantasia popolare, e non sai più distinguere se sono veramente accadute o se sono frutto solo di credenze collettive.

Cosa ci vuole suggerire con la sua opera?

I giovani – e meno giovani – elbani dovrebbero conoscere di più la loro storia, ricordare che i loro padri o nonni erano minatori, o magari pescatori o cultori di viti, con dei valori forti di attaccamento alla terra e alle tradizioni locali.

Tanti i sentimenti raccontati in quest’opera, qual è per lei quello più importante?

Il sentimento di nostalgia per un mondo che è scomparso, o che sta scomparendo: quello dell’Elba antica.

Il libro è impreziosito da immagini e illustrazioni, non bastavano solo le parole?

Per molti lettori, le sole parole possono non bastare. Io credo, come scrittore, nell’importanza delle illustrazioni, perché forniscono la possibilità di prendersi una pausa dalla lettura e dai numerosi concetti che ne derivano. È come se qualcuno ti dicesse: un momentino, prego… in sostanza, l’illustrazione ti induce a fermare i pensieri e ti porta in un’altra dimensione, quindi è una sospensione molto utile dal punto di vista emozionale.

Per concludere, a chi consiglia la lettura del suo libro?

Direi in primo luogo a coloro che sono interessati a conoscere un’isola d’Elba non tanto turistica, quanto un po’ più vera: quella che ha conosciuto la guerra, le lotte politiche, gli scioperi… quindi, lo consiglierei a lettori che abbiano un interesse storico, culturale e politico riguardo all’Elba. Del resto, molti dei miei amici considerano questo libro anche come un documento, e questo mi fa davvero un gran piacere.

Intervista | Federica Tronconi racconta il suo romanzo “Game Day”

Federica Tronconi dice: in questo libro “si sentono i suoni, rumori intorno al campo, le sensazioni ed emozioni. Nel romanzo lo sport viene vissuto anche dal lettore”

Game Day è uno sport romance scritto da Federica Tronconi e pubblicato da O.D.E Edizioni. Il romanzo è una storia di vita dove l’amore è l’evoluzione naturale e la pallacanestro uno dei protagonisti principali. A raccontarci il libro, come è nato e a cosa si ispira è l’autrice stessa, in una intervista che vi propongo di seguito, ma prima conosciamo meglio Federica Tronconi.

Dunque, chi è Federica Tronconi e di cosa si occupa?

Lavoro nel mondo della comunicazione da quindici anni. Sono giornalista, copywriter/ghostwriter, Communication Specialist, attività che svolgo come consulente libero professionista in ambito maketing/comunicazione aziendale e editoriale. Amo leggere e da questa passione è nato il progetto culturale online L’ultima riga, da anni punto di riferimento per i lettori che vogliono condividere il piacere della lettura. Ho intervistato, tra gli altri, Ken Follett, Nicholas Sparks, Carlos Ruiz Zafron, Wilbur Smith, Veronica Roth, Lauren Kate, Pierre Lemaitre, Brian Freeman, Frank Ostaseski, Jean-Michel Guenassia. Altra mia passione è lo sport e in particolare la pallacanestro. Infatti, giro i palazzetti dello sport d’Italia per vedere basket (con in borsa sempre un libro).

Federica Tronconi

Prima di scoprire i dettagli sulla genesi del romanzo e dei suoi protagonisti, vediamo in breve la storia:

“La pallacanestro e il giornalismo si incontrano attraverso i due protagonisti principali del libro: Andrea, giocatore professionista, e Stefania, inviata del quotidiano locale. Questi due mondi però fanno fatica a intrecciarsi, si avvicinano scontrandosi e generando nuovo caos, come due pezzi sbagliati di un puzzle. Tutto accade nell’arco della stagione sportiva di Firenze, squadra neopromossa nella serie maggiore nazionale di pallacanestro, e che sorprende tutti per audacia ed entusiasmo. Ci sono esistenze, però, in cui i grandi snodi generano sofferenza. È proprio in questi momenti in cui la Vita prende energia, corpo e, attraverso i percorsi che decidiamo di intraprendere, scriviamo ciò che siamo. Perché il processo che ci porta a prendere una decisione consapevole, ad ogni età, significa cambiamento e crescita”.

Come è nata la storia raccontata in Game day?

Il romanzo nasce in un momento in cui ho provato una forte delusione. Nello sport le persone giocano un ruolo fondamentale. Anni fa ne ho conosciuto alcune che mi hanno lasciato l’amaro in bocca. L’istinto era di voltare le spalle e chiudere la porta ad una mia profonda passione, la pallacanestro. Me lo ricordo bene, era primavera. Mi sono fermata un attimo, mi sono data del tempo. In quel momento ho iniziato a scrivere. Più scrivevo e più capivo che io e il basket avevamo ancora molto da darci. Alla fine della stesura ho preso delle decisioni, percorso nuove strade. E intanto avevo un romanzo fra le mani. Era nato Game Day. 

La protagonista è una giornalista. Si è ispirata al mondo che conosce per costruire il suo personaggio?

Stefania è uno dei personaggi principali della storia ed è nato proprio in funzione di ciò di cui volevo parlare: una storia di vita. Il mondo in cui lavora, il giornalismo, è un ambito che conosco bene, che ho vissuto e vivo tuttora. Non è autobiografico, attenzione, ma ho voluto descrivere delle dinamiche che probabilmente sono ricorrenti. Intrecciandole con i temi che fanno da fil rouge nel romanzo.

Invece, Andrea a chi si ispira?

Andrea è l’atleta per antonomasia, è un personaggio costruito proprio per parlare a tuttotondo della pallacanestro. Non mi sono ispirata a qualcuno in particolare ma un modo di vivere lo sport. Ho descritto una persona che per fare bene la sua professione fa rinunce, sacrifici, scelte, che non sfrutta il suo talento ma ne è consapevole e ogni giorno lavora in campo con impegno per migliorarsi. Andrea racchiude un po’ i valori che animano lo sport.

«L’arbitro ferma il gioco fischiando un fallo a nostro favore. Sistemo i piedi allineandoli perfettamente lungo la linea all’interno della lunetta. Alzo lo sguardo e osservo il canestro. Palleggio più volte sul posto. Ho a disposizione due tiri liberi. I tifosi rimangono in silenzio. Stringo il pallone fra le mani, lo faccio roteare una sola volta. Lo afferro e tiro. Ciuff. Si sente solo il rumore morbido della retina del canestro.»

Lo sport, e la pallacanestro in particolare, che ruolo hanno nell’economia del romanzo e nella società odierna?

La pallacanestro è, di fatto, uno dei personaggi principali del romanzo. Non è solo ambientazione, è proprio in primo piano e tutto ruota attorno allo sport nonostante sia una storia di vita che nasce dall’incontro di due persone. Si sentono i suoni, rumori intorno al campo, le sensazioni ed emozioni. Nel romanzo lo sport viene vissuto anche dal lettore. La seconda parte della domanda da sola potrebbe essere oggetto di un’analisi veramente lunga ed ampia. Riassumo dicendo che uno dei motivi per cui nasce Game Day è proprio avvicinare la pallacanestro alle persone, condividere la passione anche con chi non è propriamente interessato. Per trovare forme nuove e diverse per comunicare lo sport e i suoi valori. 

Qual è il messaggio che vuole trasmettere al lettore con il suo libro?

Ci sono delle scelte nella vita che sono più facili, altre più sofferte. Ecco, ho voluto nel romanzo soffermarmi sulle seconde e capirne la dinamica: la paura che a volte immobilizza e preclude possibilità. Come facciamo, in certi momenti di incertezza, a riconoscere e conciliare il nostro Desiderio, ciò che è meglio per noi? 

Per concludere, perché i lettori dovrebbero leggere Game Day?

Sono convinta che si legge per piacere e non per dovere. Quindi, Game Day può regalare ore piacevoli, può essere una lettura interessante per chi ama lo sport o per chi è appassionato di storie di vita.

Intervista a Silvia Pattarini, autrice di “Biglietto di terza classe”

Biglietto di terza classe parla di speranza e fede, gli elementi che contribuiscono a rendere la trama ancora più avvincente

Qualche giorno fa, vi ho segnalato l’ultimo libro di Silvia Pattarini, “Biglietto di terza classe“. Questo romanzo mi ha molto incuriosita, per questo ho chiesto all’autrice di parlarmene meglio. Sono contenta di condividere con voi il contenuto di questa bella intervista. Ringrazio l’autrice per le parole di apprezzamento per il mio blog e il mio “lavoro”. Grazie anche per le immagini di corredo inviatemi.

Prima di parlare del libro, conosciamo meglio l’autrice. Chi è Silvia Pattarini e cosa fa nella vita?

Oltre ad essere madre di tre adolescenti, mi definisco scrittrice e poetessa della porta accanto. Della porta accanto perché faccio parte del collettivo “Gli scrittori della porta accanto” di cui sono anche socia fondatrice, e come diciamo noi, “non ci piace mettere troppo spazio tra noi e i nostri lettori.” Per questo web magazine culturale, gestisco la rubrica “Caffè letterario”, uno spazio virtuale che offre agli autori emergenti la possibilità di farsi conoscere al pubblico.

Vivo da sempre nella splendida cornice della Valtrebbia, definita da Hemingway “la valle più bella del mondo”. Leggende metropolitane raccontano che il celebre scrittore americano si divertisse a pescare le trote nel fiume Trebbia. Tra leggende e realtà sono anni che questa frase a lui attribuita, si tramanda con un certo orgoglio di generazione in generazione. Come dargli torto? Quando non scrivo o non leggo amo viaggiare e dedicarmi al giardinaggio. Ultimamente sto rivalutando molto le passeggiate a piedi, mi piace uscire di casa e percorrere i miei quattro-cinque chilometri giornalieri: mi aiuta a liberare la mente da tutti gli stress quotidiani, poi mi sento meglio.

Ci racconti brevemente la trama del libro

Lina ha solo vent’anni quando, agli albori del ‘900, emigra in America in cerca di fortuna. Il lungo viaggio per mare sul bastimento, con destinazione New York. Le paure durante la traversata, in terza classe, giù nella stiva, con emigranti che fuggono dalla disperazione alla ricerca di una vita migliore. Il Nuovo Mondo, gli umilianti controlli sull’isola di Ellis, chiamata dai migranti “l’Isola delle lacrime”. La nuova vita da cittadina americana. Le difficoltà, le lotte per i diritti delle donne e contro lo sfruttamento minorile. I pericoli e le avversità da affrontare. Infine, l’amore, ma per questo ci sarà un alto prezzo da pagare.

Il libro parla di emigrati dell’inizio del ‘900. Perché proprio quel periodo storico?

Non è stata una mia scelta a dire il vero, sono stati gli eventi storici a cercare me. L’idea è partita dopo il ritrovamento nel cassetto della nonna, di un vecchio biglietto di terza classe datato 20 agosto 1919.  Un foglietto piegato in quattro, odoroso di muffa e ingiallito dal tempo che riportava a caratteri cubitali la dicitura «LA VELOCE – navigazione italiana a vapore» in cui spiccava la tratta: Italia-America. Riportava il nome di mia nonna e sua sorella scritti a mano in una grafia d’altri tempi. Da quella data mi sono mossa a ritroso, per ricostruire tutta la vicenda legata al viaggio di ritorno in Italia di nonna. Non contenta dei suoi racconti frammentari ho intrapreso una vera e propria ricerca storica, mossa da curiosità personale, e quando mi sono resa conto di possedere informazioni sufficienti sul conto della mia bis nonna, sua madre, ho provato a racchiuderle in un libro. É nata così la prima edizione di Biglietto di terza classe, dato alle stampe nel 2013. Non ancora soddisfatta, in questi ultimi anni ho intrapreso nuove ricerche ancora più approfondite, e a luglio 2021 è uscita la seconda edizione di Biglietto di terza classe, completamente riscritta, rinnovata, implementata con nuovi protagonisti e arricchita con nuove foto d’epoca, scovate nel cassetto della nonna.

Si parla anche di speranza?

Certo, si parla molto di speranza. Il viaggio intrapreso da Lina, la protagonista, è di per sé un viaggio della speranza. Ma la speranza da sola non basta, per ben sperare è necessario anche avere fede. Speranza e fede sono elementi che ricorrono spesso nel romanzo e contribuiscono a rendere la trama ancora più avvincente.

La protagonista ha di fronte a sé una serie di sfide, ma qual è quella più grande?

La vita di Lina è una sfida quotidiana per la sopravvivenza. Ma ritengo che la sfida più grande che la protagonista si trova a fronteggiare sia la forza di ricominciare, nel momento in cui la vita le toglie  l’amore più grande della sua vita. È uno spaccato particolarmente drammatico della vita della protagonista.

In un certo senso, la storia di Lina è molto attuale. Cosa ci insegna oggi?

Oltre al fenomeno sempre drammatico dell’emigrazione, il libro è un bell’espediente narrativo per parlare anche di altri argomenti d’attualità: razzismo, incidenti sul lavoro, sfruttamento sul lavoro, discriminazioni, abusi, lotte di classe per l’emancipazione femminile, mafia e per finire di pandemia. L’insegnamento che ne deriva è che anche se la ruota del tempo gira e i tempi cambiano e si evolvono, spesso gli uomini non cambiano e continuano a commettere gli stessi errori, purtroppo. Solo la speranza che ci può salvare da un ritorno all’oscurantismo del passato, e speranza significa fiducia nelle nuove generazioni.

A chi si è ispirata per raccontare la storia di Lina?

Questa domanda è facile. Lina è una ragazza realmente esistita più di cent’anni fa, era una contadina e viveva qui, nella mia bella Valtrebbia: Lina era la mia bisnonna. Non ho fatto in tempo a conoscerla, ma ho sempre sentito parlare di lei, dai racconti di mia nonna, sua figlia. Per questo motivo ho voluto rendere omaggio alla sua memoria e raccontare un po’ di lei in questo libro, perché credo che sia stata una donna coraggiosa e straordinaria, una persona da cui prendere esempio.

Qual è l’aspetto di Lina che le piace di più e che vorrebbe che il pubblico apprezzasse?

Il suo coraggio e la sua tenacia. Non si piange addosso ma prende in mano la sua vita. Anche nelle avversità affronta il destino a testa alta, con grande dignità.

Per finire, a chi consiglia di leggere il suo libro?

Questo libro è indicato per chi ama i romanzi storici, le storie vere e le biografie. Ho scelto di utilizzare un lessico semplice ma non scontato: può essere proposto come lettura già a partire dalle ultime classi della scuola primaria. Ottimo come lettura integrativa nelle ultime classi della scuola secondaria di primo grado, perché in linea anche col programma di storia delle classi terze. Come target di pubblico indico simpaticamente 10 – 99 anni. Mi congedo ringraziando La penna nel cassetto per questa bella occasione di condivisione dei miei pensieri, un caro saluto anche a tutti i lettori di questo splendido blog.

Segnalazione | ‘Vespa. La storia di un mito italiano’ di Marcello Albanesi

Nel 2021 ricorre il 75° anniversario dal deposito del brevetto. La Vespa è l’idea più innovativa che l’Italia abbia mai avuto dopo l’invenzione della biga nella Roma Antica. «The Times»

A settantacinque anni da quando la Piaggio ne depositò il brevetto (aprile 1946) e con oltre diciotto milioni di esemplari diffusi sulle strade dei cinque continenti, la Vespa ha dato e continua a dare una nuova marcia al mondo intero, unendo in un’unica passione giovani di culture lontane e diverse, diventando così il primo marchio veramente globale della mobilità.

Un prodotto del genio italiano, immortalato e reso celebre grazie a Vacanze Romane con Gregory Peck e Audrey Hepburn, il film del 1953 che renderà famosa in tutto il mondo non solo l’attrice, ma anche la Vespa. Da allora ha guidato i fenomeni di costume diventando il simbolo della rinascita italiana del dopoguerra e icona indissolubilmente legata all’immaginario popolare. Ancora oggi Vespa rimane lo scooter più imitato in assoluto, sinonimo d’italianità.

L’Autore

Marcello Albanesi (Roma, 1966). Laureato in Lettere, attore di teatro, ex giornalista pubblicista, autore e conduttore per radiokaositaly.com. Ha pubblicato i romanzi: La Panchina. Liberi di amare (2020) – disponibile anche in spagnolo, El Parque. Libertad de amar, e in inglese, The Bench. Free to love – e Martin. Per sempre insieme (2021).

Segnalazione | Pietà per l’esistente. Satire e poesie censurabili di Paolo Pera

Pietà per l’esistente. Satire e poesie censurabili è una variegata raccolta di testi critici verso la contemporaneità̀ politica, religiosa, estetica e umana

È disponibile in libreria e negli store online Pietà per l’esistente. Satire e poesie censurabili (Ensemble Edizioni) di Paolo Pera, una variegata raccolta di testi critici (sferzanti, seppur ironicamente) verso la contemporaneità̀ politica, religiosa, estetica e umana.

L’io poetante è qui l’osservatore di un Occidente che ha smarrito gli argini logici, come pure il senso del bello. Tra invettive e pasquinate, il poeta si scopre sì capace di un’innata avversione per l’altrui «bruttezza desiderata» ma anche compassionevole nei confronti del dolore che instaura questa bruttezza, ossia quel perdimento che fa decadere l’uomo nella caotica boria relativista.

A proposito del libro, il giovane autore piemontese racconta: «La raccolta nacque come un unico grande libro – insieme a quella che ora sarà la seconda anta di un dittico, Pena di me stesso – queste due parti: la pietà per il mondo e quella per sé, in un certo qual modo volevano essere il mio omaggio al Pound giovanile (poeta da me sempre amato, e del quale conobbi pure la figlia Mary), quello del Mauberley, dove una voce poetante demolisce la propria contemporaneità – già in odore d’Usura – e nel mentre critica aspramente anche sé stessa in qualità di “poeta non indispensabile”; Pound infatti era tanto critico con sé da auto-sabotare il proprio lavoro, gettandolo magari nella laguna di Venezia, e io pure ma senza laguna (basta il cestino del desktop, ormai). – continua – «Questo grande libro – effettivamente abnorme, centosessanta pagine – è stato da me troncato a metà: oggi esordisce la “critica al mondo”, ossia la Pietà, che si trasforma però nella futura Pena attraverso la poesia conclusiva, Il compassionevole, nella quale la vena satirica si ritira a guardare le debolezze dell’io permettendogli così di comprendere che questo “gioco dell’attacco” (che sta nel libro) nasca comunque da un sentimento di commozione per lo svanire e il soffrire di tutte le cose».

Pietà per l’esistente. Satire e poesie censurabili è una «critica sociale in versi» suddivisa in sette brevi sezioni. «Ad abitare anzitutto questo libro è il rapporto con la temporalità, ancor più che con la realtà: a mio parere la disgregazione non è negli uomini, essi sono vittime nel tempo che stiamo abitando! Se queste poesiole saranno eventualmente in grado dare una o più chiavi di letture per intendere la contemporaneità non potrò che esserne lieto»conclude il poeta.

L’autore

Paolo Pera (Alba, 1996) vive a Canale e studia Filosofia all’Università̀ di Torino. Ha pubblicato il romanzo La scuola attraverso i miei occhi (Vertigo, 2012) e la raccolta poetica La falce della decima musa (Achille e La Tartaruga ed., 2020). Nel 2021 pubblica Pierino Porcospino (Gian Giacomo Della Porta Editore), una rielaborazione del classico per l’infanzia di Heinrich Hoffmann. È anche fumettista, pittore e scultore. Collabora con diverse riviste online in qualità̀ di critico letterario.

Termini Book Festival, dal 2 settembre la nuova edizione

Tantissimi gli autori previsti per la seconda edizione del Termini Book Festival, che si terrà dal 2 al 4 settembre a Termini Imerese

Dopo il successo della prima edizione, dal 2 al 4 settembre a Termini Imerese (PA) presso il Giardino dell’Annunziata (via S. Orsola) torna il Termini Book Festival 2021, la kermesse letteraria ideata e diretta dallo scrittore termitano Giorgio Lupo insieme al direttore tecnico Emanuele Zammito del ristorante sociale “Tocca a tia”.

«Nella seconda edizione abbiamo mantenuto la formula che ha decretato il successo della prima: grandi scrittori e storie da raccontare e grandi artisti che con il loro talento declineranno l’amore per il bello, attraverso le loro performance» dichiara Giorgio Lupo.

Gli autori e le autrici ospiti dell’edizione 2021 del Termini Book Festival saranno: Maria Elisa Aloisi, vincitrice del Premio Tedeschi Giallo Mondadori nel 2021; Barbara Bellomo autrice Salani. Una delle scrittrici thriller più apprezzate d’Italia; Scilla Bonfiglioli autrice Mondadori pluripremiata. Scrittrice tra gli altri del capolavoro La Bambina e il nazista (Mondadori), tradotto all’estero e vincitore del Premio internazionale Pegasus Letterary Awards; Marika Campeti che attraverso il proprio struggente e bellissimo romanzo farà conoscere la disumanità dei campi profughi turco-siriani; Franco Forte, direttore editoriale di Giallo Mondadori – Urania e Segretissimo e autore di numerosi best sellers tradotti in tutto il mondo; Antonio Fusco, uno dei giallisti più famosi d’Italia (Giunti), creatore del commissario Casabona; Diego Lama, vincitore del Premio Tedeschi- Giallo Mondadori 2015, padre del commissario Veneruso; Simona Lo Iacono, già candidata al Premio Strega, autrice Neri- Pozza; Fabiano Massimi, autore Longanesi e Mondadori, vincitore del Premio Tedeschi 2017, tradotto in vari paesi esteri; Roberto Mistretta, autore Mondadori, vincitore del Premio Tedeschi 2019; Tea Ranno, autrice Mondadori, tradotta all’estero; Gaetano Savatteri, autore Sellerio. Dai suoi romanzi è stata tratta la serie RAI Makari, con Claudio Gioè; Gaudenzio Schillaci, scrittore, membro fondatore del collettivo Sicilia Niura, una delle realtà culturali più interessanti nel panorama letterario siciliano; Giusy Sciacca autrice di racconti, romanzi e testi teatrali. È ideatrice e curatrice del Premio Nazionale di Poesia Sonetto d’Argento Jacopo da Lentini; Annalisa Stancanelli, scrittrice siracusana creatrice di Morfeo, un cattivo letterario memorabile, autrice Mursia e Newton Compton; Salvo Toscano, uno dei più bravi scrittori siciliani, pubblica con Newton Compton; Vincenzo Vizzini, vicedirettore della Writers Magazine Italia, autore Mondadori.

Ricco palinsesto anche quest’anno per la nuova edizione. Sul palco si succederanno artisti del calibro di Stefania Bruno, la Sand Artist più famosa d’Italia; il gruppo folkloristico Eurako (con oltre 600 spettacoli all’attivo e varie tournée all’estero) e l’ASD The Factory, scuola di danza della coreografa e ballerina Marika Veca, che vanta importanti collaborazioni internazionali. Inoltre, sarà presentato l’inno della manifestazione, scritto e prodotto da Salvo Taormina, compositore e autore di talento e cantato dal vivo da Federica Neglia.

Ma il Termini Book Festival 2021 offre anche delle novità, arricchendo la manifestazione con la collaborazione del Liceo Classico Gregorio Ugdlena, che mirerà a “contaminare” i due ambienti in modo che “il Festival entri a Scuola” e “la Scuola entri nel Festival”. In particolare, i percorsi saranno due: la mattina alcuni autori ospiti della kermesse terranno workshop sui mestieri della scrittura e su quella creativa; la sera i ragazzi del Liceo modereranno alcune presentazioni di testi che avranno letto durante il periodo estivo.

Il Termini Book Festival quest’anno sosterrà l’associazione umanitaria Support and Sustain Children ONLUS (il cui fine è portare aiuto ai bambini e alle popolazioni colpite da guerre e/o gravi calamità sul confine turco-siriano) e donerà i libri usati durante le presentazioni alla Biblioteca Sociale Veni Creator Spiritus (luogo della parola scritta nato dall’intuizione del sociologo Pietro Piro e cresciuto con le donazioni di libri, provenienti da tutta Italia).

Durante la serata finale di sabato 4 settembre, presentata dalla giornalista Cristina Marra, anima e motore di numerosi festival letterari italiani, saranno premiati i primi tre classificati del Premio Termini Book Festival, contest letterario organizzato in collaborazione con la rivista Writers Magazine Italia, che quest’anno ha visto la partecipazione di 170 racconti provenienti da tutta Italia, valutati in parte dalla pre-giuria attenta e preparata formata da Eleonora Battaglia, Rosalba Costanza, Alessandro Miceli e Simona Godano.

La giuria sarà composta dagli autori e dalle autrici ospiti del Termini Book Festival 2021, dal direttore artistico e scrittore Giorgio Lupo e dai vincitori ex aequo della prima edizione del contest, Jacopo Montrasi e Massimo Tivoli. Interverranno alla serata anche gli scrittori Alessandro Buttitta, Rosalba Costanza, Pietro Esposto, Fabio Giallombardo e Gianmario Sacco, che presenteranno con una veloce e innovativa formula i propri romanzi.

Gli incontri della kermesse letteraria saranno moderati dagli scrittori Eleonora Battaglia, Rosalba Costanza, Nina Nocera, Rosario Russo e dalla professoressa Eleonora Lo Bue.

Il Termini Book Festival 2021 è realizzato grazie al gratuito patrocinio del Comune di Termini Imerese e ai mecenati Antonio Bellaville (Bellaville Solutions), Filippo Costanza (Mc risparmio), Giuseppe Genovese (Gruppo Genovese), Francesco Marramaldo, Fabrizio Melfa (Mediaging clinic), Giuseppe Veca e Sara Assicurazioni.

Ingresso gratuito, su prenotazione – tramite WhatsApp 3357606132 – fino ad esaurimento posti.

Per accedere alla manifestazione è necessario esibire il green pass con annesso documento di identità.

La manifestazione sarà trasmessa in diretta streaming tramite il canale Facebook di TeleTermini WebTv: https://www.facebook.com/teletermini

Emanuele Trevi ha vinto il Premio Strega con Due vite

L’edizione 2021 del Premio Strega ha decretato la vittoria di Emanuele Trevi con il suo romanzo “Due vite”

Emanuele Trevi è nato a Roma il 7 gennaio 1964 ed è noto per la sua attività di critico letterario, scrittore, editor e autore di saggi e romanzi. Ha debuttato nella narrativa nel 2003 con I cani del nulla (Einaudi). È stato direttore creativo di Fazi Editore e tra le curatele c’è anche l’antologia scolastica Storie della vita edita da Zanichelli e importanti opere in prosa, dedicate ad autori della letteratura come Leopardi, Salgari, Dumas, De Amicis.

Fonte immagine: Minima&Moralia

Come autore di romanzi ha ottenuto numerosi riconoscimenti e premi prestigiosi. Tra i tanti si ricordano il Premio Napoli nel 2010 per Il libro della gioia perpetua; con Sogni e favole (2019), ha vinto il Premio Viareggio per la narrativa e la XVIII edizione del Premio Pianeta Azzurro – I Contemporanei.

Attualmente collabora con «la Repubblica», «il manifesto», «Il Messaggero» e «Il Foglio». È conduttore di programmi radiofonici per Rai Radio 3. Inoltre, scrive su diverse riviste come Nuovi ArgomentiIl caffè illustrato.

Due vite di Emanuele Trevi – scrive Francesco Piccolo nella presentazione al Premio Strega – è un libro capace di trasformare l’intimità e la malinconia in letteratura, rendendole universali a avvicinandole alle vite di tutti. Ed è un libro che non assomiglia a nessun altro. Per questo lo candido con entusiasmo al premio”.

È stato sposato con la scrittrice Chiara Gamberale dal 2009 al 2011.

In una intervista al Corriere della Sera, Emanuele Trevi ha parlato proprio di Due Vite, il romanzo con cui ha vinto: «Non sono mai stato uno scrittore di immaginazione, i miei libri sono tutti autobiografici, e questo è un libro semplice, corto, con due soli personaggi. Le Due vite del titolo, al di là del fatto che di due vite si tratta, sono riferite a quella che si vive in terra e quella che si vive nei ricordi degli altri, di quelli che ti hanno voluto bene e che restano quando tu non ci sei più. L’ho scritto adesso perché occorrer avere una distanza di tempo da ciò che scrivi, dalle storie che scegli: un lasso di tempo che non deve essere troppo breve né troppo lungo. A un certo punto viene il momento giusto».

Mentre sulla vittoria dello Strega e di come gli cambierà la vita anche stavolta, dice:  «Già l’altra volta me l’aveva cambiata, pur non avendo vinto»