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Pinocchio, il graphic novel firmato da Luigi De Pascalis

La Lepre Edizioni è una casa editrice che ha un catalogo molto interessante, spazia dai romanzi storici alla narrativa contemporanea e tra le varie pubblicazioni spicca un graphic novel ispirato alla storia del burattino di Carlo Collodi. L’opera, intitolata semplicemente Pinocchio, è stata disegnata da Luigi De Pascalis, illustratore, grafico impaginatore, pittore e molto altro.

L’opera si apre con una lunga lettera che De Pascalis indirizza proprio a Collodi, nella quale si legge il rapporto che l’illustratore ha con Collodi e Pinocchio stesso, ma ciò che, a mio avviso è importante, e un passaggio nel quale si racchiude il significato profondo non solo dell’opera di Collodi, ma anche del burattino disegnato da De Pascalis:

L’uomo – tu stesso lo dici – nasce burattino libero, in rapporto giocoso con le sue pulsioni e con le creature semplici della terra e nasce «credendo» (nei genitori, negli amici, in tutti gli esseri umani). Ma poi arriva il momento di crescere, anzi di rinascere, ed ecco che padre e figlio sono partoriti di nuovo, insieme, da un gigantesco e terribile utero marino (il pescecane) dal quale escono entrambi diversi: Geppetto vecchio e stanco, Pinocchio avvinto dalle mille penose responsabilità dell’umano. E così addio corse al mare, addio dimensione ludica del mondo, addio vita a cui un pezzo di legno può affidarsi con fiducia. E benvenuti sacrifici e diffidenza: Pinocchio è uomo!

Dopo questa particolare introduzione ha inizio il racconto grafico della storia di Pinocchio, che è divisa in trentaquattro capitoli, che seguono in maniera fedele, seppur sintetizzata per la modalità del racconto, all’originale. Seguiamo le avventure, o disavventure se si preferisce, in cui il burattino – che vuole diventare un bambino in carne ed ossa – si va a cacciare. Vittima di sé stesso, del suo capriccio e della sua ingenuità, Pinocchio spesso perde la giusta strada, fino a morire o a trasformarsi in un asino. L’errore di Pinocchio, che potrebbe essere l’errore di ognuno, ne trasforma la fisionomia, lo porta ad assumere un aspetto diverso e causa dolore e sofferenza a chi lo ama.

Tutto questo è ben rappresentato da De Pascalis nelle sue tavole, che rappresentano i momenti salienti dell’intera storia. La grandezza dell’opera e la bravura dell’illustratore emergono, a mio avviso, in particolar modo nella espressività dei personaggi: Mastro Geppetto con il suo sguardo carico di affetto e di quella stanchezza causata dalla durezza della vita; la Fata Turchina dolce e materna; il Gatto e la Volpe furbi approfittatori che solo dalla fisicità non promettono niente di buono; Mangiafuoco burbero, ma che poi con Pinocchio mostra il suo lato generoso. Questi sono solo alcuni dei personaggi presenti nel racconto, i quali ruotano tutti intorno a Pinocchio con il suo vestito di carta, le scarpe di scorza di albero e il cappello di mollica di pane. Le tavole disegnate da De Pascalis sono dei piccoli capolavori e sanno trasmettere al lettore i suoni, la confusione e il movimento che Pinocchio rende possibili con il suo comportamento di monello.

In appendice, cosa molto interessante, troviamo un appunto autografo dell’autore, in cui ci spiega gli obiettivi della sua opera, obiettivi che sono stati pienamente raggiunti:

Avevo in mente due obiettivi: rendere attraverso il tratto “retrò” e la coloritura seppia, da vecchie foto di famiglia, l’idea che quella di Pinocchio è una storia antica, forse inattuale, ma saldamente alle radici della cultura italiana. Il secondo obiettivo era di fare capire, senza ricorrere a immagini da cartolina, che l’avventura di Pinocchio si svolge in un tempo e in un luogo precisi: la Toscana di fine Ottocento.

Chiude il libro la carrellata di bozzetti dei vari personaggi, elemento che arricchisce il volume e lo rende prezioso agli occhi del lettore adulto e fascinoso per quelli dei più piccoli.

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