Valentina Macchiarulo ci racconta il suo ultimo romanzo, “Io Resto”, con i suoi protagonisti, le ricche metafore attraverso uno stile accurato
Valentina Macchiarulo è l’autrice di “Io resto”, (Ed. Effetto) un libro di cui avete già letto sul mio blog, proprio grazie ad un’intervista all’autrice. Oggi, ho piacere di ritornare su questo libro, dopo averlo letto. Ci ho messo un po’ di tempo, a causa dei miei impegni, ma vi assicuro che ne è valsa la pena. Il libro è un viaggio introspettivo nell’animo della protagonista, una giovane scrittrice che arriva alla pubblicazione del suo romanzo dopo aver compiuto un percorso molto particolare.
Questo percorso è costellato dalla presenza di una serie di personaggi fondamentali, ognuno dei quali rappresenta un tassello importante per comprendere qualcosa in più della nostra protagonista. Ognuno di loro ha un carattere ben preciso, ognuno di loro possiede qualcosa che, se da un lato ci aiuta a capire la protagonista, dall’altro tocca nel profondo anche il lettore.

Questo accade perché i sentimenti sono universali e quando questi sono espressi attraverso uno stile lirico, non posso che attraversare il lettore, lasciando in lui una scia di nuove consapevolezze. Per capire meglio il romanzo, ho rivolto alcune domande all’autrice.
Valentina, iniziamo dai personaggi della tua storia: Tim, Emil, Donna Melina, Tati e Nanè. Chi sono in realtà e cosa ci insegnano?
Chi di noi può dire chi è in realtà? Insomma chi è capace di descriversi fino in fondo? Siamo tutto e niente a volte, siamo presenza e assenza. Whitman diceva che siamo una moltitudine (citato anche nel mio libro) e i miei personaggi sono proprio questo. Loro rappresentano ogni sfaccettatura facilmente ritrovabile nel carattere umano, sono il mio tentativo di rendere evidenti attraverso le loro vicissitudini alcuni aspetti della vita, sono la dimostrazione che tutti possiamo trarre insegnamento da ciò che ci accade, dall’esperienza e grazie a questa costruirci il giusto spazio in cui muoverci e sentirci sereni.
Qual è il tuo personaggio preferito e perché?
Ho imparato ad amarli tutti durante la stesura del romanzo, sono entrati nel mio cuore e hanno finalmente trovato il posto che meritavano, in cui sentirsi più o meno comodi e a loro agio.Però un accenno particolare lo devo a Tati: lei è riuscita a venire fuori dalla mia penna, nonostante la mia difficoltà a costruirle una personalità chiara, bella e decisa come mai mi sarei aspettata.
La protagonista è “sfuggente” in qualche modo, perché non le hai dato piena voce?
In realtà la protagonista aveva il suo “giusto spazio” nella terza parte del romanzo, poi è stata una scelta editoriale (anche dell’ultimo minuto prima di andare in stampa) quella di lasciar parlare i personaggi per lei. Inizialmente ero in dubbio ma poi ho capito che era opportuno modificare il testo per rendere giustizia all’intera storia e al suo significato; a volte è proprio guardandosi con occhi esterni che si riesce a capir meglio se stessi e per la protagonista era la cosa migliore da fare.
Il romanzo è ricco di metafore, alcune anche complesse. Non temi che possano restare incomprese?
Credo sia il timore di ogni scrittore quello di non essere compreso fino in fondo. Il mio stile di scrittura spinge il lettore a ricercarsi un ruolo attivo durante la lettura del romanzo, a porsi domande e a soffermarsi sul significato delle parole o metafore, ciò che ne viene dunque è una sua libera interpretazione finale e poco importa se non coincide perfettamente con il mio intento, conta solamente che ci sia stato un piacevole scorrere del tempo e la soddisfazione per averlo speso sulle mie pagine.
Il tuo libro non è facile da raccontare, qual è l’aspetto che fino ad ora ancora nessuno ha messo in evidenza?
È vero, non è facile raccontare “Io Resto”. Non lo è neanche per me che l’ho scritto, si corre il rischio di dire troppo e viceversa, trattenendosi dal dire, si rischia di essere banali e non rendere giustizia al romanzo. Credo, però, che sia più corretto mantenere la linea del non detto per non togliere al lettore il gusto della scoperta e dell’effetto sorpresa finale intorno al quale gira tutto il libro. Probabilmente in pochi si sono resi pienamente conto che nulla tra queste pagine è lasciato al caso: i luoghi, gli avvenimenti, i nomi dei personaggi, la filastrocca della piccola Nané non sono state frutto di scelte casuali o stilistiche, ma tutto ha un senso importante.
Cosa vorresti che rimanga al lettore della tua storia?
Vorrei che restasse il desiderio di cercarsi tra i ricordi. Di capirsi e di provare ad amarsi un po’ di più, proprio come cerca di fare la protagonista del mio romanzo.