Biglietto di terza classe parla di speranza e fede, gli elementi che contribuiscono a rendere la trama ancora più avvincente

Qualche giorno fa, vi ho segnalato l’ultimo libro di Silvia Pattarini, “Biglietto di terza classe“. Questo romanzo mi ha molto incuriosita, per questo ho chiesto all’autrice di parlarmene meglio. Sono contenta di condividere con voi il contenuto di questa bella intervista. Ringrazio l’autrice per le parole di apprezzamento per il mio blog e il mio “lavoro”. Grazie anche per le immagini di corredo inviatemi.

Prima di parlare del libro, conosciamo meglio l’autrice. Chi è Silvia Pattarini e cosa fa nella vita?

Oltre ad essere madre di tre adolescenti, mi definisco scrittrice e poetessa della porta accanto. Della porta accanto perché faccio parte del collettivo “Gli scrittori della porta accanto” di cui sono anche socia fondatrice, e come diciamo noi, “non ci piace mettere troppo spazio tra noi e i nostri lettori.” Per questo web magazine culturale, gestisco la rubrica “Caffè letterario”, uno spazio virtuale che offre agli autori emergenti la possibilità di farsi conoscere al pubblico.

Vivo da sempre nella splendida cornice della Valtrebbia, definita da Hemingway “la valle più bella del mondo”. Leggende metropolitane raccontano che il celebre scrittore americano si divertisse a pescare le trote nel fiume Trebbia. Tra leggende e realtà sono anni che questa frase a lui attribuita, si tramanda con un certo orgoglio di generazione in generazione. Come dargli torto? Quando non scrivo o non leggo amo viaggiare e dedicarmi al giardinaggio. Ultimamente sto rivalutando molto le passeggiate a piedi, mi piace uscire di casa e percorrere i miei quattro-cinque chilometri giornalieri: mi aiuta a liberare la mente da tutti gli stress quotidiani, poi mi sento meglio.

Ci racconti brevemente la trama del libro

Lina ha solo vent’anni quando, agli albori del ‘900, emigra in America in cerca di fortuna. Il lungo viaggio per mare sul bastimento, con destinazione New York. Le paure durante la traversata, in terza classe, giù nella stiva, con emigranti che fuggono dalla disperazione alla ricerca di una vita migliore. Il Nuovo Mondo, gli umilianti controlli sull’isola di Ellis, chiamata dai migranti “l’Isola delle lacrime”. La nuova vita da cittadina americana. Le difficoltà, le lotte per i diritti delle donne e contro lo sfruttamento minorile. I pericoli e le avversità da affrontare. Infine, l’amore, ma per questo ci sarà un alto prezzo da pagare.

Il libro parla di emigrati dell’inizio del ‘900. Perché proprio quel periodo storico?

Non è stata una mia scelta a dire il vero, sono stati gli eventi storici a cercare me. L’idea è partita dopo il ritrovamento nel cassetto della nonna, di un vecchio biglietto di terza classe datato 20 agosto 1919.  Un foglietto piegato in quattro, odoroso di muffa e ingiallito dal tempo che riportava a caratteri cubitali la dicitura «LA VELOCE – navigazione italiana a vapore» in cui spiccava la tratta: Italia-America. Riportava il nome di mia nonna e sua sorella scritti a mano in una grafia d’altri tempi. Da quella data mi sono mossa a ritroso, per ricostruire tutta la vicenda legata al viaggio di ritorno in Italia di nonna. Non contenta dei suoi racconti frammentari ho intrapreso una vera e propria ricerca storica, mossa da curiosità personale, e quando mi sono resa conto di possedere informazioni sufficienti sul conto della mia bis nonna, sua madre, ho provato a racchiuderle in un libro. É nata così la prima edizione di Biglietto di terza classe, dato alle stampe nel 2013. Non ancora soddisfatta, in questi ultimi anni ho intrapreso nuove ricerche ancora più approfondite, e a luglio 2021 è uscita la seconda edizione di Biglietto di terza classe, completamente riscritta, rinnovata, implementata con nuovi protagonisti e arricchita con nuove foto d’epoca, scovate nel cassetto della nonna.

Si parla anche di speranza?

Certo, si parla molto di speranza. Il viaggio intrapreso da Lina, la protagonista, è di per sé un viaggio della speranza. Ma la speranza da sola non basta, per ben sperare è necessario anche avere fede. Speranza e fede sono elementi che ricorrono spesso nel romanzo e contribuiscono a rendere la trama ancora più avvincente.

La protagonista ha di fronte a sé una serie di sfide, ma qual è quella più grande?

La vita di Lina è una sfida quotidiana per la sopravvivenza. Ma ritengo che la sfida più grande che la protagonista si trova a fronteggiare sia la forza di ricominciare, nel momento in cui la vita le toglie  l’amore più grande della sua vita. È uno spaccato particolarmente drammatico della vita della protagonista.

In un certo senso, la storia di Lina è molto attuale. Cosa ci insegna oggi?

Oltre al fenomeno sempre drammatico dell’emigrazione, il libro è un bell’espediente narrativo per parlare anche di altri argomenti d’attualità: razzismo, incidenti sul lavoro, sfruttamento sul lavoro, discriminazioni, abusi, lotte di classe per l’emancipazione femminile, mafia e per finire di pandemia. L’insegnamento che ne deriva è che anche se la ruota del tempo gira e i tempi cambiano e si evolvono, spesso gli uomini non cambiano e continuano a commettere gli stessi errori, purtroppo. Solo la speranza che ci può salvare da un ritorno all’oscurantismo del passato, e speranza significa fiducia nelle nuove generazioni.

A chi si è ispirata per raccontare la storia di Lina?

Questa domanda è facile. Lina è una ragazza realmente esistita più di cent’anni fa, era una contadina e viveva qui, nella mia bella Valtrebbia: Lina era la mia bisnonna. Non ho fatto in tempo a conoscerla, ma ho sempre sentito parlare di lei, dai racconti di mia nonna, sua figlia. Per questo motivo ho voluto rendere omaggio alla sua memoria e raccontare un po’ di lei in questo libro, perché credo che sia stata una donna coraggiosa e straordinaria, una persona da cui prendere esempio.

Qual è l’aspetto di Lina che le piace di più e che vorrebbe che il pubblico apprezzasse?

Il suo coraggio e la sua tenacia. Non si piange addosso ma prende in mano la sua vita. Anche nelle avversità affronta il destino a testa alta, con grande dignità.

Per finire, a chi consiglia di leggere il suo libro?

Questo libro è indicato per chi ama i romanzi storici, le storie vere e le biografie. Ho scelto di utilizzare un lessico semplice ma non scontato: può essere proposto come lettura già a partire dalle ultime classi della scuola primaria. Ottimo come lettura integrativa nelle ultime classi della scuola secondaria di primo grado, perché in linea anche col programma di storia delle classi terze. Come target di pubblico indico simpaticamente 10 – 99 anni. Mi congedo ringraziando La penna nel cassetto per questa bella occasione di condivisione dei miei pensieri, un caro saluto anche a tutti i lettori di questo splendido blog.

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