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RECENSIONE | Egon Schiele disegnato e raccontato da Otto Gabos

Egon Schiele. Il corpo struggente è un graphic novel firmato Otto Gabos, edito da Centauria. Si tratta di “un racconto sulla vita di Egon Schiele, dalla nascita alla tragica morte vista attraverso il segno di uno dei più importanti graphic novelist intaliani“.

Il volume si divide in quattro capitoli, ognuno dedicato ad un momento importante della vita e della formazione e poi attività artistica di Schiele. Il primo capitolo racconta la nascita e l’infanzia dell’artista, puntando l’attenzione su due aspetti fondamentali: la figura del padre e i treni, che furono sempre presenti nella sua mente anche grazie al fatto che suo padre era un capostazione.

Mio padre faceva il capostazione e quando andavo a trovarlo a lavoro era festa. Fremevo per l’arrivo delle locomotive sbuffanti che mi apparivano enormi e terribilmente vive. (…) Fissavo a mente ogni loro movimento, ogni loro ingranaggio. Le locomotive e il resto del treno furono i miei primi disegni realizzati con il semplice pensiero.

La morte del padre segna l’esistenza di Schiele, ma questo non impedisce al giovane di inseguire il sogno di diventare un artista affermato. Nel 1906 va a Vienna per frequentare l’Accademia. Vienna è una città moderna e piena di stimoli:

Nel giro di poco più di trent’anni Vienna si era immersa nel ruolo di capitale dell’impero trasformandosi in metropoli. (…) La città che si presentò agli occhi di un giovanissimo Schiele, appena sedicenne, era spettacolare e terribile. (…) Vienna era il posto ideale per esprimere la creatività assoluta. nessuno poteva immaginare che uno splendore così abbagliante da apparire eterno sarebbe stato offuscato fino al suo oblio, travolto dell’incubo della Prima Guerra Mondiale.

Vienna era diventata la culla dell’arte e della cultura, in essa erano confluiti pittori, musicisti e scrittori, che contribuirono a dare un nuovo volto alla cultura europea, ma la guerra era dietro l’angolo a minacciare un progresso che sembrava inarrestabile.

Nel 1907 Schiele entra in Accademia e come viene raccontato nel secondo capitolo i rapporti con il suo professore, Christian Griepenkerl, non furono idilliaci e mai Schiele condivise il conservatorismo che l’insegnante sosteneva. L’incontro con Klimt fu illuminante, poichè in lui Schiele riusciva a trovare una guida per la sua arte, che aveva una sola regola: mostrare il corpo umano e la sua luce:

Io dipingo la luce che si emana da tutti i corpi.

Il terzo e il quarto capitolo sono dedicati al rapporto che l’artista ebbe con le donne della sua vita. La prima è Wally Neuzil, sua musa ispiratrice per diverso tempo, ma con la quale interruppe ogni rapporto per sposarsi con Edith Harms, la seconda sua donna, che morì di febbre nel 1918.

Wally Neuzil morì di scarlattina nel 1917 a soli ventitrè anni, due giorni dopo Natale in un campo in Dalmazia. Dal momento dell’abbandono non si era più incontrata con Egon. Qualche mese dopo morì anche Klimt per un ictus improvviso.

Schiele riuscì ad affermarsi sulla scena artistica nazionale, ma non visse abbastanza per godere pienamente del successo perché morì anche lui di febbre il 31 ottobre 1918.

A pochi mesi dalla fine della guerra Vienna si era ridotta ad un’immensa città spettrale dove poveri derelitti avvolti in stracci vagavano in cerca di qualsiasi cosa commestibile. (…) Quasi senza soluzione di continuità, come corollario crudele esplose la più devastante pandemia dopo la peste nera. Arrivò la Spagnola. In due anni fece oltre cinquanta milioni di vittime.

Tra queste vittime ci fu anche Egon Schiele, ma la sua arte trasgressiva e anticonformista lo ha reso immortale.

Lassù sulla terra che stormisce circondata da ampi boschi cammina lentamente alto e bianco l’uomo entro un vapore azzurro sempre fiutando i bianchi venti del bosco. Attraversa la terra che sa di cantina e ride e piange. (Egon Schiele)