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CINEMA | L’Affare Dreyfus nel film di Roman Polanski

Lo devo ammettere, ci sto prendendo gusto a parlare di serie tv e di cinema! Questa volta vi parlo dell’ultimo film che ho visto al cinema: L’Ufficiale e la Spia di Roman Polanski. Il lungometraggio ci racconta il famoso Affare Dreyfus, che tenne occupata per molto tempo l’opinione pubblica francese e creò un caos politico non indifferente. Il film si apre con la scena, molto significativa, in cui Dreyfus viene dinanzi ad uno schieramento di truppe e capi militari degradato e successivamente inviato in esilio sull’Isola del Diavolo. Nonostante il grido di innocenza che Dreyfus lancia in questa scena alle truppe schierate, tutto il film ci è narrato dal punto di vista dell’ufficiale colonnello Georges Picquart, interpretato da Jean Dujardin.

A Dreyfus (Louis Garrel) sono stati imputati reati di tradimento per aver diffuso informazioni militari ai tedeschi, ma in realtà i veri motivi sono legati ad atteggiamenti di antisemitismo. Dreyfus è ebreo e verso gli ebrei, nella Francia della Belle Époque, non mancano comportamenti razzisti, che nel film vengono citati attraverso le azioni non isolate del popolo o dei singoli. Picquart di certo non ha in gran simpatia gli ebrei, ma in lui prevarrà comunque il senso di giustizia e di verità. Per questo motivo, quando scoprirà che quello nei confronti di Dreyfus è stato un processo farsa e c’è stato un grave errore giudiziario, si batterà perché il processo sia rifatto e si giunga alla verità. Scoprirà il vero colpevole, ovvero il colonnello Ferdinand Walsin Esterhazy, che nel film non compare mai.

Fonte: http://www.artspecialday.com

La vita di Picquart si complica, viene prima allontanato dalla Francia poi sospeso. A questo punto non può fare più niente per aiutare Dreyfus, la credibilità militare della Francia è in pericolo e con essa anche la politica internazionale, ma al suo posto interviene lo scrittore Zola, con il suo famoso articolo giornalistico J’accuse, apparso il 13 gennaio 1898 sul giornale socialista L’Aurore che aveva lo scopo di denunciare pubblicamente i persecutori di Alfred Dreyfus. Lo scandalo raggiungerà ogni angolo del paese, ma anche il nuovo processo si concluderà con un nulla di fatto. Dreyfus sarà condannato e poi graziato.

Fonte: http://www.artspecialday.com

Il film risulta fedele ai fatti storici, che vengono narrati nell’essenzialità sia dei dialoghi che dei gesti. Gli ambienti sono ricchi di particolari e l’investigazione di Picquart ci risulta chiara, quasi come quella del migliore degli investigatori. L’esercito francese, a diversi livelli, e la politica di Stato ne escono sconfitti: pregiudizi, falsità, antisemitismo, opportunismi sono elementi che sembrano essersi incancreniti nella mentalità a tutti i livelli della società. Lo stesso Picquart è mosso da senso del dovere, ma trarrà comunque il suo vantaggio dalla storia. Infatti, divenne Ministro della Guerra tre mesi dopo la riabilitazione, nel primo governo di Clemenceau, abilitazione avvenuta contemporaneamente a quella di Dreyfus.

 

L’ufficiale Picquart in una scena del film

L’Ufficiale e la Spia lo si può definire un film pacato, essenziale, che non si perde in fronzoli, ma che non crea nello spettatore pathos e grande partecipazione. Nonostante ciò, la pellicola risulta, a mio parere ben fatta e soprattutto un ottimo mezzo di documentazione storica su quello che è stato lo scandalo giudiziario forse più grave della Francia dei secoli passati. Il film non ha elementi disturbanti, tutto si svolge in determinati ambienti che rappresentano ognuno un aspetto della società francese di fine Ottocento. Gli interpreti si muovono con naturalezza, ora nei panni degli ufficiali, dei politici o del popolo che odia il ricco ebreo. Colpito molti i silenzi, che non sono pochi, ma che anzi narrano molti più di tanti dialoghi. In definitiva, lo consiglio soprattutto a chi ama i film storici fedeli agli avvenimenti realmente accaduti.