La recensione di oggi è un po’ diversa dalle altre, perché tratta di poesia ed era da un bel po’ di tempo che non me ne occupavo. Sono molto contenta di poterlo fare grazie a Chiado Books e a Martina Vivian, i quali mi hanno dato l’opportunità di leggere Sono solo sequenze di parole.
Martina Vivian è una giovane poetessa, che esprime attraverso i suoi componimenti le sensazioni più intime, le quali difficilmente si riesce a dire ad alta voce, ma partiamo dal titolo: Sono solo sequenze di parole. Già in questo abbiamo una indicazione precisa per orientarci nella lettura. La poesia di Martina Vivian è come un flusso continuo di parole, che emerge prepotente. La presenza dell’avverbio “solo” è come se desse alle parole un valore ben preciso, effimero e superficiale, ma ritengo sia solo il modo per dare ancora più rilievo a ciò che le parole vogliono dire. Prima di iniziare a leggere qualche poesia e trarre qualche considerazione, come ci suggerisce la prefazione, forniamoci di una vaschetta di gelato e in sottofondo mettiamo la musica dei Subsonica.
Dai primi versi si intravede tanta vita vissuta, persone che hanno attraversato l’esistenza di Martina e che le hanno lasciato qualcosa, nel bene e nel male:
Tu, mio.
Tu nemmeno lo sai cosa fai.
Ieri e oggi.
Prendi la mia anima fallata e ne aggiusti un pezzo alla volta,
ogni giorno.
Tu, che ogni giorno ci sei,
tu bello e godurioso come la colazione a letto la domenica mattina.
Tu…difficile a parole.
Tu e la tranquillità.
Tu sempre un passo dietro di me, perché se cado lo vedi prima.
Acceleri la velocità del tempo e del cuore.
Tu, mio.
Tu, tutto.
Questo tu a cui si rivolge in questo componimento, ricorre spesso nell’intera silloge poetica, ma a intermittenza. È come se Martina avesse scomposto un discorso unico in diversi spazi e momenti. Per far questo non servono grandi movimenti, bastano momenti, istanti, odori e colori improvvisi perché un ricordo, un desiderio riprenda vigore.
Diamante
Nel caos dei miei pensieri tu sei l’unico che ha il suo posto fisso.
Appari e scompari ad intermittenza.
Incancellabile.
Nel caos dei miei pensieri non mi fai dormire e non te lo dirò mai.
In ogni percorso di vita tanti sono gli avvenimenti e i sentimenti che ci colpiscono e ci rendono poi quello che siamo. Amarezza e desiderio irrealizzato sono ricorrenti nei versi di Martina, come in Meccanismo, in cui pone un dilemma. Siamo artefici del nostro destino o siamo in balia di esso?
Meccanismo
Meccanismi che si inceppano,
lancette che si fermano,
olio che finisce.
E’ il destino che decide?
A questa domanda non è facile rispondere, ma sicuramente a dominarci sono i sentimenti, a cui spesso ci si abbandona come in Notte:
Notte
Questa notte piango per sfogarmi,
Piango perché non sono capita.
Questa notte piango perché vivere è complicato.
Questa notte piango perché ti vorrei vicino.
Questa notte piango perché sono stanca.
Questa notte piango perché non so fare altro.
Questa notte piango perché brucio dentro.
Questa notte il mio pianto sarà la mia preghiera.
Marina Vivian con questa silloge percorre un tratto di vita, della sua vita, che potrebbe essere e coincidere per esperienze e sensazioni con quella di chiunque altra persona. Soltanto alla fine, quando abbiamo letto l’ultimo componimento, forse comprendiamo il senso intimo di quel “solo”. È quell’avverbio a racchiudere il senso della raccolta. La vita viene fuori impetuosa, diventando parola, ma alla fine cosa resta? Restano le parole stesse, alle quali viene dato l’arduo compito di custodie e tenere le fila di una intera esistenza, fatta di volti, umori, lacrime e sorrisi.