Ogni volta che si pensa a Giacomo Leopardi naturalmente tornano alla mente gli studi scolastici e una certa visione negativa della vita e dell’esistenza di uno dei poeti più grandi della letteratura italiana. Come dimenticare le fasi del pessimismo e le difficoltà dovute ai problemi fisici; tuttavia esiste un Leopardi diverso dal cliché che ci è stato propinato a scuola e fortunatamente negli ultimi tempi si sta facendo più forte l’interesse verso altri aspetti della personalità leopardiana. Una certa popolarità gli è dovuta anche grazie ad un recente film Il giovane favoloso, diretto da Mario Martone e interpretato da Elio Germano, e all’ultimo libro di Alessandro D’Avenia, L’arte di essere fragili, edito da Mondadori.
Già la copertina risulta interessante: vi troviamo una farfalla adagiata su una luna sospesa. Quest’ultima, che ci ricorda il dolce componimento leopardiano Alla luna, sembra quasi cullare la farfalla, la quale evoca quella fragilità indicata nel titolo. Una fragilità dell’esistenza, che Leopardi visse personalmente, ma che tuttavia diviene elemento positivo per noi. Il sottotitolo, infatti, dice “come Leopardi può salvarti la vita”. A scuola nessuno ci ha mai detto che Leopardi, quel poeta sfortunato e tormentato, poteva salvarci la vita… Ora a dircelo, e anche a gran voce, è un professore di liceo, giovane e appassionato, il quale da adolescente conosce un Giacomo diverso e proprio grazie a lui scoprirà il metodo della felicità.
Leopardi è spesso frettolosamente liquidato come pessimista e sfortunato. Fu invece un giovane affamato di vita e di infinito, capace di restare fedele alla propria vocazione poetica e di lottare per affermarla, nonostante l’indifferenza e perfino la derisione dei contemporanei.
Quindi D’Avenia ci parla di un Leopardi diverso, di un giovane poeta tanto geniale quanto coraggioso e lo fa in un modo direi classico e originale allo stesso tempo. Sceglie il racconto epistolare, tanto caro alla letteratura italiana e attraente per il lettore. L’idea nasce, dice l’autore, dall’opera che Leopardi aveva in mente di scrivere, una Lettera a un giovane del ventesimo secolo. Egli immagina di essere il destinatario di quella lettera, dando così l’input per la scrittura di una lunga serie di “epistole” che si dividono in quattro parti dedicate ognuna ad una fase della vita:
- adolescenza o l’arte di sperare
- maturità o l’arte di morire
- riparazione o l’arte di essere fragili
- morire o l’arte di rinascere
In esse si leggono, come in una sorta di confessione/espiazione i tormenti che sono propri di una generazione. Essi non vengono trattati in modo astratto o generico, ma in maniera concreta e realistica. Infatti l’autore parla della sua esperienza di uomo innanzitutto, e poi di docente alle prese con i problemi dei giovani, non trascurando anche i vari accidenti della vita. Ogni tema viene trattato in maniera consapevole e direi “densamente”.

Il discernimento, che passa attraverso citazioni dalle opere e dagli scritti di Leopardi, ci fa fermare e riflettere sui veri valori della vita. D’Avenia e Leopardi ci parlano di speranza anche dove la speranza proprio sembra non aver spazio. Ma tutto è possibile se il “seme spera nella luce”. Questo libro tiene compagnia, va letto con calma e meditato per conoscere meglio Giacomo Leopardi e forse noi stessi. Oggi sembra anacronistico desiderare di conoscere Leopardi, ma approfondirlo al di là dei programmi scolastici non credo sia un atto di coraggio, anzi è un dovere se non altro per non avere un debito culturale. Come avvicinarsi a questo autore? Oltre a leggere il libro di Alessandro D’Avenia, vi invito a visitare i luoghi in cui Leopardi è vissuto: la bella Recanati, dove è possibile scoprire i luoghi che hanno ispirato i versi delle più famose poesie di Leopardi, la fantastica biblioteca di Monaldo, che ancora oggi conserva lo scrittoio di Giacomo accostato a quella finestra dalla quale vedeva la donzelletta e Silvia, e poi il colle dell’Infinito, con la sua siepe e il panorama che spinge l’occhio fino e oltre il mare. Quei luoghi, vi assicuro, vi rimarranno nel cuore e vi faranno sentire Leopardi, che da lì chiamerete familiarmente Giacomo, più vicino a voi di quanto possiate immaginare.
