L’amante del diavolo è l’ultimo romanzo di Giada Trebeschi, edito Oakmond Publishing.
Giada ha scritto diversi libri, tutti di successo: L’autista di Dio; Il Vampiro di Venezia; Essere o non essere Shakespeare; e con Valeria Corciolani ha scritto In principio era KAOS, tutti pubblicati con Oakmond Publishing.
Io, per voi, ho letto L’amante del diavolo e vi dico che mi è piaciuto molto. Si legge tutto d’un fiato, grazie ad una prosa scorrevole e lineare e ad una vicenda coinvolgente. Il romanzo prende le mosse da un personaggio reale, ovvero Bellezza Orsini, vissuta agli inizi del XVI secolo nel Lazio, protagonista di un processo in cui fu accusata di stregoneria.
In realtà, come sempre accade, queste donne erano accusate ingiustamente e spesso fatte oggetto delle peggiori torture per colpe inesistenti o, come nel caso di Bellezza Orsini, perché abili nell’arte medica o nell’uso curativo delle erbe. L’idea che una donna potesse in qualche maniera essere un medico, curare con le erbe in maniera più efficace di un medico vero, era cosa inaccettabile. La donna non poteva ricoprire determinati ruoli e se lo faceva era vista come una attività dipendente dal demonio e per questo motivo andava estirpata, conducendo alla morte giovani donne.
È sempre stato presente in ogni epoca storica la paura dell’ignoto, di ciò che non si comprende o di ciò che va oltre i confini della consuetudine. Questa paura ha portato l’uomo a commettere atti violenti contro ogni logica. La storia che ci ha raccontato Giada Trebeschi proprio questo ci dice:
Bellezza Orsini di Collevecchio è esistita davvero. Era una levatrice, una medichessa, una donna esperta nell’arte di riaggiustare le ossa, una vedova libera e ancora molto bella.
Per questi motivi Bellezza Orsini viene condannata dall’Inquisizione e proprio dagli atti del processo che Giada Trebeschi ha tratto ispirazione per la sua storia. Conosciamo così la storia di Bellezza e di come ha appreso l’arte medica, del processo di cui fu imputata. Nel romanzo, con lei, ci sono altri personaggi, i figli e tutte le persone che ha curato, ma che nel corso del processo le si sono rivoltate contro per paura o per vendetta. Ci sono gli accusatori e i giudici, chi impotente e chi accecato dal desiderio di giustizia divina. In ogni caso simbolo dell’ignoranza che combatte ostinatamente progresso e conoscenza.
La donna che sceglie il sapere, e il potere che da esso deriva – oggi, come allora – sceglie una via dura e difficile che la porterà ad essere invisa e amata al tempo stesso sia dagli uomini che ne sono attratti ma che la temono, sia dalle donne che non la comprendono o che la invidiano per il suo coraggio. Queste donne sono figure liminali sulle quali la società riverserà le proprie paure; sono loro la terribile bellezza dell’arte che compie un atto di distruzione per rigenerarsi dalle proprie ceneri.
Giada Trebeschi sta parlando dei suoi personaggi, di Bellezza e della figlia Aglaia, ma sta benissimo parlando delle tantissime donne che in nome della libertà personale e del desiderio di conoscenza, hanno dovuto pagare con la vita.