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Intervista | Pier Luigi Luisi ci racconta la genesi del suo libro “All’ombra dei fichidindia”

Un libro per chi vuole conoscere un’isola d’Elba più vera: quella che ha conosciuto la guerra, le lotte politiche, gli scioperi

All’ombra dei fichidindia” è l’ultimo libro di Pier Luigi Luisi. Tempo fa già ve ne ho parlato in una segnalazione, ma oggi vi propongo la mia intervista all’autore che si racconta e ci racconta la sua opera.

Chi è Pier Luigi Luisi e di cosa si occupa?

Sono stato professore universitario di chimica e biochimica prima al Politecnico Federale di Zurigo – per oltre 35 anni – poi all’Università di Roma Tre per dieci anni circa. Adesso, in pensione, mi dedico alla scrittura di articoli e libri. Il libro più noto, a livello mi dicono di best seller internazionale, è il libro scritto con Fritjof Capra “The Systems View of Life”, della Cambridge University Press 2014, tradotto molto bene da Aboca che ha dato come titolo “Vita e Natura”.

Come è nata, in un chimico, la passione per la scrittura?

L’ho sempre avuta, fin da bambino, e negli anni seguenti sono stato sempre sia uno scienziato (origine della vita, sistemi autoreplicanti e modelli di autopoiesi) sia uno scrittore di letteratura.

Perché proprio l’Isola d’Elba per ambientare le sue storie?

I miei genitori sono Elbani, e così i loro genitori, e all’Elba si passava ogni anno l’estate.

Non solo storie, ma anche leggende. Perché questa scelta?

Alcune storie vecchie si fondono in modo naturale con la leggenda, nel senso che non si sa più discernere tra i fatti reali e quelli fantasiosi raccontati dai vecchi cantastorie. Poi anche le storie vere, dopo un po’, assumono il carattere di una fantasia popolare, e non sai più distinguere se sono veramente accadute o se sono frutto solo di credenze collettive.

Cosa ci vuole suggerire con la sua opera?

I giovani – e meno giovani – elbani dovrebbero conoscere di più la loro storia, ricordare che i loro padri o nonni erano minatori, o magari pescatori o cultori di viti, con dei valori forti di attaccamento alla terra e alle tradizioni locali.

Tanti i sentimenti raccontati in quest’opera, qual è per lei quello più importante?

Il sentimento di nostalgia per un mondo che è scomparso, o che sta scomparendo: quello dell’Elba antica.

Il libro è impreziosito da immagini e illustrazioni, non bastavano solo le parole?

Per molti lettori, le sole parole possono non bastare. Io credo, come scrittore, nell’importanza delle illustrazioni, perché forniscono la possibilità di prendersi una pausa dalla lettura e dai numerosi concetti che ne derivano. È come se qualcuno ti dicesse: un momentino, prego… in sostanza, l’illustrazione ti induce a fermare i pensieri e ti porta in un’altra dimensione, quindi è una sospensione molto utile dal punto di vista emozionale.

Per concludere, a chi consiglia la lettura del suo libro?

Direi in primo luogo a coloro che sono interessati a conoscere un’isola d’Elba non tanto turistica, quanto un po’ più vera: quella che ha conosciuto la guerra, le lotte politiche, gli scioperi… quindi, lo consiglierei a lettori che abbiano un interesse storico, culturale e politico riguardo all’Elba. Del resto, molti dei miei amici considerano questo libro anche come un documento, e questo mi fa davvero un gran piacere.

Segnalazione | “Ivana davanti al mare” il romanzo dell’autrice slovena Veronika Simoniti

Il libro, campione d’incassi in Slovenia e già tradotto in diverse lingue, racconta un periodo drammatico della storia europea

È disponibile in libreria e negli store digitali “Ivana davanti al mare” il romanzo dell’autrice slovena Veronika Simoniti (traduttrice di Andrea Camilleri in Slovenia), edito da Morellini Editore. Il libro campione d’incassi in Slovenia e già tradotto in diverse lingue, racconta un periodo drammatico della storia europea, in quel crocevia di popoli rappresentato da Istria ed ex Jugoslavia. Una vicenda tra Trieste e la Slovenia che conduce il lettore in una delle vicende più dolorose della nostra recente storia.

«L’uscita del mio romanzo “Ivana davanti al mare” in traduzione italiana per me è una doppia festa: non solo perché l’opera sta per cominciare una sua nuova vita in un’altra lingua, ma perché parla anche del passato dei luoghi dove storicamente s’intrecciano due culture, quella slovena e quella italiana, che mi sono – anche per ragioni intime – più vicine e mi stanno più a cuore. Sono contentissima che adesso anche i lettori italiani potranno leggere la storia di Ivana e sul destino del bambino nel suo pancione, il mistero che cerca di risolvere la nipote molti anni dopo la morte della nonna. – commenta la scrittrice – Sono felice che dopo molti altri Paesi il romanzo sia uscito anche in Italia, terra che amo profondamente. Il procedere della donna che sta al centro di questa storia rappresenta sia il cammino di tutte le donne europee, sia la viva rievocazione della traumatica Storia del Novecento, ma anche la ricerca della propria identità da parte di ognuno di noi».

Sinossi:

La nipote di una anziana donna slovena, morta da poco, torna da Parigi per svuotare la casa di sua nonna Ivana, quando trova una foto di lei, visibilmente incinta, che stringe fra le braccia una bambina: “Ma come” si chiede, “non era figlia unica mamma?”. La donna si mette alla ricerca del significato di quell’immagine, stridente come un bianco e nero privo di grigio. Una fotografia che il Secondo conflitto mondiale sembra aver lasciato proprio perché fosse lei a scoprirlo. “Ivana davanti al mare” racconta un periodo drammatico della storia europea, in quel crocevia di popoli rappresentato da Istria ed ex Jugoslavia. Una vicenda tra Trieste e la Slovenia che conduce il lettore in una delle vicende più dolorose della nostra recente storia.

L’Autrice:

Veronika Simoniti (Lubiana 1967) è laureata in lingue e letterature romanze. Ha lavorato per vari anni come traduttrice freelance e lettrice di lingua italiana. In campo letterario ha esordito dapprima come autrice di fiabe per Radio Slovenia e in seguito con il racconto Metuljev zaliv (La baia della farfalla), con cui ha vinto il primo premio al concorso bandito dalla rivista “Literatura”. Da allora ha continuato a scrivere sia per la radio che per varie riviste letterarie. Ha vinto premi o ricevuto segnalazioni anche per altri singoli racconti. Nel 2005 l’editore Lud Literatura ha pubblicato la sua prima raccolta di racconti brevi, Zasukane štorije (Storie contorte), segnalata dal Premio Esordio del 2005 e due volte inclusa tra i finalisti del Premio per la migliore raccolta di prose brevi Fabula 2006 e Fabula 2007. Nel 2011 ha pubblicato la sua seconda raccolta di racconti brevi, Hudičev jezik (La lingua del diavolo). I suoi racconti sono stati tradotti in quindici lingue straniere e figurano in antologie in lingue straniere (tra le quali la Best European fiction 2016). Nel 2014 è uscito il suo primo romanzo Kameno seme (Il seme di pietra) presso l’editrice Litera ed è stato segnalato, nel 2015, dal Premio Kresnik per il migliore romanzo dell’anno. Nel 2018 sono uscite due raccolte di racconti scelti tradotti: Teufelssprache (Litterae Slovenicae) in tedesco e Mere Chances (Dalkey Archive Press) in inglese. Nel 2019 ha pubblicato, per i tipi della casa editrice Cankarjeva založba, il suo secondo romanzo Ivana pred morjem (Ivana davanti al mare) che è stato segnalato dal Premio Modra ptica per il miglior manoscritto e ristampato lo stesso anno. È stato segnalato, inoltre, dal premio Kritiško Sito dell’Associazione dei critici letterari sloveni nel 2020, e ha vinto, nello stesso anno, il Premio Kresnik per il miglior romanzo dell’anno. È del 2019 anche Fugato, segnalato nel 2020 dal Premio Novo Mesto per la migliore raccolta di racconti brevi.

Segnalazione | ‘Z – Nulla da perdere’ di di Valeria Florio

‘Z – Nulla da perdere’ racconta una storia ambientata nel 2000 in un’imprecisata nazione dell’Est Europa

Valeria Florio è in libreria con ‘Z – Nulla da perdere‘, edito da Edizioni Haiku.

Sinossi:

Città di Zeta, in un’imprecisata nazione dell’Est Europa. Negli anni 2000, un governo dispotico esercita un feroce controllo della popolazione basato su leggi razziste e omofobe, annullando, di fatto, ogni libertà personale. In questo scenario, arriva l’offerta irrinunciabile di un reality show dedicato a chi non ha più nulla da perdere ma forse qualcosa da guadagnare. A partecipare ci sono molti disperati, mentre la gente fuori dalla casa della morte si gusta il programma Cosa sei disposto a vincere? condividendo con emozione il suicidio inevitabile dei concorrenti. Quel che resta da capire è se la storia sarà destinata a ripetersi, nei suoi corsi e ricorsi, oppure se, quando si tocca il fondo, l’umanità sarà capace di rinascere tramite un’inedita speranza.

L’Autrice:

VALERIA FLORIO. Classe 1981, per metà calabrese e per metà olandese, scrive da sempre. Psicoterapeuta, scrittrice, madre. Vive a Roma. Tra le sue pubblicazioni la raccolta di racconti Surreale e possibile (2010) e il saggio di psicologia Il cambiamento: sull’onda tra crisi e opportunità (2017).

Intervista | Maria Elisa Gualandris racconta il suo libro “Come il Lago”

Con “Come il Lago“, Maria Elisa Gualandris ci presenta un nuovo caso per la protagonista Benedetta Allegri. Questo romanzo è il secondo capitolo della serie L’apprendista reporter, iniziata con Nelle sue ossa. A raccontarci il libro è proprio l’autrice in una intervista esclusiva:

Chi è Maria Elisa Gualandris e di cosa si occupa?

Vivo a Verbania, sul lago Maggiore e sono una giornalista. Mi occupo prevalentemente di cronaca nera, collaborando con diverse testate della mia zona. Conduco anche un programma ogni mattina su Rvl La Radio. La lettura e la scrittura sono da sempre le mie grandi passioni.

È in libreria con il romanzo ‘Come il Lago’, di cosa parla?

Si tratta di un giallo, ambientato tra il lago Maggiore e le montagne dell’Ossola. La mia protagonista, Benedetta Allegri è alle prese con il caso di una donna, Annalisa, trovata morta in un lago di montagna. E’ la figlia adolescente della donna, Caterina, a chiederle aiuto per scoprire la verità su cosa è accaduto alla madre.

Chi è Benedetta, la protagonista di questo romanzo?

Benedetta è una giovane giornalista precaria che ama seguire casi di cronaca e si batte per dare giustizia alle vittime, spesso lasciandosi coinvolgere più di quanto dovrebbe nei casi di cui si occupa.

Questo è un ritorno per la protagonista, cosa è cambiato nel personaggio (se qualcosa è cambiato) rispetto al primo libro della serie ‘L’apprendista reporter’?

Ritroviamo Benedetta che ha lasciato il giornalismo precario per dedicarsi a un lavoro più stabile come copywriter in un’agenzia pubblicitaria a Milano. Sta anche provando a recuperare la sua relazione con il fidanzato Andre. Ma il richiamo della sua grande passione e l’affetto che inizia a provare per Caterina la spingono a rimettersi in gioco.

Come definirebbe il suo romanzo? È un giallo, un poliziesco o cos’altro?

Io lo definisco un giallo-rosa. Ci sono il mistero e i sentimenti.

Quali sono i temi che tratta nel libro e che le stanno più a cuore?

Mi piace occuparmi di temi di attualità quando scrivo. In questo romanzo si parla di violenza sulle donne, dei rischi del web e soprattutto di lavoro e precariato.

Perché il lettore dovrebbe leggere il suo libro?

Spero che chi legge il mio libro possa staccare per qualche ora dalla realtà, rilassarsi e spero anche divertirsi e trovare anche qualche spunto di riflessione.

Infine, dopo ‘Nelle sue ossa’ e ‘Come il Lago’, avremo altri capitoli? Possiamo avere un’anticipazione?

Sono certa di voler far tornare Benedetta, ma al momento è ancora presto!

Segnalazione | “Dappertutto stando fermi” di Luca Masala

Chi sostiene di non riuscire a comprendere la poesia, non la sta osservando dal corretto punto di vista. Garcia Lorca sosteneva che la poesia non cerca seguaci, ma amanti“.

È disponibile in libreria e negli store digitali “Dappertutto stando fermi”, il nuovo libro di poesie di Luca Masala, pubblicato da L’Erudita. L’opera, per quanto contenga decine di brani editi e inediti, può essere considerata un corpus unico, quasi un lungometraggio cinematografico dall’intensità crescente, un vero e proprio reportage storico per raccontare la storia dell’uomo moderno nel suo eterno cercare sé stesso, in un mondo, quello attuale e sempre meno nostro, così difficile da comprendere e da vivere.

«Chi sostiene di non riuscire a comprendere la poesia, non la sta osservando dal corretto punto di vista. Garcia Lorca sosteneva che la poesia non cerca seguaci, ma amanti. Oggi, i poeti o, meglio, coloro che si impegnano a “generare” poesia attraverso i propri scritti, non mancano di certo. Tuttavia, c’è bisogno soprattutto di buoni lettori pronti ad accoglierla e ad amarla sul serio, lasciandosi travolgere dalle emozioni pure che questa suscita. E non è soltanto una questione legata alla qualità dei contenuti che, in quanto parto dell’anima altrui, è ingiudicabile da un punto di vista poetico, così come ne sono imprevedibili gli effetti. È proprio il nostro particolare contesto culturale, in cui il conflitto tra valori spirituali e materiali ha raggiunto il suo apice, unito alle non trascurabili difficoltà di un mercato editoriale congesto e a tratti impraticabile, a fomentare confusione e decentramento. A questo si aggiungano le conseguenze dell’evoluzione delle relazioni umane, sempre più orientate ad un approccio “mordi e fuggi” tipico dell’era del social network, che rendono le cose più difficili, lasciando poco tempo e, soprattutto, poca volontà da dedicare alle buone letture. E il genere poetico, in tutto questo deprecabile marasma, scompare. – commenta l’autore – Tuttavia, nonostante il panorama circostante non sia dei più favorevoli, io per primo ho deciso di continuare a puntare sulla poesia tout court e a soddisfare il mio quasi compulsivo bisogno di scrivere. Sono convinto che ne valga ancora la pena. Perché so che i buoni lettori esistono ancora. Il senso poetico di “Dappertutto stando fermi” è proprio questo: ovunque tu possa trovarti, la poesia ricerca costantemente cuori che la possano toccare, consentendole di entrare a fare parte della propria esistenza, con semplicità e armonia. Quel che conta è comunque rimanere ben orientati. È stato necessario un lungo periodo di composizione per distillare ogni singola parola e racchiuderci all’interno il valore profondo che deriva da questo percorso esperienziale che ognuno di noi compie nella vita, ognuno a suo modo e in tempi differenti. Questi versi, letti alla luce della corretta chiave empatica ed emozionale, si tramutano in sconvolgente e vitale meraviglia. Credo che questa imprevedibile alternanza emotiva sia in fondo una caratteristica peculiare del mio poetare, la cifra stilistica che contraddistingue nettamente il mio modo di scrivere e, almeno per il momento, l’unica in cui mi riconosco»conclude Luca Masala.

Sinossi:

Una verità acerba, un sentiero di inchiostro che tende alla profondità del cosmo, un’indagine delle pulsioni dell’uomo: questi i perni attorno ai quali ruota “Dappertutto stando fermi”, che scuote il lettore gettandolo in un’atmosfera avvolgente, che attraversa il percorso della vita proponendone una lettura intensa e passionale. La penna di Luca Masala traccia versi radicati nel sangue e nelle stelle, versi che esigono un approccio lento e diligente; versi in grado di squarciare il velo del più ovvio empirismo rivelando un’umanità talvolta combattiva, talvolta malinconica, sempre sensibile.

L’Autore:

Luca Masala, scrittore e artista poliedrico, nasce a Cagliari nel 1970. Docente di Lettere, Life Coach, editor di narrativa e poesia, appassionato umanista e impegnato fin da giovanissimo in svariate attività culturali, dopo essersi cimentato con racconti e poesie a livello amatoriale durante gli anni della giovinezza, nel 2020 pubblica per la prima volta la silloge poetica “Ubiqua” (AmicoLibro Edizioni), premiata recentemente come “miglior poesia sperimentale” al concorso “Rive Gauche – Firenze in Letteratura” e proclamata vincitrice dalla Giuria Scuole alla XIV edizione del “Premio Letterario Internazionale Città di Sassari”. Con il racconto “L’ultimo volo di Elia” entra a far parte della rosa di scrittori presenti nella raccolta antologica “Cagliaritani per sempre” (Edizioni della Sera, 2022). Al momento, è al lavoro sul suo primo romanzo.

Recensione | ‘La luce di Akbar. Il romanzo dell’impero Moghul’ di Navid Carucci

Un romanzo che esplora temi sempre attuali, come la natura del potere, il dibattito religioso e il dialogo tra civiltà

A cavallo tra il XVI e il XVII secolo in India regna una delle dinastie più fiorenti della storia, parlo della dinastia Moghul. È considerata la più importante dinastia imperiale indiana di religione musulmana, che regnò su quasi tutto il territorio dell’Asia meridionale durante la dominazione islamica in India. Il suo sovrano più celebre fu Muḥammad Abū l-Fatḥ Jalāl al-dīn, meglio conosciuto come Akbar.

Akbar ritratto da Govardhan, 1630 circa, Metropolitan Museum of Art.

Akbar regnò da 14 febbraio 1556 al 27 ottobre 1605 e da subito lavorò per debellare l’antica minaccia rappresentata dalla dinastia Suri (una dinastia sultanale musulmana di origine afghana che regnò su un vasto territorio del subcontinente indiano fra il 1540 ed il 1557, con Delhi come capitale del Sultanato). Lo fece con pugno fermo, mettendo in campo imponenti forze militari. Sotto il governo di Akbar, l’impero raggiunse una estensione che non fu più eguagliata da nessun altro sovrano.

Akbar è ricordato anche per essere un sovrano illuminato. Amante dell’indagine filosofica e teologica, cercò continuamente punti di contatto tra le diverse fedi del popolo su cui regnava. Inoltre, in campo religioso era molto tollerante, soprattutto nei confronti dell’induismo e critico nei confronti dell’Islam.

Impero Moghul all’anno della morte di Akbar (1605). Fonte: https://it.wikipedia.org/wiki/Akbar#/media/File:Mogulreich_Akbar.png

Desideroso di conoscere e approfondire altri culti, invitò nella sua corte, per dibattere pubblicamente e liberamente, alcuni esponenti delle principali religioni presenti nel suo regno: musulmani, zoroastriani, indù, giainisti, cristiani e missionari francescani e gesuiti. Fu il primo sovrano, soprattutto presso i regni musulmani, ad adottare la tolleranza religiosa.

Tuttavia, gli scontri tra pensieri e credi furono molto accesi e il sovrano subì molte pressioni, soprattutto da parte dei gesuiti, per una conversione. Stanco di tutto questo Akbar si allontanò da ogni tipo di religione ufficiale e, nel 1579 sfiduciato anche dagli esponenti di un Islam ortodosso, si autoproclamò infallibile in materia di fede, mentre nel 1582 fondò una sua personale religione chiamata, che rimase circoscritta alla cerchia dei letterati di corte.

Questo è il contesto in cui si sviluppa la storia narrata da Navid Carucci,La luce di Akbar. Il romanzo dell’impero Moghul”, edito da La Lepre Edizioni.

Sfogliando le pagine, il lettore viene letteralmente immerso all’interno di questo mondo, che se da un lato mostra un respiro culturale veramente ampio, dall’altro non nasconde le insidie tipiche della corte.

Il profilo di Akbar è ben delineato, l’autore riesce bene a trasmetterci l’evoluzione di questo sovrano, la sua determinatezza e il suo valore sia politico che intellettuale, così come sa mostrare le ambiguità, gli intrighi e la doppiezza di molti altri protagonisti, che cercano di raggiungere i propri obiettivi a scapito di altri.

Al centro della vicenda c’é la storia di Jamal, un funzionario hindu, e di suo figlio Salim, il cui destino si incrocerà con quello di Samir, primogenito di Akbar.

Quasi tutti i personaggi presenti in questo romanzo sono veramente esistiti e ognuno mostra una faccia diversa di questo mondo, che a tutti i costi, ma senza grandi successi, cerca somiglianze e punti di contatto.

Se amate la storia dell’oriente e in particolare dell’India, questo romanzo è imperdibile, ma lo è anche se volete approfondire la storia di un regno che è pressoché inesistenze nei nostri libri di scuola. Un consiglio, però, mi sento di dare: se deciderete di leggere questo libro, prima di affrontarlo, approfondite un po’ la storia del suo protagonista e del regno Moghul, altrimenti alcuni passaggi potrebbero risultare poco chiari.

Segnalazione | “Le Negazioni”, il nuovo romanzo di Marco Gottardi

Un libro sull’abbandono e sulla possibilità di porvi rimedio

È disponibile in libreria e negli store digitali “Le Negazioni”, il nuovo romanzo dello scrittore Marco Gottardi, pubblicato da Emersioni.

“Questo romanzo costituisce, prima di tutto, l’accettazione e il compimento di una sfida stilistica, da sempre al centro della mia ricerca narrativa, e al contempo la realizzazione di un’idea di teoria letteraria (legata al concetto di negazione) declinata nella più piena, intima e profonda concretizzazione del progetto di storia, di fictio narrativa, di trama gravida di valori”, commenta lo scrittore.

Sinossi:

Valter, docente di letterature comparate all’università Sorbonne Nouvelle-Paris 3, torna a casa per la morte del padre. Manca da sedici anni, da quando ha lasciato la vecchia casa ai piedi delle colline trevigiane, dopo aver litigato con l’unico genitore rimastogli ed essersene andato sbattendo la porta, senza più mantenere alcun contatto con suo padre. Torna soltanto per il funerale e per vendere la casa, ma questo suo ritorno lo costringe a fare i conti con il passato, con quello sconosciuto degli ultimi sedici anni e con quello che lo ha preceduto, un passato fatto di silenzi e affetti perduti, di reticenze e misteri.

Le negazioni sono un libro sull’abbandono e sulla possibilità di porvi rimedio, è la storia di un quarantenne che lentamente si riappropria di un tempo smarrito, sospeso, i cui fili invisibili, per quanto sottili, possono ancora intrecciare presente e futuro, nonostante il tempo abbia cambiato molte cose, compreso lo stesso Valter. Ma nulla, se non la morte, è irrevocabile. Le negazioni, allora, raccontano anche questo: la redenzione di un uomo che a poco a poco riconosce le proprie colpe e se ne libera, ritrovando vecchi affetti e scoprendo nuovi legami, imparando in fondo a riconoscere se stesso.

La negazione, inoltre, si pone quale risorsa stilistica egemone e cifra distintiva del romanzo tutto, tracciando questo itinerario di redenzione come una sorta di correlativo oggettivo dello stato d’animo del protagonista, fino al ribaltamento di segno finale, in cui la negazione cede il passo alle tre affermazioni che concludono il libro.

Scritto interamente in prima persona al presente, il romanzo abbatte le distanze tra scrittore e lettore, consentendo a quest’ultimo (attraverso una prosa vivida e risoluta nella quale sono evidenti i modelli di Faulkner e Onetti) di identificarsi in Valter, nella sua storia, nel valore di un ritorno a casa che è in ultima istanza la costruzione di un perdono.

Guarda qui il book trailer del romanzo “Le Negazioni”

L’Autore:

Marco Gottardi (poeta, scrittore, giornalista e critico letterario, attualmente caporedattore presso Edizioni Chartesia di Treviso) nasce a Montebelluna (TV), il 12 ottobre 1978. Esordisce nel luglio del 2002 con la raccolta di poesie Scritti Novelli. Comincia a partecipare a qualche concorso letterario e nel 2003 è finalista alla nona edizione del premio internazionale “Jacques Prevèrt”, ottavo al concorso letterario internazionale “Angelo Maria Mastromattei” e quarto alla sedicesima e diciassettesima edizione del concorso “Una poesia per Pamparato” (2003 e 2004). Nel luglio del 2003 pubblica con la Montedit di Milano il suo secondo libro di poesie Perdutamente Riversi, che viene recensito in diverse riviste letterarie italiane. È di nuovo finalista alla dodicesima edizione del premio letterario “Il club degli autori” 2005/2006 e, nel marzo del 2005 esce, sempre a cura della Montedit, Incanti e Cadute, sua terza raccolta in versi.

Nel 2008 è finalista alla decima edizione dell’importante “Premio de Palchi/Raiziss” e, nello stesso anno, terzo classificato al “Concorso di poesia Colfosco”, concorso che vince l’anno successivo.

Nel febbraio 2007 si laurea col massimo dei voti e la lode in Lettere all’università Ca’ Foscari di Venezia, conseguendo nel 2009, con medesima votazione, la specializzazione in Filologia e Letteratura Italiana Medievale e Umanistica. Dal 2003 al 2013 è critico letterario, recensore e redattore culturale per il periodico Marcaaperta, e nello stesso periodo collabora anche con altre riviste culturali come Il Cortese Servabo. Nel 2008 è segretario dell’associazione culturale “Il sogno di Polifilo”. Nel 2012 fonda il movimento artistico-letterario dei Folli, scrivendo il manifesto ed esercitando il ruolo di teorico del movimento stesso; sempre nel 2012 esce per le cure di Sismondi Editore il canzoniere Liber Salutis. Nel 2014, con la silloge Te Deum (al momento  inedita) è finalista al “Concorso di poesia religiosa San Francesco”, concorso nel quale l’anno seguente conquista la Menzione d’Onore; nel 2015 si distingue anche al “Concorso internazionale di poesia Camellia Rubra Città di Montebelluna”, dove si aggiudica il Premio speciale Città di Montebelluna, e al prestigioso “Concorso nazionale di poesia e narrativa Guido Gozzano”, in cui risulta finalista con la raccolta I frantumi del niente (ancora inedita).

Nel luglio del 2016 esce per De Bastiani Vini e cicchetti. Guida alle osterie della Marca Trevigiana, una geografia sentimentale del buon bere che racconta i migliori templi di Bacco.

A gennaio 2017 esce il suo primo romanzo, Il curioso caso del signor G (Bibliotheka Edizioni) e a gennaio del 2019 Testamento (CSA Editrice), il suo secondo romanzo. Le negazioni, pubblicato a gennaio del 2022 da Emersioni di Roma (ex collana Castelvecchi, ora casa editrice diretta dallo scrittore Michele Caccamo e parte del Gruppo Lit Edizioni), è il suo terzo romanzo.

Per Edizioni Chartesia di Treviso ha scritto tutti i testi della guida Vini e cantine d’Italia (collana Delibo) dal 2015 al 2019, i testi dei libri su VicenzaParma Padova (collana Grand Tour) e, nel 2021, l’intero commento introduttivo ai cento canti dell’edizione illustrata della Divina Commedia (collana Epica).

Attualmente lavora al suo quarto romanzo.

Segnalazione | ‘Senti, caro Carlo’ di Maria Pia Selvaggio

Senti, caro Carlo. Fibre epistolari tra Carlo Emilio Gadda e Isabella Rappi Lehr di Maria Pia Selvaggio, un saggio su Carlo Emilio Gadda

Nel 2023 si celebrano i 50 anni dalla morte e il 130esimo anno della nascita di Carlo Emilio Gadda. Il modo migliore per prepararsi alle celebrazioni è rispolverare le conoscenze dell’autore oppure approfondire con saggi dedicati. Uno di questi è Senti, caro Carlo. Fibre epistolari tra Carlo Emilio Gadda e Isabella Rappi Lehr di Maria Pia Selvaggio, edito da Edizioni 2000diciassette.

Sinossi:

Un saggio dedicato al carteggio inedito dal fronte della Prima guerra mondiale, intercorso tra un
giovanissimo Carlo Emilio Gadda e la zia materna Isabella Rappi Lehr, medico specialista al Rizzoli di Bologna. Un grande lavoro letterario durato tre anni; un’analisi approfondita che raccoglie molteplici aspetti: linguistici, antropologici, letterari e personali, e che mira ad una maggiore comprensione della complessa figura di una delle voci più originali della letteratura del Novecento.
Il carteggio epistolare avvenuto tra il noto scrittore e la zia Isabella (quasi duecento lettere) viene
concesso in maniera esclusiva a Maria Pia Selvaggio dagli eredi dello scrittore; per tre anni l’autrice ne studia il contenuto e sottopone il suo scritto alla Commissione di studio “gaddiana” della Sapienza Università di Roma, ottenendo anche l’approvazione dell’Archivio Contemporaneo di Stato del Gabinetto G.P. Vieusseux di Palazzo Strozzi a Firenze dove il carteggio, danneggiato dall’alluvione dell’Arno del 1966, era custodito.

«Lo studio di una personalità così impegnativa e pregnante è stato per me un momento di crescita personale e culturale importantissimo. Mi è piaciuto provare a toccare non solo le corde di una poetica immensa e complicata, di uno stile scoppiettante nella sua alta liricità, di un linguaggio leonino e disinibito, ma ho anche apprezzato il suo modo particolare di essere “uomo”, fragile e coraggioso al tempo stesso. Ho provato commozione e rispetto, mi sono “cibata” della sua prosa e ho trattenuto con me, per tre lunghi anni, questo progetto, in un continuo ‘labor limae’, sicura che gli studi gaddiani avrebbero lasciato in me segni profondi» (Maria Pia Selvaggio)

L’Autrice:

Maria Pia Selvaggio nasce a Telese Terme (BN) ed è saggista, drammaturga, scrittrice, editrice, oltre che vincitrice di svariati premi letterari. La sua prima opera risale 2006, Il Sapore del Silenzio. A seguire la raccolta di racconti Borgofarsa (2007); L’Arcistrea (2008) dedicato alla janara beneventana Bellezza Orsini; Lei si chiama Anna (2010), romanzo ispirato alla tragedia di via Puccini (Roma), che ha visto protagonisti Anna Fallarino e il marchese Camillo Casati Stampa di Soncino (quest’ultima opera nel 2020 viene rieditata con un diverso titolo, Il delitto di via Puccini. Il confidente anonimo: la storia ampliata rivela particolari inediti del delitto, alla luce di scoperte storico-politiche, ad oggi oggetto di progetto cinematografico con la ‘Hitch2 Produzioni’ di Umberto Rinaldi e Alberto Scarino). Nel 2011 partecipa a varie antologie con i racconti Larissa e Le Sette Ore ispirato ad una vicenda vera. Nel 2012 edita il romanzo Ai Templari il Settimo Libro, che pubblica con il gruppo Publiedi-Raieri-Panorama. Nel 2014 entra a far parte di un progetto europeo che la vede impegnata con il teatro attraverso le opere Hamida rappresentata in Belgio, Montenegro, Germania, Francia, Spagna; ancora nel 2016 la seconda opera drammaturgica Kariclea messa in scena a Viterbo, Firenze, Grecia, Spagna e Bruxelles. Nel 2017 fonda la casa editrice 2000diciassette, con cui decide di dare in stampa il romanzo Le Padrone di Casa, ancora una volta partendo da una storia reale di camorra e sangue, le cui protagoniste risultano cinque donne vittime e carnefici di
un sistema labirintico mafioso.

Segnalazione | “L’estate di Achille” di Davide Buzzi

«E tu volevi fare il musicista? Povero Culocaldo, non saresti sopravvissuto cinque minuti fra le grinfie di quella gente! Come non ci sono sopravvissuto io…»

È disponibile in libreria e negli store digitali “L’estate di Achille”, il nuovo romanzo del cantautore e autore, Davide Buzzi, pubblicato da Morellini Editore.

Si tratta di un romanzo di genere spoof, una specie di autobiografia inventata, sulla vita di un cantautore attivo in Italia fra il 1968 e il 1974. Attraverso la narrazione della vita di questo personaggio si vuole anche raccontare un piccolo spicchio della storia musicale di quegli anni, senza comunque darne dei giudizi o trarne delle conclusioni.

La storia è completamente inventata e non ha alcun fondamento storico, seppure i nomi di alcuni personaggi e le loro attività all’epoca dei fatti raccontati sono reali.

In ogni caso, “questo libro è un’opera di fantasia. I luoghi dove si svolgono i racconti, seppure non riprodotti fedelmente, sono reali, mentre i personaggi citati sono invenzioni dell’autore e hanno lo scopo di conferire veridicità alla narrazione. Qualsiasi analogia con fatti e persone, vive o defunte, è puramente casuale”.

“L’estate di Achille è un racconto che ci invita a rivedere le nostre priorità, che scalfisce i nostri punti fermi e li rivoluziona. Il personaggio del romanzo, all’apparenza un emarginato senza speranze e perfino un po’ folle, si rivela invece un uomo arguto e dall’estrema intelligenza. Essere un senzatetto è una sua scelta di vita, la ricerca di una libertà estrema e senza condizionamenti in verità irraggiungibile, l’ultimo pretesto anarchico di un uomo che non ha mai trovato se stesso. – commenta l’autore – La droga, l’amore per musica, gli anni 70 e la strana scomparsa di un cantante quasi famoso nel 1974. Un incredibile e commovente giallo della disperazione.”

Sinossi:

1993 – Sotto il cavalcavia del Corvetto, quartiere fra i più malfamati di Milano, dal nulla compare un barbone che, seminascosto da un eskimo, passa le sue giornate fra il fumo di mille sigarette e le note della sua chitarra.

Davide Buzzi, venditore di successo presso una concessionaria FIAT e che da sempre in auto si trova a passare sotto a quel ponte, come attratto da una specie di richiamo invisibile decide di avvicinarlo. Ascoltando i suoni e le melodie che le mani e la voce di quell’emarginato riescono a trasmettere, comprende che quello che ha davanti non è un mendicante qualunque e che probabilmente l’uomo nasconde un segreto.

Davide decide così di approfondire la questione ma il senzatetto si rivela scontroso e restio a raccontarsi. Con pazienza e abilità il giovane venditore riesce però a conquistarne la fiducia e quasi per caso l’uomo rivela di chiamarsi Seth. Poco alla volta inizia a raccontare alcuni stralci del suo passato, di una vita tribolata e senza padre, una madre che nulla poteva contro il suo carattere ribelle; l’inevitabile fuga da casa nel 1968, la musica, la droga, fino alla strana scomparsa, nel 1974, di un cantante quasi famoso.

L’Autore:

Davide Buzzi, classe 1968, vive ad Acquarossa (Svizzera). Cantautore e autore, ha pubblicato cinque album, l’ultimo nel 2021, Radiazioni sonore artificiali non coerenti. Nel 2013 pubblica il suo primo libro di racconti, Il mio nome è Leponte… Johnny Leponte e nel 2017 il racconto breve La Multa. Nel 2020, per ‘96, Rue de-La-Fontaine Edizioni’, ha pubblicato il romanzo thriller/spoof Antonio Scalonesi: memoriale di un anonimo omicida seriale. Fotografo di formazione, è attivo anche nel campo del giornalismo quale membro di redazione del mensile ‘Voce di Blenio’ e, per diversi anni, come inviato speciale di ‘Radio Ticino’ al Festival di Sanremo. In suo nuovo romanzo, L’estate di Achille (Morellini Editore), finalista nel 2021 della terza edizione del Premio Lorenzo da Ponte, dal 9 giugno 2022 è disponibile in libreria e negli store digitali.

La dozzina stregata: “E poi saremo salvi” di Alessandra Carati

Uno straordinario romanzo di formazione, una saga familiare, l’epopea di un popolo

“E poi saremo salvi” di Alessandra Carati è uno dei sette finalisti del Premio Strega 2022. Il libro, edito da Mondadori, è stato presentato da Andrea Vitali:

«E poi saremo salvi non è solo la storia di Aida, profuga bosniaca che giunge in Italia appena in tempo per sfuggire agli orrori dei massacri. È anche quella di un padre a volte padrone e a volte bambino, di una madre che comprime il profondo e a tratti disperato amore per i figli al punto di dare talvolta l’impressione di essere assente. E infine è anche la storia di due schizofrenie entrambe vere: quella che ha lacerato i Balcani e l’altra, quella che affligge Ibro, il fratello di Aida, un crudo quadro di realtà che in alcuni passaggi diventa un commosso inno alle fragilità dell’essere umano. A ciò si aggiunge il pregio della scrittura di Alessandra Carati che non si concede al di più, non ha tempo da perdere. La storia che narra è una catena priva di anelli deboli o se si preferisce un rosario laico dove ciascun grano va tenuto tra le dita il tempo necessario per meditare ciò che gli spazi bianchi lasciano intendere. Il lettore goloso di novità vi trova di che soddisfare il suo appetito, il neofita potrebbe usare E saremo salvi come viatico per entrare con stupore nel mondo in cui una penna riesce a raccontare il bello e il brutto della vita, i ricatti dei sentimenti, la necessità dell’egoismo quando si sta per affogare. Anche la pace di chi riesce a salvarsi pagando il debito di scelte inevitabili destinate a diventare cicatrice dell’anima. Difficile staccarsi dalle pagine di questo romanzo fino alla silenziosa nevicata che lo chiude, offrendo al lettore l’ennesima sorpresa.»

Sinossi:

Aida ha appena sei anni quando, con la madre, deve fuggire dal piccolo paese in cui è nata e cresciuta. In una notte infinita di buio, di ignoto e di terrore raggiunge il confine con l’Italia, dove incontra il padre. Insieme arrivano a Milano. Mentre i giorni scivolano uno sull’altro, Aida cerca di prendere le misure del nuovo universo. Crescere è ovunque difficile, e lei deve farlo all’improvviso, da sola, perché il trasloco coatto ha rovesciato anche la realtà dei suoi genitori. Nemmeno l’arrivo del fratellino Ibro sa rimettere in ordine le cose: la loro vita è sempre altrove – un altrove che la guerra ha ormai cancellato. Sotto la piena della nostalgia, la sua famiglia si consuma, chi sgretolato dalla rabbia, chi schiacciato dal peso di segreti insopportabili, chi ostaggio di un male inafferrabile. Aida capisce presto che per sopravvivere deve disegnarsi un nuovo orizzonte, anche a costo di un taglio delle radici.

L’Autrice:

Alessandra Carati vive a Milano. E poi saremo salvi è il suo primo romanzo.