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RECENSIONE | Ventiquattro, il romanzo di esordio di Valentina Bardi

Ventiquattro è il romanzo di esordio di Valentina Bardi, edito da Società Editrice Il Ponte Vecchio. Il romanzo, che potrebbe benissimo essere inserito nel genere del romanzo di formazione, racconta la vicenda umana, molto toccante, dei membri di una famiglia composta da sette persone.

Giada è una donna bella e attraente, ha un carattere combattivo e crede fermamente nei suoi ideali. Di mestiere fa la sindacalista; è dalla parte del popolo e nel suo lavoro ci mette molta forza, ma lei è veramente così forte? Le sue sicurezze iniziano a vacillare quando la sua prima figlia, Elena, perde il bambino all’ottavo mese di gravidanza. Per sostenere meglio la figlia, Giada chiede a suo marito Andrea di rientrare in Italia. Andrea è un giornalista inviato di guerra, che passa più tempo all’estero che a casa. Nonostante ciò, Andrea ama profondamente la sua famiglia, ma qualcosa nella rapporto con Giada si è inclinato; qualcosa che Andrea non sa esprimere, poiché mostra una sorta di incapacità di espressione, la quale sembra essere in contraddizione con il suo mestiere di giornalista. La sua insicurezza si manifesta anche nell’incapacità di attuare un sogno, quello di scrivere un libro basato su gli appunti di guerra che nel tempo ha raccolto su un taccuino che affida a sua figlia Martina.

Martina è la protagonista principale, anche se tutti i personaggi sono loro modo protagonisti importanti. Martina frequenta l’ultimo anno di liceo, sta per diventare maggiorenne e si è innamorata di Matteo, uno studente della Facoltà di Economia, figlio dell’uomo con cui Giada dovrà avere a che fare nella sua lotta in favore degli operai. Martina è una ragazza come tante, che sta vivendo il suo primo amore ma questo amore la segnerà in maniera indelebile; la farà gioire soffrire ma anche crescere e comprendere presto quanto la vita sia ingiusta e spesso e volentieri ci riserva dei brutti colpi. La vicenda umana di Martina servirà non solo a lei, ma a tutti i suoi cari per compiere quel passo decisivo verso la svolta. I genitori prenderanno consapevolezza del loro rapporto e di cosa sono diventati, le amiche di Martina, Federica e Ilaria, troveranno il modo per uscire dalla loro condizione di “oppresse”, l’una per questioni familiari l’altra per una formazione fin troppo tradizionalista. Tutti dovranno fare i conti con il dolore, che non è quello fisico ma quello del cuore e della mente.

La storia di Martina tocca il lettore fin nel profondo. Anche se lettore non ha vissuto personalmente esperienze simili a quelle dei protagonisti di questo romanzo, non resterà comunque indifferente, perché l’autrice, Valentina Bardi, ha saputo, con la sua prosa semplice ma diretta, toccare le corde più profonde dell’animo umano. È una storia molto semplice quella che la Bardi racconta. Potrebbe essere la storia di una nostra vicina di casa, di un nostro parente o della nostra compagna di banco e questo perché non c’è artificio, tutto è misurato ed equilibrato, non c’è nessuna nota stonata e persino Margherita, il cane di Martina, ci ricorderà il cane che avevamo da bambini.

C’è un grande messaggio, secondo me, in questo romanzo ed esso fa riferimento alle grandi idee e convinzioni morali ed etiche che l’individuo è solito erigere come muri maestri, ma che poi si sgretolano come sabbia al primo scossone. Ecco, Valentina Bardi, ci suggerisce di stare attenti perché non esiste nulla di veramente certo nella vita, tutto può cambiare da un momento all’altro e quando meno ce lo aspettiamo. Bisogna lottare tutti i giorni per la ricerca di sé stessi e per trovare quel giusto equilibrio che poi ci fa affrontare e superare anche il più grande dei dolori.

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