Quando vado in libreria per “dare solo un’occhiata” capita sempre che qualche libro mi cade tra le mani. Questo acquisto casuale procede verso due direzioni: verso un romanzo insolito, che nessuno conosce e di cui anche l’autore stesso si è dimenticato, oppure su un saggio.
È quello che è esattamente accaduto con il libro di cui vi sto per parlare: In viaggio con Leopardi di Attilio Brilli, ed. Il Mulino.
Ed eccomi di nuovo a parlarvi di Giacomo Leopardi. La volta precedente mi soffermai su un volumetto che raccoglieva la corrispondenza che il poeta marchigiano inviava ai parenti nel periodo in cui ha compiuto i sui viaggi per l’Italia (leggi qui l’articolo).
Il saggio di oggi ci mostra, tappa dopo tappa, quelle che sono le città che Leopardi ha visitato, partendo dalla sua Recanati, fino ad approdare a Napoli, dove la morte lo colse.
Leopardi non fu un grande viaggiatore, usci da Recanati ormai adulto, ma il suo desiderio di vedere il mondo fu un vero e proprio atto di ribellione, per conoscere dal vero ciò che aveva solo visto attraverso i libri e tanto idealizzato.
Visitò le maggiori città italiane, tra cui Roma, Bologna, Milano, Pisa, Firenze, ma non possiamo parlare di Leopardi come di un turista, nonostante abbia ripercorso i tragitti e toccato le tappe obbligate del tanto famoso Gran Tour.
Qual è l’indizio che ci suggerisce che in Leopardi non c’è voglia di Gran Tour? Il fatto che Leopardi non tiene un diario di viaggio, nella sua corrispondenza epistolare non sono descritti i luoghi che visita, né le opere d’arte che ammira. Accenna solo a quelli che sono i suoi spostamenti o da giudizi lapidari, e quasi tutti negativi, delle città e dei costumi di chi le abita.

Leopardi investe il viaggio di una valenza metaforica; il viaggio è qualcosa che lo libera dalla “gabbia” recanatese, ma esso non rappresenta mai un approdo definitivo e rassicurante:
Nel novero dei suoi viaggi Leopardi non conosce approdo effettivo, poiché i luoghi nei quali soggiorna esistono non in sé e per sé, con le loro fisionomie e le loro caratteristiche, ma come lacerazione e distacco del luogo natìo e quindi come manifestazione della sua mancanza.
Le città che visita si rivelano una delusione. Troppo grandi, generano spaesamento e solitudine. Chi le abita è privo, seppur con le dovute eccezioni, di quella profondità necessaria ad appagare il suo spirito. In breve tutto gli viene a noia.
Ovunque vada, con una significativa eccezione, il poeta avverte che fra lui e la città in cui risiede si frappone una distanza incolmabile che determina un reciproco senso di estraneità, che inibisce il pur effimero contatto.
Lo stesso conflitto si genera in Leopardi nei confronti della sua Recanati: ogni ora mi par mill’anni di fuggir via da questa porca città.

Leopardi crede di poter trovare altrove quella libertà che tanto aveva sognato, ma ben presto si rende conto che lo spaesamento della nuova città è generato da un’idea di città stessa che è venuta a modellarsi sul proprio luogo di origine. Ovunque andrà, cercherà quel modello recanatese che, seppur con connotati negativi, non riesce a ritrovare, creando così un ulteriore distacco tra sé e il mondo circostante.
Abbiamo detto precedentemente che Leopardi non ci racconta nulla, non ci descrive il viaggio in sé per sé, eppure Brilli ci racconta le tappe del viaggio leopardiano in Italia.
Per far questo, per mostrarci cosa il poeta ha potuto vedere e sentire, ricorre alle narrazioni di altri viaggiatori che poco prima o subito dopo, e qualche volta contemporaneamente, hanno toccato gli stessi luoghi visitati da Leopardi.
Pagine di diari ci aiutano a comprendere le difficoltà di un viaggio in carrozza o nel trovare un alloggio spesso non all’altezza del rango sociale; i disagi dovuti al caldo o al freddo nel corso delle stagioni; i continui pedaggi che si dovevano versare; i controlli, ma anche i timori di attacchi di briganti e malviventi.
In questo breve e intenso saggio ciò che più ci colpisce è sempre lui, Leopardi, che con il suo sottile intelletto in poco tempo sa, e con poche e semplici pennellate, cogliere l’essenza vera di un luogo e di coloro che lo abitano.
