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A Natale regala un libro di Le Lepre Edizioni

Quando entriamo in libreria siamo letteralmente sommersi dalle ultime uscite o dal titolo del momento. Così è facile regalare un libro, afferriamo quello che è in primo piano e pensiamo che sia quello giusto, ma non sempre è la scelta migliore. Con l’articolo di oggi vi voglio suggerire un po’ di titoli di una casa editrice che ha un catalogo eccezionale! Sto parlando di La Lepre Edizioni, che pubblica titoli super interessanti per tutti i gusti e sono sicura che troverete il libro adatto da regalare a vostra madre, al vostro fidanzato o a chiunque vogliate.

Iniziamo:

PRIMO TITOLO

ULUG BEK. L’ASTRONOMO DI SAMARCANDA di JEAN-PIERRE LUMINET

All’alba del 1400 Tamerlano con le sue orde devasta l’Asia centrale. Città distrutte, stragi, deportazioni. Circa trent’anni dopo, nel 1429, suo nipote Ulug Bek, re astronomo e poeta, inaugura a Samarcanda il più grande osservatorio del mondo, dedicato alla pace e alla conoscenza dell’universo. La città è divenuta il faro d’Oriente: ha la più grande università dei suoi tempi, una scuola Sufi che irradia spiritualità, ed è attraversata da carovane ricchissime nel loro grande viaggio attraverso le terre conosciute. Un breve periodo di prosperità, prima e dopo il quale il mondo si abbandona a intrighi di palazzo, guerre e saccheggi. Seguendo il percorso del re saggio e dei grandi scienziati che lo accompagnano nella realizzazione del suo sogno, facciamo i conti con il lato migliore dell’umanità e con quello peggiore. Con la consapevolezza che anche se una battaglia si perde, alla fine la luce della conoscenza non può che prevalere.

SECONDO TITOLO

LA MANTELLA ROSSA di DOMITILLA CALAMAI e MARCO CALAMAI DE MESA

Il romanzo, scritto a quattro mani da padre e figlia, è ambientato alla fine del XV secolo. I Re Cattolici, Isabella e Ferdinando, hanno conquistato il Regno di Granada ponendo fine a otto secoli di presenza araba nella Penisola iberica. Poche settimane dopo gli ebrei sono obbligati per decreto reale a scegliere tra convertirsi al cristianesimo o lasciare per sempre il paese. L’Inquisizione condanna migliaia di presunti eretici. Nell’ottobre dello stesso anno Cristoforo Colombo scopre l’America. In quel clima teso ed euforico in Andalusia ha inizio la storia d’amore tra i giovanissimi Clara Fonseca, figlia di un noto medico converso di origine ebraica, e Diego de Mesa, di nobile e antica famiglia cristiana. Pochi mesi dopo Diego diventa capitano di cavalleria nella conquista di Tenerife, l’ultima delle Canarie ancora nelle mani degli indigeni. Da quel momento le vite di Clara e Diego entrano con forza nella Storia, tra la fuga verso la Roma dei Borgia e la conquista di un mondo sconosciuto. Una narrazione avvincente, che alterna l’amore contrastato tra i protagonisti con la tensione epica degli eventi storici narrati. Il romanzo “La mantella rossa” ha vinto il premio internazionale Capalbio 2017 nella sezione narrativa.

TERZO TITOLO

ANATOMIA DELLA GAFFE di GIUSEPPE MANFRIDI

Chi di noi non ha mai commesso una gaffe? Chi non ne è mai stato vittima? Non c’è contesto mondano o circostanza che possano metterci al riparo dall’esplodere di una gaffe. In un salotto, tra pochi intimi, a tavola, a letto, in televisione: non c’è più nulla che possa fare da argine al virus della gaffe. Generalmente, raccontando le gaffes altrui le trattiamo come barzellette, ma quando ci andiamo di mezzo noi le consideriamo una sciagura per la nostra reputazione. Questo libro indaga i meccanismi connessi alla gaffe attraverso esempi ripresi sia dall’aneddotica personale che da quella altrui, ma anche spaziando da Wilde a Dostoevskij, da Camus a Proust, da Wittgenstein a Shakespeare. Tante volte si ride, tante altre ci si interroga.

QUARTO TITOLO

ANJA, LA SEGRETARIA DI DOSTOEVSKIJ di GIUSEPPE MANFRIDI

Pietroburgo 1866. Lo scrittore, quasi cinquantenne, Fedor Michajlovich Dostoevskij è afflitto dall’epilessia e reduce dall’aver firmato un contratto capestro col suo mefistofelico editore: si è impegnato  a consegnare un nuovo romanzo nell’arco di un mese. In caso contrario perderà i diritti su tutte le sue opere passate e future. Consigliato dagli amici, si rivolge a una scuola di stenografia che gli mette a disposizione la migliore delle sue allieve: Anja Grigor’evna, una graziosa adolescente curiosa del mondo, che ha ereditato dal padre la passione per la letteratura. Fra i due, in ventisei giorni, nascerà un amore estremo a dispetto dello scandaloso divario di età. Anja rimarrà la fedele custode dell’opera di Dostoevskij fino alla propria morte, avvenuta trentasette anni dopo quella del marito. Vera Macchina del Tempo, questo romanzo sonda il mistero del legame profondo che si stabiliì tra Dostoevskij e Anja nel breve tempo della stesura del “Giocatore”, restituendoci, con una scrittura straordinariamente evocativa, atmosfere, clima, e persino odori e rumori della Pietroburgo del XIX secolo.

QUINTO TITOLO

GHILGAMEŠ di CLAUDIO SAPORETTI

Ghilgameš, unico grande eroe prima dei mitici guerrieri omerici, è protagonista di vari poemetti sumerici, alcuni dei quali utilizzati per la composizione di opere più complesse. Quella che possediamo proviene soprattutto dalla biblioteca del sovrano assiro Assurbanipal (vii secolo), risale al periodo medio-babilonese e viene qui presentata e commentata nella traduzione diretta dal testo cuneiforme, integrato, quando vi siano lacune, da brani sopravvissuti di narrazioni più antiche. Ne emerge un personaggio contradditorio ma di grande interesse: c’è un Ghilgameš prevaricatore e invincibile, ammirato da giovani e donne, che vuole che il suo nome sia ricordato dai posteri, ma c’è anche un Ghilgameš che ha paura, invoca sua madre e si rivolge al dio. E un Ghilgameš che ama l’amico, ne soffre la mancanza, ne esalta la memoria con il culto dei morti, ma cerca l’immortalità per sé stesso. È testardo, coraggioso, impulsivo, pigro, speranzoso, generoso e distratto. La sua storia apre uno squarcio sul complesso mondo della religione del suo tempo, sulle credenze e sui miti, sulla morte dei vivi e sulla vita dei morti. È un faro nella notte che illumina gli aspetti contradditori delle eterne aspirazioni dell’uomo, ha in sé la scintilla divina, ma è destinato a morire. Saporetti ha aggiunto anche la traduzione di qualche tavoletta in cuneiforme ritrovata recentemente, colmando alcune lacune del testo.

SESTO TITOLO

PINOCCHIO di LUIGI DE PASCALIS (Graphic novel ispirata al romanzo di Carlo Collodi)

La saga del burattino più famoso del pianeta continua con il Pinocchio di Luigi De Pascalis. Questa nuova versione di Pinocchio di De Pascalis ha un sapore volutamente rétro: è simile a un album di ricordi familiari, con le sue tavole color seppia che l’autore ha acquarellato con inchiostro grasso e realizzato “all’antica”, disegnando direttamente su lastre di acetato. A fare da contrappunto alle trasparenze del seppia è la concretezza, un segno inquieto, ricco di chiaroscuri, che rendono giustizia all’allure fantastica del racconto e anche alla sua causticità. Come spiega De Pascalis «in una società in piena crisi di valori, l’inattualità di Pinocchio è più che mai la sua attualità: l’epos di un burattino che compie la sua metamorfosi accettando i limiti della libertà oggi ci appare talmente conservatore da diventare sovversivo». L’altro segno particolare di questo Pinocchio, che De Pascalis ha «disegnato tutto di notte, l’ora dei sogni», è la sua “interezza”: a ogni capitolo sono dedicate almeno tre tavole, tanto che insieme agli episodi più celebri o “scenografici” troviamo anche passaggi bellissimi ma in genere trascurati in altri lavori di fumetto.

L’EDITORE:

La Lepre Edizioni è stata fondata a Roma nel 2007 dai fratelli Alessandro e Sabina Orlandi. La linea editoriale privilegia testi che propongono una visione inedita della storia e del futuro, offrendo al lettore strumenti per interpretare il presente in modo critico. I titoli del catalogo sono circa cento, tra narrativa e saggistica, suddivisi in otto collane. Tra i titoli pubblicati ricordiamo le nuove traduzioni con commento di Iliade e Odissea, Il romanzo di Luigi De Pascalis La pazzia di Dio, sul passaggio tra la civiltà contadina e quella industriale, e le biografie e i romanzi dedicati a scienziati, filosofi e personaggi illustri del passato, come Galileo, Keplero, Newton, Ipazia, l’imperatore Giuliano, Casanova, Pitagora, Kircher. Tra i titoli che propongono una visione alternativa della storia più recente troviamo Chut!, I signori scaduti, Lacerazione/Der Riss, La primavera della Repubblica, sulla repubblica romana del 1849. Particolare rilievo hanno inoltre i libri che la Lepre ha pubblicato cercando di divulgare gli aspetti meno noti della tradizione spirituale occidentale e orientale: La bugia dell’alchimista (biografia romanzata di Massimiliano Palombara); Eckhart Tolle e Sri Aurobindo – due punti di vista sull’illuminazioneConsiderazioni sull’Assoluto, un testo di Abhinavagupta a cura di Raniero Gnoli, Gli Argonauti a Roma di Fiammetta Iovine e i lavori di Alessandro Boella e Antonella Galli sulla tradizione ermetica occidentale, giusto per citarne alcuni. Tra i casi editoriali di questi ultimi anni vanno citati Ipazia (che ha superato le 50.000 copie vendute ed è al momento uno dei pochi long seller italiani), Il ricercatore di emozioni di Marco Cesati Cassin, Però un paese ci vuole di Giovanna Grignaffini, presentato al Premio Strega 2013 da Umberto Eco e Raffaele La Capria, Il Mantello di porpora di Luigi De Pascalis, che ha partecipato all’edizione 2014 dello Strega con la presentazione di Claudio Strinati e Filippo La Porta, e Notturno Bizantino, sempre di De Pascalis, vincitore del premio Acqui Storia 2016. La Lepre pubblica anche thriller a sfondo storico, economico o ecologico, come Giallo umbro di Pietro del Re, premio Portus 2013, Pecunia olet? di Michael Perth o Rosso velabro di Luigi De Pascalis e racconti tra la fantascienza e fantasy, come Il giorno rubato di Marco de Franchi o Il nido della fenice di De Pascalis. Tra gli autori italiani e stranieri pubblicati in passato dalla Lepre, alcuni hanno fama internazionale, come Vincenzo Consolo, Aamer Hussein, Jean-Pierre Luminet, Raymond Federman, Violet Trefusis, Bernard Maris (ucciso nell’attentato a Charlie Hebdo), Ernst Bernhard, Margareth Drabble, Rauda Jamis e Ramòn Pernas. Tra i libri pubblicati nel corso del 2017 ricordiamo L’enigma d’amore di Annarosa Mattei (premio Capalbio 2017); La mantella rossa (premio Capalbio 2017), L’oscura allegrezza di Manuela Diliberto, Anatomia del colpo di scena di Giuseppe Manfridi, Lo sportello degli addii di Antonella Nina Onori, Storia della vendetta di Antonio Fichera, Ulug Bek, l’astronomo di Samarcanda di Jean-Pierre Luminet, Le pagine nere di Daniele Petruccioli.

Nel 2017 la Lepre si è aggiudicata il Premio internazionale Capalbio come “migliore casa editrice dell’anno, per i contenuti delle sue proposte, e per la raffinatezza ed eleganza della sua produzione”.

Lorenzo e Giuliano de Medici nel romanzo di Adriana Assini

Giuliano è il sole; Lorenzo il cielo, mare e terra. Sono giovani, colti, carismatici e ammirati entrambi quando diventano principi di Firenze.

Queste sono le prime parole che si leggono nella sinossi del libro di Adriana Assini, Giuliano e Lorenzo. La primavera dei Medici, edito da Scrittura e Scritture. Come dare loro torto! Lorenzo il Magnifico e suo fratello Giuliano sono i fiori migliori della famiglia Medici, ormai considerati dei veri e propri miti.

Il racconto che ci viene fatto in questo romanzo riguarda i fratelli Medici e la storia della Firenze rinascimentale, ma non li vede direttamente sulla scena come protagonisti. Infatti, conosciamo la loro storia attraverso il racconto di Cosma, un giovane dottore in legge che si invaghisce di Beatrice, la moglie del mercante Giotto Torreggiani. Ospiti in casa del mercante, Cosma e il suo amico pittore Maso raccontano ai coniugi Torreggiani, rientrati a Firenze dopo un lungo soggiorno sul Bosforo, le vicende politiche e umane sviluppatesi intorno alla famiglia Medici.

Domenica dopo domenica, la narrazione si fa sempre più avvincente, in un climax ascendente che tocca il suo culmine con la narrazione della morte di Giuliano nella famosa congiura dei Pazzi. Il racconto, tuttavia, non è una semplice narrazione di eventi del passato. Siamo a pochi anni di distanza dalla morte di Lorenzo e all’indomani dei funerali del suo grande amico Sandro Botticelli, ma il segno che i Medici hanno lasciato a Firenze è ancora forte e visibile nelle innumerevoli opere d’arte commissionate.

Qui, da mezzo secolo, i fatti più rilevanti recano il tratto distintivo dei Medici. Salvo le flessioni dell’ultimo decennio, la potentissima dinastia di banchieri era stata un corpo unico con la città sull’Arno, favorendo la carriera di prosperevoli artisti, compreso il Botticelli.

Nel racconto, quindi, abbiamo la possibilità di ricostruire i contorni di questi due uomini, compresi dei lati oscuri.

Lorenzo il Magnifico raffigurato da Bronzino

Il Magnifico non passava di certo inosservato. Impossibile confonderlo con chicchessia, con quella sua mascella larga, il naso schiacciato, le sopracciglia folte come piccole selve. Uguale a nessun’altra, la sua voce roca. E indosso, more solito, il lucco vermiglio, distinto ma privo di ornamenti. Alla buona nei modi, ma sofisticato nel pensiero, all’occorrenza non disprezzava di disputare una partita a cricca o a tri-trac col mugnaio, scambiando qualche opinione con le persone più umili, proprio lui che dissertava di sofisticherie con Ficino, e che apprendeva da un Michelangelo in erba che la scolpitura si faceva “per via di levare” e non “per via di porre”, come per la pittura.

Lorenzo si era circondato di grandi intellettuali ed artisti, era un abile politico, amante del poetare, difettava nei conti. Infatti, il banco era spesso in difficoltà e bisognava occultare gli ammanchi con astuzie che spesso gli crearono non pochi problemi. Sposandosi con Clarice Orsini, con la quali vi erano distanze affettive notevoli, Lorenzo si aprì una strada verso la corte pontificia, da cui trasse dei vantaggi.

Giuliano de Medici raffigurato da Sandro Botticelli

Di altro temperamento era suo fratello Giuliano. Pare possedesse tutte le qualità di un adone e un carattere piacevole. Astuto come il fratello, per alcuni di più di Lorenzo, lavorò con lui alla grandezza della famiglia, ma di lui si ricorda il suo amore per le belle donne, tra cui l’affascinante Simonetta Cattaneo Vespucci; pare non mancasse di gareggiare con il fratello, in un confronto che però mai sfociò in rivalità.

Simonetta Cattaneo Vespucci dipinta da Sandro Botticelli, di cui fu musa ispiratrice

Grazie al racconto di Cosma assistiamo ad una vera e propria ricostruzione dei fatti più importanti dell’Italia a cavallo tra il XV e il XVI secolo, dove delicati equilibri politici si giocavano a colpi di alleanze e tradimenti. A rendere questo libro ancora più appetitoso è la tresca amorosa che Cosma, nel suo emozionante racconto, sta tessendo con Beatrice, che ricambia senza remore.

Adriana Assiri conferma, con questo libro, la sua grande dote di romanziera. Ha saputo coniugare alla perfezione verità e invenzione, consegnandoci un libro bello, coinvolgente, che insegna e fa riflettere su questioni più che mai attuali.

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Dove aspetta la tempesta | Il nuovo romanzo di Carla Marcone

Dove aspetta la tempesta. Un pirata sulla rotta di Calico Jack è la nuova fatica letteraria di Carla Marcone, edito da Scrittura & Scritture, una casa editrice di Napoli.

Dopo Teresa Filangeri. Una duchessa contro un mondo di uomini, la nostra autrice ritorna al romanzo storico a cui aggiunge la nota di avventura. Questa volta i protagonisti ci portano nell’Inghilterra, a cavallo tra il XVII e il XVIII secolo, tra galeoni, pirati e avventura. Ad una prima lettura superficiale, questo romanzo ci appare come un libro per ragazzi o uno young adult, ma quando si arriva all’ultima pagina e bisogna lasciarlo, ci si rende conto di aver letto un romanzo bello e adatto a tutte le età. I giovani possono imparare da questo libro l’importanza dei legami familiari, cos’è l’onore, cos’è il tradimento e ancora il dolore, la speranza tradita e perduta, il rincorrere di un sogno… e godere del gusto dell’avventura, che condisce alla perfezione l’intera vicenda. Gli adulti, oltre a trovare un libro ben scritto e un intreccio ben costruito, ritroveranno nella vicenda una serie di riferimenti e citazioni legati alle reali vicende storiche e ai personaggi che si incontrano.

TRAMA E PERSONAGGI

Come vi ho già accennato, siamo nell’Inghilterra di inizio ‘700 e precisamente nel Plymouth. Subito incontriamo i protagonisti, due ragazzini Hey e Hasim, che sognano una vita migliore. Hey si arrangia lavorando in una sporca e lurida taverna, ma non si fa mancare – aiutato da Hasim – qualche piccolo furto. Hey vive con la madre, che fin da subito ci da l’impressione di dare segni di squilibrio mentale e che non fa nulla per dimostrare affetto verso il figlio. La storia di Mary, la madre di Hey, ci viene raccontata nella prima parte del romanzo ed è una storia difficile, di speranza e sogni infranti e proprio il dramma di cui lei sarà vittima, innesca tutta la vicenda. Non posso svelare molto, altrimenti vi rovino la lettura e soprattutto il finale.

Per scappare dal patibolo, Hey, che involontariamente ha ucciso un uomo, si imbarca – aiutato da Mary e da Hasim, sulla nave del famoso corsaro Kidd. Da questo momento la vita di Hey cambierà completamente, assumendo la fisionomia del corsaro e del pirata. Solo verso la fine del libro riuscirà a riunirsi ad Hasim e a scoprire la verità sulle sue origini. Nell’ultima parte del libro, poi, incontriamo il famoso Calico Jack, il pirata bizzarro che ha ispirato tanti racconti e trasposizioni cinematografiche.

Come finisce il romanzo non ve lo dico, vi toccherà leggerlo, però voglio soffermarmi ancora un attimo su questo libro e su alcune considerazioni generali. Innanzitutto, l’autrice compie una interessante ricostruzione storica. Carla Marcone è molto brava a ricostruire le ambientazioni, anche se non abbiamo descrizioni minuziose, il lettore riesce benissimo a immaginare luoghi, arredi, strade con i suoi odori e colori. Inoltre, ci permette di intuire quelli che potevano essere i legami tra il potere dominante, i governi e i pirati che per loro spesso facevano il gioco sporco.

Quello che però colpisce molto nella scrittura di Carla Marcone è l’umanità che riesce a trasmettere attraverso i suoi personaggi. Mary è una donna che non vuole essere ai margini della società, ma quel mondo non ha rispetto per la donna, soprattutto se questa è una serva ed è questo, forse, il motivo inconscio che farà nascere in lei quel sentimento di ostilità verso Hey.

Hasim è un ragazzino di colore e questo già basta per togliergli ogni possibilità di miglioramento. Verso di lui, “una scimmia”, il destino sarà particolarmente crudele. Per me è il personaggio più bello: è altruista, è intelligente, è scaltro, diviene subito adulto e comprende prima di tutti come funziona la vita e qual è, purtroppo, il suo posto nel mondo.

Hey, il nostro vero protagonista, ha un peso sull’anima che non è altro che il desiderio spasmodico di affetto da parte di una madre ostile, che nonostante tutto ama, anche se lei non ha avuto nemmeno l’accortezza di dargli un vero nome, ma di chiamarlo con una banale e dispregiativa espressione di richiamo: “Hey, tu…” Non ha nulla Hey, non sa chi sia e cosa sia in realtà, forse uno scherzo della natura. Ha solo Hasim, ma lo capirà troppo tardi, quando ormai poco o nulla potrà fare per lui. Hey e Hasim, seppur diversi, hanno un legame profondo e in qualche modo si posso dire complementari, poiché l’uno possiede le qualità che mancano all’altro, anche se non riusciranno a vivere una esistenza piena e gratificante.

Cos’altro dire? Dove aspetta la tempesta. Un pirata sulla rotta di Calico Jack è un bel libro, un libro doloroso, che ci fa comprendere come spesso la vita sa essere malvagia, che toglie senza dare.

La libertà del pettirosso, il romanzo storico di Francesco Di Giulio

Quando si parla di autori emergenti che non pubblicano con grandi case editrici in molti sono scettici e ritengono sia tempo perso stare dietro a chi pubblica con piccoli editori. Invece a me piace molto scovare autori e piccole case editrici, che spesso custodiscono storie e autori che sono altrettanto bravi e appassionanti. Il problema delle piccole case editrici è, probabilmente, la mancanza di risorse e spesso di capacità distributiva e pubblicitaria, che invece posseggono i grandi marchi editoriali. Capita che, in questi contesti, molti autori non riescano ad uscire dalla loro sfera geografica e non riescano nemmeno ad andare oltre le proprie amicizie per far conoscere il libro pubblicato. Molti si affidano all’autopromozione grazie alla rapida diffusione che i social network permettono.

Da quando ho questo blog sono in tanti ad inviarmi i loro libri per chiedermi un parere. Non vi parlo di tutti, perché non tutti mi piacciono o presentano caratteristiche tali da non attirare un mio interesse, ma tra quelli che arrivano spesso ce ne sono di belli, di appassionanti, di ben scritti. Uno di questi è La libertà del pettirosso di Francesco Di Giulio, edito da Lettere Animate.

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È un romanzo storico ambientato nei primi anni del XII secolo. La vicenda si svolge in un monastero dove accadono una serie di suicidi. A togliersi la vita sono proprio quattro monaci, tutte figure insospettabili, dopo aver ricevuto un biglietto con un messaggio in latino, il cui contenuto destabilizza l’equilibrio che i destinatari hanno raggiunto, inducendoli al suicidio. Sulla loro coscienza inizierà a incombere il peso di colpe passate, talmente gravi per un uomo di chiesa da spingerli a trovare la soluzione nella morte. Il mittente di questi sinistri messaggi il lettore lo scopre alla fine del romanzo, ma possiamo dire che all’origine di tutto c’è il male che ha generato altro male e la soluzione di tutto sembra raggiungibile con il male stesso. La narrazione della vicenda è affidata ad un monaco a cui è stato commissionato il compito di scrivere i fatti relativi a quei terribili avvenimenti.

Siamo d’accordo che la storia ci ricorda molto il famoso romanzo di Umberto Eco, Il nome della rosa, e forse per questo la storia potrebbe non risultare originale, ma vi sono comunque delle profonde differenze, soprattutto nel finale. Parlando con l’autore, con il quale mi sono complimentata per la bella scrittura che garantisce un’ottima leggibilità del testo, siamo convenuti che alla storia manca solo una cosa, una elaborazione un po’ più complessa dell’intreccio. Ma per il resto veramente la lettura procede senza ostacoli e il libro si lascia leggere in brevissimo tempo. Sempre l’autore mi anticipava, senza andare oltre il lecito, che è già a lavoro su un altro romanzo, di un genere diverso. Tuttavia, La libertà del pettirosso, in chiusura, lascia aperti degli scenari che potrebbero essere, chissà, il nucleo per un nuovo avvincente sequel.