La magia di una storia dimenticata è il romanzo d’esordio di Simona Rossi, edito da Società Editrice “Il Ponte Vecchio”.
Ho una storia da raccontare, una storia rimasta chiusa nel cassetto di un tavolo per circa centocinquant’anni. Un giorno per un caso fortuito, il doppio fondo di questo cassetto è stato aperto e ne è uscito un pacco con un centinaio di lettere.
Queste sono le prime parole che si leggono nel prologo al romanzo e sicuramente accendono la curiosità anche del lettore più distratto. È una storia, quella raccontata da Simona Rossi, tra verità e fantasia, tra storia familiare e storia di una nazione.
In questa favola c’è una principessa, una Cenerentola moderna che al posto della scarpetta di cristallo indossa le ballerine comprate al mercato; incredibilmente, sono le sorellastre cattive a calzare la scarpa di cristallo. La matrigna è l’incubo della fanciulla, è il passato che non smette di tormentarla, di notte, svegliandola di soprassalto.
La voce narrante di questa storia coincide con quella dell’autrice, che ritrova in cantina un vecchio tavolo e in quel tavolo farà una scoperta sorprendente.
In cantina vi era un vecchio tavolo, solo, al centro di una buia e fredda stanza. Era rimasto lì, dimenticato da tutti, come in attesa di qualcuno che se ne prendesse cura. Il tavolo che mio nonno aveva costruito e sistemato in quella che un tempo era diventata la cucina di mia nonna, poi di mia mamma, poi la mia. La cucina della mia infanzia, dove sono nata e cresciuta, dove la nonna mi insegnava a fare la pasta.
Il ritrovamento che viene fatto, alimenta la curiosità della scrittrice che inizia a desiderare di saperne di più e soprattutto a capire il nesso che esiste tra quelle lettere, i loro autori e la sua amata nonna, “che forse in tutta questa storia è il filo conduttore”.
Al momento, ho una sola certezza: sono stata la prima a fidarmi delle lettere. Le ho trovate, le ho lette, ci ho creduto e la mia vita è di colpo cambiata. Un tuffo nell’oceano di un passato risvegliato attraverso ricordi che giacevano nell’abisso e che, come un tesoro, sono riemersi, diventando la ricchezza del presente.
Inizia, così, per Simona Rossi una vera e propria indagine archivistica per risalire all’identità dei protagonisti, Alberto e Amalia in primis, a cui si aggiunge la ricostruzione di legami e affetti, che si incrociano, inevitabilmente, con i fatti storici. Chi sono i protagonisti di questa storia? Alberto è un giovane che proviene da una famiglia dell’entroterra calabrese, ma che ha ben chiaro il suo futuro: vuole studiare Giurisprudenza a Bologna. La notizia non entusiasma la famiglia e, in particolar modo, il padre, che in un primo momento gli pone il veto, ma poi, vinto dalla determinazione del figlio, lo lascerà partire.
Padre, ho deciso di andare, ho ricevuto la comunicazione di ammissione alla facoltà di Giurisprudenza, partirò per Bologna. (…) Voglio diventare avvocato, voglio dare un significato alla mia vita, qui non c’è futuro. Se rimango e se voglio mangiare, rischio solo di diventare un brigante come tanti, come il figlio del vostro amico Giovanni.
Ottenuto il consenso della famiglia, Alberto Ghini, appena diciassettenne, parte per Bologna e si stabilisce presso la tenuta di Amalia Tomba, che in cambio della manodopera del ragazzo offre vitto e alloggio. La padrona di casa è una donna buona, amata da tutti e rimasta prematuramente vedova, si è chiusa in un lutto strettissimo che le vieta di vivere ogni gioia. Amalia si sente responsabile della morte del marito, avvenuta secondo lei per un suo capriccio. L’arrivo di Alberto smuoverà qualcosa nella donna, che vedrà nel giovane il figlio mai avuto. La fitta corrispondenza tra i due, che si sviluppa negli anni, serve all’autrice e al lettore per ricostruire la storia di questi straordinari protagonisti, ma anche uno spaccato di storia politica e sociale dell’Italia della seconda metà dell’’800.
Non posso svelarvi molto della trama, ma sono sicura che troverete avvincente la narrazione e l’”indagine” che viene svolta nel libro, di cui il lettore è in qualche modo parte integrante. Una storia commovente e coinvolgente, ricca di ideali, sentimenti e speranza, che ci insegna a credere nei sogni.
Sapete in cosa credo? Nelle favole, per poter visitare mondi lontani, per imparare sempre qualcosa di nuovo sulla vita, per ridere e divertirsi. E soprattutto per far sì che i sogni si tramandino di generazione in generazione, diventando immortali.
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