Il racconto del lunedì: L’odore dell’estate

 

 

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La primavera portava a Jasmine la voglia di cambiamento, come l’autunno il desiderio di iniziare nuovi progetti. Quell’anno decise di svuotare la libreria da tutto ciò che ormai faceva parte di un passato remoto. Impiegò tre giorni interi per svuotare gli scaffali, smistare e buttare via vecchie cartoline, biglietti di ingresso di mostre che non ricordava più di aver visitato, depliant e tutto quello di cui non le importava più niente. Qualche volta si era ritrovata a rovistare nel sacchetto dell’immondizia, non certa di volersi liberare di quel foglio o del quaderno su cui aveva annotato le frasi che le erano piaciute nei libri. Ma decise che non le sarebbe servito a nulla, era meglio lasciare spazio a nuove cose.

L’indomani i netturbini avevano fatto sparire tutti i sui ricordi, ora bisognava solo rimettere i libri negli scaffali. Scoprì di avere qualche doppione, ma avrebbe pensato successivamente a cosa farne. Nel frattempo li aveva sistemati in uno scatolone preso al negozio sotto casa e che odorava ancora del detersivo che conteneva. Decise di sistemare i libri secondo un ordine preciso: raggrupparli per casa editrice le sembrava la soluzione migliore e andò avanti nel lavoro fino a quando dalle pagine di un romanzo cadde qualcosa. Era una vecchia fotografia, ormai ingiallita dal tempo, di piccolo formato con i bordi seghettati. Nella foto c’erano i suoi genitori, erano giovani, e la zia Cloe.

Fu una questione di un attimo, ma le bastò a risentire il profumo di lavanda che la invadeva ogni volta che abbracciava sua madre, o quella sensazione sulla pelle che lasciavano le mani ruvide del padre. Della zia Cloe non aveva ricordi ben definiti. Forse erano più ricordi creati dalla sua mente sui racconti della madre che eventi reali, perché la vecchia zia era morta quando lei era troppo piccola per ricordarla bene. La foto era stata scattata nel cortile della casa dei nonni, nel quale aveva trascorso le interminabili giornate estive a torturare le formiche. Ma quello che la fece sorridere fu il ricordo dell’odore della morte. Chiamava così quell’odore inconfondibile dei pomodori lasciati ad essiccare per l’inverno. Trovò nel cassetto dello studio una cornice di legno; era forse troppo grande per quella foto, ma poteva andare bene e la mise accanto ai nonni e alla zia Cloe sul camino del salotto. Quella foto le avrebbe ricordato di tanto in tanto che in estate si sente l’odore della morte.

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