“La sposa cadavere”, l’antica origine di un racconto gotico reso famoso da Friedrich August Schulze.

Ho appena terminato di leggere il racconto gotico “La sposa cadavere“, edito da ABEditore. Di questo racconto ne abbiamo diverse versioni poiché nel tempo ha subito diverse modifiche, a partire dal racconto originale (Die Todtenbraut) di Friedrich August Schulze del 1811, inserito nella raccolta che conosciamo come “Fantasmagoriana” e riproposto con una nuova traduzione da Chiara Gianni. La trama originale proposta da Schulze è più oscura e macabra rispetto alle versioni successive. Il protagonista, Victor, viene ingannato da un fantasma che si finge una donna viva. La notte delle nozze scoprirà la vera natura della sposa con conseguenze terribili. Si tratta di un racconto complesso, strutturato su diversi libelli narrativi che successivamente subisce delle modifiche.

Nelle versioni postume della storia spesso viene addolcita la trama, rendendola più adatta a un pubblico più ampio. L’elemento ingannevole del fantasma è spesso attenuato o rimosso del tutto e la storia si concentra maggiormente sul tema dell’amore e dell’accettazione.

I personaggi di Schulze sono più complessi e moralmente ambigui, nelle versioni successive sono spesso più semplicistici e bidimensionali. Victor è generalmente più simpatico, mentre il fantasma è chiaramente un antagonista. Ad esempio, nella versione cinematografica di Tim Burton, Victor è un giovane gentile e premuroso, mentre l’ex-fidanzata di Victor, Victoria, è vanitosa e superficiale.

Il finale in Schulze è cupo e pessimistico. Invece, i finali delle versioni successive sono spesso più ottimisti. Victor trova spesso la redenzione o la felicità, mentre il fantasma trova pace o riposo. Differenze ne troviamo anche sui temi: il racconto di Schulze esplora temi come la morte, l’inganno, la vendetta e il pentimento. Le versioni successive della storia spesso si concentrano su temi più positivi come l’amore e l’accettazione. Ad esempio, il film di Burton esplora l’idea che l’amore vero può superare anche la morte.

Oltre a queste differenze principali, ci sono anche molte altre piccole modifiche che sono state apportate alla storia nel corso del tempo. Ad esempio, alcuni adattamenti cambiano l’ambientazione della storia, i nomi dei personaggi o alcuni dettagli della trama. In generale, le versioni successive de “La sposa cadavere” tendono ad essere più accessibili e adatte a un pubblico più ampio rispetto al racconto originale di Schulze. Tuttavia, l’opera originale conserva il suo fascino per la sua atmosfera oscura, i personaggi complessi e i temi profondi.

Ma da dove trae origine la storia narrata da Schulze? Essa affonda le sue radici nella tradizione ebraica. Tuttavia, esistono diverse interpretazioni e possibili fonti, tra cui il racconto di Rabbi Isaac Luria, un mistico ebreo del XVI secolo. In questo racconto, un giovane incontra il fantasma di una donna bellissima che lo seduce e lo trascina nel regno dei morti. Tuttavia, il giovane resiste alle sue lusinghe e la aiuta a trovare la pace eterna.

Altri studiosi ipotizzano un collegamento con la leggenda del Dybbuk, uno spirito maligno che si impossessa del corpo di una persona vivente per cercare vendetta o amore.

In generale, la figura della sposa cadavere si inserisce nella tradizione ebraica dei morti viventi, creature soprannaturali che vagano sulla terra per ragioni diverse, come la vendetta, l’amore incompiuto o il rimpianto. C’è chi ipotizza addirittura anche un collegamento con la figura di Lilith, la prima moglie di Adamo nella tradizione ebraica. Lilith viene spesso descritta come una donna demoniaca che seduce gli uomini e ne provoca la rovina. Nella storia della sposa cadavere, la donna spettrale potrebbe rappresentare una figura simile, che seduce gli uomini con la sua bellezza per poi portarli nel regno dei morti.

L’esatta origine della leggenda ebraica che ha ispirato “La Sposa Cadavere” rimane in definitiva un mistero. Tuttavia, le diverse interpretazioni e i possibili collegamenti con la tradizione ebraica offrono spunti interessanti per un’analisi più approfondita del racconto di Schulze. La storia, ricca di simbolismo e temi universali, continua ad affascinare i lettori con la sua atmosfera macabra e la sua riflessione sulla perdita, il perdono e la redenzione.

C’è, inoltre, da sottolineare un altro aspetto: ovvero il modello di donna che Schultze propone. Nel suo racconto, l’autore ci mette in evidenza diversi “modelli” di figure femminili entrati nei canoni letterari dell’’800.

Nel corso del XIX secolo, la figura della donna nella letteratura ha subito una profonda evoluzione, riflettendo i mutamenti sociali e culturali dell’epoca. Essi sono, ad esempio, la donna angelicata e devota. Questo modello, tipico della prima metà del secolo, rispecchia l’ideale femminile dominante all’epoca: la donna come essere puro, angelico, sottoposto all’autorità maschile e dedito alla cura della casa e della famiglia.

Poi c’è la donna fatale, che emerge verso la metà del secolo. Una figura sensuale, misteriosa e spesso pericolosa. Questo modello incarna l’attrazione per l’ignoto e il proibito, e spesso rappresenta una minaccia per l’ordine sociale patriarcale.

Con la nascita dei movimenti femministi, nella seconda metà del secolo si afferma un nuovo modello di donna: quella intellettuale, indipendente e capace di affermarsi nella società. Questo modello spesso sfida le convenzioni sociali e lotta per l’emancipazione femminile.

Infine, da segnalare c’è anche la figura della “donna eroica”. In alcune opere letterarie ottocentesche, soprattutto quelle di carattere storico o risorgimentale, compare questa figura capace di grandi imprese e di sacrificarsi per la patria o per l’amore.

È importante sottolineare che questi modelli non sono rigidi e spesso si intrecciano e si contaminano tra loro. All’interno di un’opera stessa, la figura femminile può evolversi e assumere caratteristiche di modelli differenti. Inoltre, non tutte le donne letterarie ottocentesche possono essere ricondotte a uno di questi modelli.

Oltre ai modelli sopraccitati, la letteratura ottocentesca presenta una ricca varietà di figure femminili, ognuna con le sue peculiarità e complessità. La rappresentazione della donna nella letteratura di questo secolo è dunque un tema sfaccettato e ricco di spunti di riflessione, che permette di comprendere meglio la società e la cultura dell’epoca.

3 risposte a ““La sposa cadavere”, l’antica origine di un racconto gotico”

  1. Rieccomi! In questo film c’è una donna fatale davvero indimenticabile: https://wwayne.wordpress.com/2020/04/07/un-amore-proibito/. L’hai visto?

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    1. No, non lo conosco. Cercherò di recuperare

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      1. Ottima decisione! Lo trovi in dvd. Se ti va, poi fammi sapere cosa ne pensi. Grazie per la risposta! 🙂

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